Un vaccino dis-umano

Transumano

     Tutti i vaccini di cui si parla e si afferma l’efficacia contro il Covid-19 sono prodotti con un processo di pensiero e un supporto tecnologico molto differenti rispetto a quelli usati per vaccini precedenti, come ad esempio quelli antinfluenzali. La narrazione ufficiale, a reti e testate giornalistiche unificate, decanta ed esalta il fatto che la nuova tecnologia ha permesso di averli a disposizione in pochi mesi rispetto ai sei o otto anni necessari a mettere a punto i precedenti. Viene inoltre vantata una percentuale di efficacia molto elevata.

     L’informazione più indipendente, o se si preferisce alternativa, mette in evidenza altri aspetti, quali la mancanza di dati circa le reali reazioni avverse, il sospetto clamore propagandistico a suon di slogan, spot e testimonial, la criminalizzazione di ogni interpretazione ragionata diversa da quella ufficiale, e altri; tutti aspetti certamente importanti e significativi su cui porre attenzione.

     Ma il punto essenziale non riceve, a mio avviso, la giusta attenzione, in quanto dai primi viene evitato o sfumato per timore che sorgano domande imbarazzanti, mentre dagli altri viene probabilmente sottovalutato. Si teme o non si vuole entrare troppo in particolari tecnici, e resta così evasa la domanda principale: come viene prodotto questo vaccino? In cosa consiste questa decantata nuova tecnica?


     Per rispondere in modo soddisfacente a questa domanda dobbiamo allora addentrarci, almeno in parte e per lo stretto necessario, in aspetti tecnici, e lo faremo attingendo dapprima ad una fonte scientifica ufficiale. Non occorre essere medici o scienziati per comprendere i concetti generali, possiamo farlo tutti, usando un sano pensare; è una fatica che verrà ampiamente ripagata.

     Il numero di giugno 2020 del mensile Le Scienze, edizione italiana di Scientific American, rivista di divulgazione scientifica ritenuta tra le più prestigiose, pubblica un articolo, a firma di Charles Schmigt, col titolo: L’impresa del vaccino. Nel sottotitolo leggiamo: “solo l’ingegneria genetica può creare un vaccino per Covid-19 nell’arco di mesi anziché anni”.

     Qui viene detto esplicitamente quello che nell’informazione ufficiale viene taciuto, occultato, sfumato o esaltato senza rivelarne i dettagli. Vediamo allora qualche passo dell’articolo:

“Un vaccino convenzionale iniettato nel corpo inserisce frammenti selezionati di un virus nelle cellule vicine al sito di iniezione. Il sistema immunitario riconosce come minacce le molecole di questi frammenti, detti antigeni, e reagisce creando anticorpi, molecole che possono neutralizzare il virus in qualsiasi punto del corpo. In seguito, il sistema immunitario ricorderà come reprimere gli invasori in modo da poter fermare un’infezione futura.” 

Poiché questa modalità richiede molti anni:

“I laboratori si stanno quindi rivolgendo ai vaccini genetici, in cui si usano informazioni tratte dal genoma del virus per creare uno schema per la produzione di antigeni selezionati, fatto di DNA o RNA, le molecole che contengono le istruzioni genetiche. I ricercatori iniettano DNA o RNA in cellule umane e il macchinario cellulare usa quelle istruzioni per creare gli antigeni del virus a cui reagisce il sistema immunitario.”

     Mentre dunque con i vaccini di vecchia generazione si immette direttamente il visus, morto, attenuato o trattato in vari modi, e questo antigene induce il sistema immunitario a produrre anticorpi contro di esso, col sistema innovativo non si immette l’antigene ma uno “schema”, fatto di DNA o RNA, molecole che contengono “le istruzioni genetiche”. E’ significativo che venga usato il termine “macchinario cellulare”, come vedremo in seguito.

