Lockdown, sci e ristoranti: lo studio di Stanford che smaschera mesi di fake news

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Covid: una buona notizia, pubblicata addirittura da Repubblica.

Si dichiara contrario ad un nuovo lockdown il  direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia che fa sue le considerazioni dello studio “Assessing mandatory stay-at-home and business closure effects on the spread of Covid-19” – redatto da ricercatori dell’università di Stanford, guidati dal professore John P.A. Ioannidis – che confrontano i risultati delle politiche restrittive (adottate da Italia, Francia, Germania, Iran, Stati Uniti, Olanda e Spagna) con quelle più moderate (della Svezia e della Corea del Sud), documentando come siano state queste ultime le più efficaci a contrastare l’epidemia Covid.

Notizia che, certamente nessuno leggerà essendo soppiantata dalla psicosi della “variante inglese” del Sars-Cov-2 e dalle polemiche contro il ministro Roberto Speranza che, il 14 febbraio, ha inaspettatamente decretato la chiusura degli impianti sciistici.
A proposito, ma sulla base di quale documentazione scientifica Speranza ha cambiato improvvisamente idea, considerando che fino a ieri praticamente tutti dicevano che questa famosa “variante inglese del virus” non rappresentava un nuovo pericolo?

 


 

Da uno studio consegnato al Comitato tecnico scientifico dallo stesso Istituto che  già prevedeva 151.000 pazienti in terapia intensiva per giugno 2020 (sull’attendibilità di questo studio si legga qui). E su cosa questo studio documenta la spaventosa letalità della variante inglese? Su quanto riportato nella nota 8: uno studio  commissionato dal governo britannico che vede, tra gli altri la firma di Neil Ferguson.

Lo ricordate? È l’epidemiologo diventato famigerato quando nel maggio 2020 – scoperto a violare (per una tresca amorosa) il ferreo lockdown che proprio lui, consulente del governo, imponeva alla Gran Bretagna – fu costretto a lasciare l’incarico. Scandalo che fece scoperchiare tutte le previsioni sbagliate che Ferguson aveva fatto nel corso della sua carriera: dalle 150.000 persone che sarebbero morte in Europa per la “Mucca Pazza”, alle 65.000 che sarebbero morte in Gran Bretagna per l’influenza suina del 2009.
Ma perché un “esperto” dimostratosi così inetto è stato per anni venerato dai media fino a diventare consigliere scientifico del governo britannico e ora riesce a tornare a galla?
Forse perché l’istituto di Ferguson presso l’Imperial College – il Centre for Global Infectious Disease Analysis – è finanziato dal GAVI (la Fondazione di Bill e Melinda Gates che promuove i vaccini).

E così oggi, tutti i media a strapparsi i capelli per l’imminente ecatombe che determinerà la variante inglese prospettata da Ferguson.
E delle considerazioni di John P.A. Ioannidis, certamente il più valente epidemiologo del mondo, state pur certi non ne sentirete parlare più.

Ancora lockdown.

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