Un figlio di creta,
un corpo d’antica creta
con soffio impietrato nel profondo,
nell’intimo delle ossa di calce:
creta e calce.
Rinascere dall’antica creta,
soffio delle ossa,
in magica fiorescenza di luce
che riprende vita dall’abisso:
materia dell’infinito,
lampeggiamento solitario di Giva
nel grumo dei mondi sofferti,
tornare in alto alito celeste
per aereo spazio d’immenso.
Amore riprende sogno
interrotto, smagato, dimenticato,
per primavera imperitura
nel ciclo dell’immateria
che un tempo fu creta:
creta e calce.
Massimo Scaligero