     Qualcuno a questo punto può essere tentato di dire: ebbene, in fondo non è poi così differente se immetto nell’organismo il virus attenuato, trattato, oppure lo “schema” che possa “addestrare” cellule umane a produrre esse stesse l’antigene contro il quale il sistema immunitario produca poi gli anticorpi. Ma andiamo avanti:

“Praticamente tutti i laboratori cercano di addestrare le cellule umane a produrre un antigene chiamato proteina spike, che sporge da Sars- CoV-2 come un chiodo su uno pneumatico, permettendo al virus di legarsi ad una cellula e intrufolarsi all’interno.”

     Ciò che è dato per scontato (e non dovrebbe esserlo) è che questo antigene, creato dallo schema, faccia produrre al sistema immunitario gli anticorpi per sconfiggere il virus vero. In altre parole si da per scontato che il metodo innovativo produca un risultato del tutto uguale a quello precedente, solo in minor tempo. Ma è davvero così? Facciamo un altro passo.

     L’autore ci informa che ci sono tre metodi per ottenere questa proteina spike (=chiodo), cambia solo il vettore usato per introdurre lo schema del virus: un plasmide, un lipide o un altro virus. Per quel che ci riguarda, al di là dei nomi, in tutti i tre metodi il vettore, sia esso una proteina o altro, viene modificato geneticamente, immettendo lo schema detto sopra. Vediamo, come esempio, il terzo metodo.

“Barouch [direttore della ricerca su virologia e vaccini del Beth Israel DeaconessMedical Center di Boston] e i suoi collaboratori di Johnson & Johnson seguono un terzo approccio: inserire lo schema a DNA in un comune virus del raffreddore. Quando è iniettato, questo cosiddetto vettore adenovirale infetta le cellule umane e trasporta a destinazione lo schema che ha con se.  Gli adenovirus sono abili nel penetrare le cellule, ma studi passati dimostrano che il sistema immunitario umano ne riconosce facilmente alcuni e li attacca prima che possano introdursi. Barouch usa un adenovirus che in base a test è improbabile che sia riconosciuto.”

     In questo metodo si usa dunque come vettore non una proteina, come nei primi due, ma un comune virus di raffreddore e lo si modifica geneticamente immettendo lo schema del Covid-19, lo si inietta affinché esso “addestri” le cellule a produrre esse stesse l’antigene, che a sua volta addestri il sistema immunitario a produrre anticorpi. Ma in questo terzo metodo vi è un valore aggiunto:

“Alcuni esperti, inoltre, temono che un adenovirus possa replicarsi all’interno del corpo e causare malattie. Il gruppo di Barouch sfrutta quindi un virus ingegnerizzato che non può replicarsi in una cellula umana perché per farlo ha bisogno di una sostanza che il corpo umano non fornisce.”

     Una logica inoppugnabile! Prima di introdurre lo schema del Covid-19 nel virus di un comune raffreddore, in tal modo modificandolo, lo si, come dire, pre-ingegnerizza, per non correre rischi e causare malattie. Dunque, una doppia ingegnerizzazione. Meglio abbondare….

     Usciamo ora dai tecnicismi. Quale pensiero sta dietro a tutta questa costruzione? L’organismo umano è considerato un meccanismo, un computer che attraverso uno schema, una mappatura genica, un software, può essere “addestrato”, appunto, programmato per produrre a piacere ciò che si desidera.

     Si spaccia un agire meccanicistico come grande progresso scientifico attraverso il quale si vorrebbe far fare all’organismo, ingannandolo, ciò che esso sa fare molto bene. Lo si vorrebbe ingannare inserendo molecole, proteine, virus o altro geneticamente modificati, che non esistono in natura.

     Perché, bisogna onestamente riconoscere a questi ricercatori che la logica ferrea dei loro pensieri sarebbe perfetta se la applicassero ad un meccanismo, appunto, ad una macchina, ad un essere inanimato. La cosa tragica è che essi considerino tale l’uomo e pensino che la vita si possa manipolare come un software di computer. 

