Saman, come Hina, vittime di ignoranza e ipocrisia

Saman Audio Fidanzato

Saman non è la prima e purtroppo non sarà l’ultima. Nel 2006 identica sentenza di morte emessa dai familiari per Hina, sgozzata da padre e fratelli. Due nuclei famigliari accomunati dal provenienti da zone rurali del Pakistan, entrambe le ragazze arrivate in Italia tramite ricongiungimento familiare (tema sul quale incombono doverose riflessioni) entrambe volevano vivere come le loro coetanee italiane, mentre i genitori pretendevano si adattassero a tradizioni tribali, portate dalla terra natia. In tanti si sono lanciati in giudizi senza conoscere appropriatamente il contesto etnico e culturale che ha portato a due condanne a morte, importante da considerare, per differenti motivazioni. 

Saman Abbas

Il matrimonio combinato, tuttora in vigore nel subcontinente indiano, anche tra hindu, retaggio del periodo preislamico, seppur illegale è consentito a condizione che non vi siano forzature. Dunque non è peculiarità dell’Islam. Saman, è stata uccisa per essersi opposta, per aver rifiutato la costrizione del velo e vestirsi all’Occidentale, per la pretesa di voler studiare, mentre Hina fu sgozzata perché, fuggita da casa, conviveva con un cristiano che amava. 

Nel mondo musulmano, anche nel clero, anche tra dotti, presunti saggi e veri saccenti, c’è l’errata convinzione che il Corano vieti alle donne musulmane di sposare un non musulmano, a meno che l’uomo si converta, nel qual caso il convertito fa parte dell’ummah (la comunità islamica) al pari di chi è nato musulmano. Dunque, nessuna obiezione qualora si prospetti matrimonio con un convertito, anzi, ben accolto soprattutto se benestante e posizionato socialmente. 

E’ invece tradizione dell’ummah, accettare senza porre alcuna obiezione che un musulmano sposi una non musulmana, senza obbligo di conversione per la nubenda, poiché la futura prole acquisirà direttamente la religione del padre: il tutto all’insegna del più becero e retrogrado maschilismo, mascherato da prescrizione religiosa, che però nulla spartisce con i dettami del Corano. Ovvio, silenzio totale da parte di ipocrisinistra e femministe, zero approfondimento da parte dei Media main stream, troppo impegnati nel divulgare falsità e confutare gli eventi così da poter lanciare ridicole, patetiche, vomitevoli accuse di razzismo a chi non la pensa come loro.  

Ipocrisia e silenzi di sinistra, femministe ed organizzazioni islamiche

La mancanza di diritti femminili nel mondo musulmano è tema ignorato dalle organizzazioni islamiste, infatti silenti quando uccisero Hina, mentre ora si stracciano le vesta prospettando fatwe contro il matrimonio combinato. Peccato che proprio loro siano i primi ad imporre a figlie, sorelle e nipoti, velate o meno, di sposarsi solo con musulmani. 

Hina

Vestono sempre all’occidentale gli ikhwan, gli attivisti dei Fratelli Musulmani (FM) organizzazione politico-religiosa attiva in tutto il mondo, che guarda con devozione sia al Sultano Erdogan che ai soldi del Qatar, ma considerata terroristica in Egitto ed altri paesi musulmani,

Velo d’ordinanza per il gentil sesso e barba per gli uomini, sempre in giacca e cravatta, mai shalwar e kameez o cafetani, mai abbigliamento etnico, così da apparire perfettamente integrati, all’insegna della “taqyya” , ovvero nicodenismo, ovvero l’arte del fingere: vivere apparentemente in armonia in un contesto sociale che in realtà si ambisce a smantellare. 

 Ipocrisia pura, infatti convivono in perfetta armonia con sinistre e femministe, soprattutto le donne sciatte, avanti con gli anni ed il peso della bilancia, che alternano pastasciutta e risotto a kebab e cous cous, talvolta accompagnati da cetrioli di giovani e prestanti extracomunitari. Ed è la verità.

La mancanza di diritti femminili nel mondo musulmano è argomento che l’ipocrisinistra ignora, interessata solo al consenso (il voto) degli immigrati, con i sindacati, CGIL in prima fila, che mirano alle tessere, al fisso mensile che proviene da ogni iscritto.  

Il Corano vieta le costrizioni nella religione

Il paradosso è che forzature ed obbligazioni imperniate su tradizioni tribali sono in stridente contrasto con i dettami del Corano: chiarissimo il concetto espresso dalla seconda sura, 2:256 detta Al Baqarah (la giovenca)   إِكْرَاهَ فِى ٱلدِّينِ قَد تَّبَيَّنَ ٱلرُّشْدُ مِنَ ٱلْغَىِّ …”la ikraha fi’d-din”( non c’è costrizione nella religione). 

