Ve la ricordate la campagna pubblicitaria della De Beers “Un diamante è per sempre?” 

Era il 1977 e fu un successo da case history. Le gioiellerie venivamo prese d’assalto da giovani uomini e donne alla ricerca di un simbolo tangibile per un amore appena nato o per uno ritrovato o, magari uno, perché no, fedifrago. 

Un’onda inarrestabile che presto venne cavalcata anche dalle banche che colsero al volo il profumo dell’affare. Se un diamante è per sempre e non si svaluta, anzi il suo valore si accresce nel tempo, perché non proporlo ai clienti come alternativa agli investimenti tradizionali? 

E giù statistiche improbabili di fantasmagorici profitti. 
D’altra parte si era nell’Italia del boom economico dove il problema era quale investimento scegliere per l’aumento della liquidità nelle tasche dei cittadini, liquidità da difendere a spada tratta dagli artigli rapaci del fisco. 

Ma come si dice, “sic transit gloria mundi” o, anche, più prosaicamente, “passò l’angelo e disse amen”. 

Infatti accadde ben presto che il diamante per sempre si tinse ben presto di rosso 

Rosso sangue.  

Venne fuori – erano gli anni ‘90 – che dietro la filiera del diamante vi erano realtà innominabili, che narravano di diamanti estratti in zone di guerra, spesso da minatori bambini quando non veri e propri schiavi e che venivano venduti sovente clandestinamente per finanziare insurrezioni e guerre locali. 

E già lì un po’ di gente – quella più sensibile e informata – iniziò ad arricciare il naso di fronte a tali foschi scenari. 

Poi – erano nel frattempo passati altri due decenni – anche lo specchietto delle allodole dei diamanti come investimento venne smascherato e una pioggia di denunce e richieste di risarcimento piombò sulle banche quando venne scoperta la truffa delle pietre vendute a prezzi 2 o 3 volte superiori al valore di mercato. 

Così i diamanti iniziarono a scivolare più modestamente dalla dimensione dell’eternità in quella temporale dove avrebbero rappresentato comunque ancora il sogno di molte fanciulle se, nel frattempo, la crisi economica non avesse spazzato via i loro sogni di brillanti al dito.  


Ma oggi un’altra realtà si vuole sostituire al diamante nel suo voler essere “per sempre”. 

Di cosa parlo? 

Ma del virus naturalmente. 

Ce lo dicono tutti i giorni che questa è solo la prima pandemia, che dobbiamo prepararci ad altre ben più gravi, che da oggi in poi i virus – ed i relativi vaccini – costituiranno parte integrante della nostra vita. 

Un virus è per sempre. 

Quello che mi chiedo è però: come mai tutte le pandemie – anche quelle davvero estremamente contagiose e con elevatissimo tasso di mortalità – sono scomparse spesso da sole o a volte, anche grazie ai vaccini, in tempi limitati? 

Perché da oggi anche i virus dovrebbero ambire all’eternità? 

Dalla peste nera alla peste di Giustiniano, dal vaiolo all’aviaria ed alla spagnola sono tutte pandemie che hanno avuto una durata limitata nonostante nel passato non vi fossero le conoscenze per produrre delle cure adeguate. 

E invece da oggi no, dobbiamo – ci ripetono a macchinetta – fare l’abitudine a virus, batteri e microbi, con cui dovremmo obtorto collo convivere.
 

E indovinate chi è il principale profeta di sventura? 

Ma lui, naturalmente, il miliardario filantropo William Henry Gates III, per tutti Bill. 

In un’intervista con Sky News, il miliardario – che aveva già sostenuto, in un TED Talk nel 2015 – ma tu guarda alle volte questi profeti come c’azzeccano – che il principale pericolo di “catastrofe globale” nei prossimi decenni sarebbe stato un virus altamente infettivo, ha affermato senza mezzi termini che dobbiamo prepararci per “essere pronti per la prossima pandemia”. 

Il mondo deve iniziare a pensare al futuro ma non deve dimenticare la pandemia ci raccomanda Bill.  

“Sono preoccupato che ce ne dimenticheremo. L’epidemia di Ebola è stato il momento in cui ho pensato che la gente sarebbe stata interessata ed io sono stato in giro per parlare di ciò che dovevamo fare” 

E continua:  

“Se qualcosa uccide più di 10 milioni di persone nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus altamente infettivo piuttosto che una guerra. Non missili, ma microbi”. 

Allora prepariamoci, ci esorta Gates, non abbassiamo la guardia – vale a dire manteniamo il livello di terrore globale che ha funzionato così bene questa volta: 

“La mancata preparazione potrebbe consentire alla prossima epidemia di essere drammaticamente più devastante di Ebola”. 

Avete capito?  

Ci parla di Ebola, una malattia che sfiora il 90% di letalità, mentre con il Covid si parla di uno 0,6%! 

 “Questo è un problema serio. Dovremmo essere preoccupati”. 

Soluzione? 

Paura, dittatura sanitaria e… vaccini, naturalmente.
Se un virus è per sempre indovinate un po’ per quanto è un vaccino? 

Ma chissà che pure in questo caso – come già a suo tempo i diamanti – anche i virus ripiegheranno più modestamente verso una dimensione temporale, lasciando l’eternità – il “per sempre” – ad altri ben più degni soggetti…

Piero Cammerinesi

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