     Tutto ciò sarebbe già sufficiente a guardare come minimo con legittimo sospetto questi esperimenti in cui la cavia è l’essere umano, senonché c’è qualcosa d’altro, che fa crollare, collassare tutto questo castello di pensieri: come è stata ottenuta la mappatura genica che si usa al posto del covid-19? 

Già alcuni mesi fa, il dr. Stefano Scoglio, candidato al Nobel nel 2018, in uno studio accurato di 10 pagine, ha dimostrato che non vi è alcuna certezza che il virus del Covid-19 sia mai stato isolato:

“Come è noto, alla base della microbiologia ci sono i famosi Postulati di Koch, che stabiliscono principi di buon senso della ricerca microbiologica (…).  Questi postulati sono stati applicati a microorganismi vivi come batteri, ma poiché sono postulati logici si applicano anche a “non organismi” non viventi come i virus, che sono particelle non viventi costituite da un filamento di RNA (o DNA) ricoperto da un involucro (capside) lipoproteico.  (…) Ho esaminato tutti gli studi che affermano di aver isolato e persino testato il virus, ma tutti hanno fatto qualcosa di molto diverso: hanno preso il liquido faringeo o bronco-alveolare dei pazienti, quindi lo hanno centrifugato per separare le molecole più grandi e pesanti dalle molecole più piccole e più leggere, come appunto i presunti virus; hanno poi preso il surnatante (la parte superiore del materiale centrifugato) e hanno chiamato quella matrice estremamente complessa “virus isolato”.”

Questo studio non è mai stato confutato, ma come si usa in questi casi, ignorato. Esso è disponibile in rete. (https://salutogenesi.org/media/attachments/2020/09/23/la-pandemia-inventata-la-nuova-patologia-dellasintomaticit-e-la-non-validit-del-test-per-il-covid-19-di-stefano-scoglio.pdf)

Tante domande sorgono! Cerco allora di riepilogare:

  • questa tecnica innovativa non usa il virus “vero” (ammesso che sia stato isolato) ma una proteina o un altro virus che diventano vettori da iniettare dopo essere stati modificati geneticamente inserendo in essi lo schema del presunto virus vero, con lo scopo di far produrre alle cellule del corpo l’antigene, ovvero parti del virus del Covid-19, la proteina spike.

  • Segue il secondo addestramento, questa volta del sistema immunitario, il quale credendo di avere a che fare con un virus vero, o parti di esse, produce anticorpi contro l’antigene, la proteina spike. 

  • E’ lecito a questo punto chiedersi quali effetti può produrre questo “addestramento” del sistema immunitario a fare forzatamente un lavoro che sa fare molto bene da solo. 

  • Difatti cos’altro ha fatto in questi mesi, mentre i ricercatori erano chiusi nei loro laboratori, se non produrre anticorpi per combattere questa epidemia influenzale, quest’anno denominata Covid.19? 

  • Perché si vuole vaccinare tutti, compresi quelli che la malattia l’hanno fatta, e senza chiedersi se larga parte della popolazione sia già immunizzata “naturalmente”, termine abolito dai protocolli scientifici?

  • Forse allora si sa o si sospetta che non essendoci alcuna sicurezza sul fatto che il virus sia stato isolato, la proteina spike abbia poco o nulla a che fare col Covid-19?

  • Sarà forse questo uno dei motivi per cui vi è una riluttanza a questo vaccino proprio dagli operatori sanitari, malgrado siano i più esposti, da un lato, ma dall’altro anche i più informati?