Devono farsene una ragione i musulmani, partendo da quelli che blaterano di fatwe per distogliere l’attenzione dal vero problema, appunto i diritti femminili, ma anche Magdi Cristiano Allam, che ha confuso le idee a troppe persone. 

Il Corano consente che musulmani e musulmane sposino “ahl al-kitab” (la Gente del Libro) intendendo per “Il Libro” le Scritture Sacre per ebrei e cristiani, la Bibbia, dopodiché spetta alla coppia decidere, liberamente,  verso quale confessione avviare la prole. 

Se decidono di abbracciare Islam od Ebraismo o Cristianesimo, per il Corano è legittimo, quello che pensa, spera o pretende l’ummah è questione separata. Il Corano invita “la Gente del Libro” a gareggiare in virtù, ma pare che tra musulmani, cristiani ed ebrei vi sia una competizione interreligiosa d’ignoranza. 


Tra musulmani, partendo dal clero, soprattutto sunnita, realtà abissalmente diversa dalla sfera sciita dell’Islam, è radicato il convincimento che la sottomissione della donna, dovuta ad ataviche abitudini tribali, corrisponda a prescrizione coranica, mentre, paradosso dei paradossi, era pessima tradizione tribale che, nel suo messaggio universale, il Profeta Maometto intendeva sradicare. 

Poi le conversioni estorte con inganno e violenza, nell’Islam assolutamente vietate, soprattutto nulle: “Basta che dici una breve frase in arabo davanti a due testimoni e la puoi sposare, fa niente se pronunci male” la buttano lì alcuni imam-fai-da-te, ingannando interlocutore e dettami del Corano. Perché ripetere la “breve frase in arabo ” ovvero recitare la “shahada”, ovvero la testimonianza di fede, «Ašhadu an lā ilāha illā Allāh – wa ašhadu anna Muḥammad Rasūl Allāh» dichiarando di credere che vi sia un solo Dio e che Maometto è il Suo profeta, è atto di conversione, ma è valido solo se proferito con convinzione e soprattutto cuore, mente e corpo liberi. Infatti non è ritenuta valida la conversione di chi è in regime di prigionia. Ma agli occhi della stragrande maggioranza dei musulmani recitare tal frase in arabo, pur senza conoscerne il significato, equivale ad un irreversibile abbraccio all’Islam. Ovvio, è giochetto che irrita fortemente i musulmani sinceri, capaci di corretta esegesi coranica. 

Sta di fatto che nel 90% dei casi i figli di coppia mista sono musulmani. I numeri parlano, talvolta urlano, molto più di interi libri, ed è sui dati che la politica dovrebbe basarsi per legiferare in materia d’immigrazione, a margine di questioni culturali, religiose e finte torture in Libia: ne va della sopravvivenza dell’Occidente di fronte ad un ondata immigratoria d’impatto epocale.  

Incremento demografico del Pakistan e ripercussioni in Italia 

Il Pakistan nel 1990 aveva 90 milioni d’abitanti, diventati, nel 2021, 224milioni. In base all’attuale trend demografico, il più alto dell’Asia, nel 2045 dovrebbero sorpassare i 450. Ancor peggiore il trend in Bangladesh, altra nazione che ci offre migranti che ci pagano le pensioni, ma anche quello che ieri a Torino decapitò un connazionale per un prestito non onorato.Importante: i familiari di Hina e Saman, avendo conseguito nazionalità italiana non fanno parte dei 224 milioni di cittadini pakistani, al pari di chiunque, emigrando, è diventato cittadino italiano, tedesco, americano. Pertanto, ne ora ne tantomeno a pena scontata potranno essere espulsi, e così la collettività, deve accollarsi anche il costo del mantenerli in galera, non bastasse, percepiranno la pensione anche per gli anni di prigionia. 

Purtroppo è il clero sunnita che invita a prolificare, nel dichiarato intento di distribuirli ovunque nel pianeta, così da soggiogarlo, una volta conseguita la maggioranza confessionale, alla loro distorta interpretazione d’Islam, senza riflettere sull’impatto ecologico, ambientale del sovrappopolamento.

Una decina di anni addietro in un villaggio disperso nelle montagne al confine con l’Afganistan era in atto una campagna di vaccinazione, promossa dal governo, che aveva inviato medici neolaureati. L’Imam della locale moschea emise una fatwa che portò all’uccisione di una giovane dottoressa arrivata da Karachi per svolgere tirocinio. Motivazione: “L’hanno mandata gli jahudi (gli ebrei) per sterilizzarci, così che non possiamo fare figli, e non possiamo conquistare il mondo”. Niente ricorso in Appello, poche ore dopo la sentenza venne eseguita con una pistola.   

Mauro Mauri

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