Negli anni ’70 bastava dare all’interlocutore…

…qualsiasi cosa egli stesse affermando, vera o falsa, l’appellativo di ‘fascista’ per delegittimare non solo le sue parole ma anche lui come essere umano in toto.
Oggi un’altra parola è divenuta sinonimo di inattendibilità e di inaffidabilità: ‘complottista’.

Basta pronunciarla che, come per magia, la persona a cui la rivolgiamo viene immeditamente ridicolizzata e sminuita, impedendole di fatto di argomentare e dimostrare le proprie posizioni.
Si tratta di un vero e proprio ‘razzismo culturale’, come ai tempi della Germania nazista o dell’apartheid americana o sudafricana; se si era ebrei o neri i propri pensieri e convinzioni dovevano necessariamente essere sbagliati.
Oggi vale per chi pensa fuori dal coro e ha l’ardire di porsi delle domande mettendo in dubbio il ‘pensiero unico’.

Scriveva Steiner nel lontano 1920:

“Quando si vuole ottenere un determinato risultato nel mondo, risultato che deve rappresentare l’opposto della regolare direzione dell’evoluzione dell’umanità, ebbene, allora gli si dà, per così dire, un nome che significa il contrarioL’umanità deve imparare a non credere ciecamente ai nomi

Attenti al potere delle parole e agli effetti che provocano sugli esseri umani.

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