     

     Probabilmente, anche per questi motivi, nel numero di gennaio 2021 di “Le Scienze”, il Direttore responsabile Marco Cattaneo, nell’editoriale di apertura, dopo aver messo in un unico calderone scienza, elezioni americane e altro, per dimostrare come le notizie false (degli altri) siano perniciose, aggiunge:

“Con la pandemia il clima si è fatto ancora più avvelenato (…). Da ultimo le polemiche sul vaccino a mRNA, di cui qualcuno è arrivato a dire che potrebbe alterare il nostro DNA e trasformarci in OGM. E invece no. L’mRNA entra nelle cellule, viene letto dai ribosomi, che sintetizzano la proteina spike del coronavirus scatenando la reazione immunitaria, e infine degradano senza che ne resti traccia e senza mai venire a contatto con il nostro DNA. Ma tanto è bastato per inasprire i sospetti di chi era già dubbioso.”

     Capito? Garantisce lui, che ha seguito personalmente il processo dentro ogni singolo ribosoma…

Quello che il Direttore non dice è che i sospetti e i dubbi sono anche quelli di altri scienziati e medici che non sono legati agli apparati di potere e che agiscono e pensano in scienza e coscienza, sapendo di rischiare persecuzioni di vario tipo.

     Dunque, in definitiva, dovremmo fidarci di questi apprendisti stregoni, che senza avere la minima conoscenza di cosa sia la vita, senza neppure capire la differenza tra una macchina e un essere umano, scambiato per una serie di reazioni fisiche, chimiche e biologiche, nella loro concezione riduzionistica di uno scientismo dogmatico e dis-umano, pretendono a piacimento di inserire nei nostri corpi neppure più virus veri ma sequenze geniche in vettori transgenici, di cui ignorano gli effetti. Il sistema immunitario è una manifestazione della nostra unicità e ci difende dal mondo esterno. 

     Qui non è solo in gioco la sacrosanta libertà di scelta terapeutica, da pretendere per tutti i trattamenti sanitari, compresi tutti i vaccini, ma è l’inizio di una pratica che attraverso il connubio tra questa concezione della medicina, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, tende ad aggredire la natura spirituale dell’essere umano, l’individuo.

     Lo fa attraverso pensieri malati, menzogne, pratiche non più oggetto solo di romanzi horror, ma vera filosofia che domina scienza, economia e politica.

     Chi ne vuole una prova ulteriore può leggere il numero di gennaio di “Le Scienze”, dove vengono elencate, come tutti gli anni, le “10 tecnologie da tenere d’occhio nel 2021”.Tra esse troviamo:

  • pazienti virtuali: la sostituzione di pazienti virtuali con esseri umani potrebbe rendere i trial clinici più veloci e sicuri

  • medicina digitale: app per la diagnosi e addirittura la cura dei nostri mali

  • sintesi di genomi completi: il prossimo livello dell’ingegneria cellulare

     E’ tutto chiaro? Pazienti virtuali, medici virtuali, genomi sintetici: il pranzo è servito, e buon appetito! Questa volta possiamo concordare con gli estensori degli articoli: sono da tenere d’occhio, e noi li terremo d’occhio, anche se non nel senso che essi auspicano. 

     Dobbiamo prepararci a difendere la sacralità del nostro corpo da intrusioni, l’integrità del nostro pensare dalle menzogne, a difendere i nostri sentimenti ed emozioni dalla paura e da suggestioni create ad arte, la nostra volontà dalla passività e dalle presunte comodità di innovazioni utili solo a chi vuole controllare le nostre coscienze.

     Le alternative esistono. Questo scritto ha cercato di mettere a fuoco il primo atto, quello della difesa, la cui prima arma è la conoscenza, qualcosa di più di semplici informazioni. La lunghezza che esso ha dovuto assumere mi obbliga a rimandare a un successivo scritto il secondo atto che avrei voluto trattare contestualmente, cioè cosa si può fare, oltre che difenderci? Lo so, molti preferiscono passare direttamente al secondo atto senza troppe complicazioni, ma per trasformare il male bisogna conoscerlo e penetrarlo. Ed è faticoso, come è stato faticoso redigere questo scritto, e come lo è probabilmente anche il leggerlo. 

8 gennaio 2021

Sergio Motolese   


Sergio Motolese, musicista.
L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

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