Per accendere un fuoco bisogna averlo dentro, il fuoco.

Bisogna saperlo pensare, immaginare. Immaginare il crepitio della legna che arde, la danza delle scintille che si levano lampeggianti e si estinguono nell’aria.

Bisogna saperlo sentire, saperne gioire. Sentirne il calore, la gioia della luce che rischiara il buio circostante. Farsi commuovere dalla sua millenaria amicizia con l’uomo.

Bisogna volerlo, il fuoco. Voler illuminare la notte che ci assedia, soffocandoci con le sue ondate di tenebra. Voler fare quel piccolo gesto che è necessario attuare per accenderlo, il fuoco.

Accendere tanti piccoli fuochi di resistenza diceva l’amico Giulietto Chiesa.

Tanti piccoli fuochi sono alla nostra portata. Per un incendio basta una minuscola fiamma.

La fiamma della nostra consapevolezza e della nostra resilienza.

Non piegare più la testa davanti alla tracotanza di chi vuole manipolarci, imbavagliarci e farci ballare dietro al pifferaio che ci porta verso l’abisso.

È semplice.

Basta iniziare a dire NO. Adesso.

Non essere complici di questa follia. In ogni pensiero, sentimento ed azione.

Iniziando dalle piccole cose.

Ad esempio con il prendere posizione contro la prepotenza di chi vuole metterci la museruola.

Ma non solo a parole, con i fatti.

Così, per esempio, all’ennesima censura di Facebook, ho deciso di agire.

Ecco la diffida legale inviata ieri al social network.

Un gesto minimo, un minuscolo fiammifero.

Non cambierà il mondo, non otterrò certo molto.

Ma è qualcosa. Non è l’acquiescenza che avalla tacitamente la sopraffazione, la prepotenza, l’illegalità.

Proviamo a non tacere, a non chinare la testa, proviamo ad accendere il nostro piccolo fuoco.

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