Editoriale Strategic Culture Foundation
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripetutamente affermato di voler avviare colloqui con il suo omologo russo, Vladimir Putin, per porre fine alla guerra in Ucraina. Trump ha parlato dell’urgenza di portare il conflitto a una conclusione pacifica.
È giusto così.
Da parte sua, il Presidente Putin ha magnanimamente ricambiato, dicendosi pronto a dialogare con Trump.
Fin qui tutto bene. Almeno la parte americana non è più gravata dalla stupida mentalità intransigente e ostile dell’amministrazione Biden, che si rifiutava di avere qualsiasi contatto diplomatico con la Russia.
La Russia, da parte sua, è sempre stata disposta a negoziare un modo autentico non solo per porre fine al conflitto, ma anche per evitare conflitti futuri. Prima che la guerra in Ucraina scoppiasse tre anni fa, nel febbraio 2022, Mosca ha presentato una proposta globale per un trattato di sicurezza in Europa nel dicembre 2021. La proposta prevedeva che l’alleanza militare della NATO guidata dagli Stati Uniti desistesse dall’espansione aggressiva ai confini della Russia e, in particolare, che l’Ucraina non diventasse mai membro della NATO. Queste proposte sono state respinte a priori dagli Stati Uniti e dai suoi partner europei.
Nella fase iniziale del conflitto ucraino, nel marzo 2022, la Russia ha negoziato a Istanbul un potenziale accordo di pace con il regime di Kiev, ma la proposta è stata respinta da Washington e dal suo surrogato britannico. Il risultato sono stati tre anni di spargimento di sangue e distruzione, con milioni di vittime e rifugiati ucraini. L’Ucraina è stata distrutta grazie all’intransigenza dei suoi sponsor NATO.
Se la diplomazia è l’arte di far funzionare la politica, allora tutto è possibile. L’apertura dei colloqui è almeno un inizio di scambio di idee e richieste per porre fine al conflitto e impedire che si trasformi in una catastrofica guerra globale tra potenze nucleari.
Il Presidente Trump dice di voler porre fine al conflitto. Ma ha capito qual è il vero significato del conflitto? Se un problema non è definito correttamente, la soluzione può sfuggire.
Trump ha uno stile politico da showman. Si è vantato di aver posto fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore dalla sua elezione. Ora parla di porvi fine in 100 giorni.
Ci sono alcuni indicatori positivi di buone intenzioni. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha detto questa settimana che crede che l’amministrazione Trump sia determinata a fare un accordo di pace.
La scelta di Trump come direttore dell’Intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, ha detto ai senatori durante le udienze di conferma per il posto che la sua
“priorità sarebbe quella di sostenere gli sforzi del Presidente Trump per portare la Russia e l’Ucraina al tavolo dei negoziati”.
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio, in un’intervista di questa settimana, ha ripetuto i suoi appelli per la fine della guerra in Ucraina. In un commento eloquente, Rubio ha affermato che spetta alla Russia e all’Ucraina scendere a compromessi.
È qui che emergono i problemi. L’amministrazione Trump sembra pensare che la risoluzione sia una questione che riguarda due parti – la Russia e l’Ucraina – e che gli Stati Uniti agiscano come un semplice mediatore di pace invece di essere l’istigatore.
Ciò si è riflesso nei recenti commenti dello stesso Trump, quando ha beceramente e stupidamente avvertito la Russia che se non si fosse presentata al tavolo dei negoziati, avrebbe imposto sanzioni paralizzanti sull’economia russa.
Trump è un illuso se pensa di poter intimorire la Russia o di minacciare l’economia russa. Un atteggiamento così fatuo è fuori luogo e controproducente.
Il fatto è che le sanzioni americane ed europee contro la Russia sono già fallite. L’economia russa si è rafforzata grazie a una maggiore indipendenza e allo sviluppo di nuove relazioni commerciali con il resto del mondo. Oggi è al quarto posto nel mondo, sopra la Germania e altre nazioni europee.
Ma soprattutto, la Russia sta vincendo decisamente la guerra in Ucraina, nonostante il colossale armamento del regime di Kiev da parte degli Stati Uniti e dei suoi partner della NATO. Le linee militari ucraine si stanno sgretolando a causa delle crescenti perdite. Anche i media occidentali stanno raccontando il disordine e la diserzione di massa dei soldati ucraini.
L’idea che l’amministrazione Trump possa spingere la Russia al tavolo dei negoziati è un’illazione e un grave errore di valutazione sulla natura del conflitto.
Inoltre, le due parti che devono negoziare non sono il regime fantoccio corrotto di Kiev e la Russia. Sono gli Stati Uniti e la Russia. Gli Stati Uniti sono una parte in causa in questa guerra, non un mediatore di pace.
Se l’amministrazione Trump è seriamente intenzionata a concludere un accordo di pace, dovrà capire che gli Stati Uniti devono accettare le condizioni della Russia.
Un semplice cessate il fuoco e il congelamento delle ostilità in Ucraina, che è ciò che gli aiutanti di Trump stanno promuovendo, è ben lungi dall’essere una soluzione adeguata.
Come abbiamo sottolineato nel nostro editoriale della scorsa settimana, il conflitto in Ucraina ha radici profonde nelle macchinazioni imperialiste degli Stati Uniti e della sua delegazione NATO nei confronti della Russia. La storia di questo conflitto risale a decenni fa, non a pochi anni fa.
Solo affrontando le cause profonde del conflitto è possibile avviare un’autentica risoluzione pacifica.
Le condizioni della Russia sono state chiaramente illustrate da molto tempo. Gli Stati Uniti e la loro macchina da guerra della NATO devono rispettare gli interessi di sicurezza nazionale della Russia. Il trattato di sicurezza proposto da Mosca nel dicembre 2021 è una base per i negoziati.
Lo stesso vale per le realtà sul campo. I nuovi territori russi di Donbass, Kherson, Zaporozhye e Crimea – tutte terre storiche della Russia – non sono negoziabili.
Né lo è l’insistenza della Russia sul fatto che l’Ucraina non potrà mai far parte dell’alleanza NATO.
Se Trump riuscirà a comprendere queste grandi questioni geopolitiche e storiche, forse si potrà trovare un accordo.
Ma i segnali indicano che Trump e la sua amministrazione non hanno alcuna comprensione del problema sistemico. E anche se Trump riuscisse ad avere un briciolo di comprensione, è dubbio che lo Stato profondo imperialista americano gli permetterà di negoziare.
Il problema va ben oltre gli individui e le loro nozioni capricciose ed egoistiche. Il problema della guerra e della pace deriva dalla natura intrinsecamente violenta dello Stato americano, così come si è evoluto nell’ultimo secolo.
L’esperienza bruciante della Russia del tradimento da parte delle potenze occidentali e la profondità dell’intelligenza politica del suo popolo e della sua leadership faranno sì che lo sbruffone Trump non abbia le carte in regola per concludere un accordo adeguato.
Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare