L’inevitabilità dell’incontro col male (I Parte)

Dore, Gustave The Fall Of The Rebel Angels 1871

Vi sono due argomenti, due sfere di ricerca, strettamente legati tra loro, alle quali è stato sempre rivolto grande interesse da parte di studiosi di ogni disciplina e di ogni tempo: uno è quello attinente il libero arbitrio, ovvero se l’uomo, nel suo pensare e agire, è libero oppure costretto da ferrea necessità di natura; l’altro è lo scopo, il significato e la natura del male. Rudolf Steiner li ha affrontati entrambi: il primo nella sua Filosofia della libertà, il secondo in svariate conferenze nel corso della sua intera attività. Questi due temi sono di così stringente attualità da richiedere continui e progressivi approfondimenti, poiché la quotidianità ce ne offre continui spunti, i quali divengono anche opportunità. Ma perché questi due temi sono così indissolubilmente legati tra loro? Sentiamo Steiner (Das Faust-Problem, G.A.273):

Ma ora, nella nostra quinta epoca gli esseri umani dovranno dibattersi con il male in una maniera assai elementare (…). Segnatamente, è attraverso la padronanza da parte dell’uomo delle differenti forze della natura che le motivazioni e gli impulsi al male agiranno nel mondo con una potenza gigantesca. E le forze opposte, le forze del bene dovranno aumentare nella resistenza che gli esseri umani saranno obbligati a sviluppare, a partire dai fondamenti spirituali. In particolare, è attraverso lo sfruttamento della forza dell’elettricità, che raggiungerà proporzioni che sorpassano lontanamente ciò che ha assunto sinora, che già nella quinta epoca, sarà possibile agli esseri umani espandere il male sulla Terra. Ma il male sommergerà anche la Terra direttamente a partire dalle stesse forze dell’elettricità.

Sono parole piuttosto grevi che possono di primo acchito impressionare, ma se comprese nella loro essenza ci spiegano già parecchie cose. La quinta epoca di cultura è la nostra, quella iniziata nel 1400 circa e che finirà nel 3500 circa; non è un periodo di tempo casuale, ma dettato da quella che è conosciuta, anche dalla scienza, come la precessione degli equinozi, ovvero i circa 2160 anni che la Terra impiega a transitare da un segno dello zodiaco all’altro, in senso astronomico.

Come tra nascita e morte l’uomo si trasforma, nel fisico e nella coscienza, e acquisisce via via compiti più importanti, così in ciascun periodo evolutivo dell’umanità l’essere umano aumenta il livello di consapevolezza e acquisisce un determinato compito. Quello del nostro periodo, il quinto dalla sommersione del continente di Atlandide (che nella Bibbia è definito il Diluvio Universale), è particolarmente gravoso ma ricco di opportunità: l‘incontro e il confronto col male. Dall’aumento della resistenza a queste forze si misurerà proprio l’acquisizione della libertà umana, in ognuno di noi. Teniamo poi ben presente, per quello che dirò nella seconda parte di questo scritto, il legame con l’elettricità.

Sarebbe dunque illusorio pensare di sottrarsi all’incontro e al confronto col male, perché significherebbe rinunciare allo scopo stesso dell’evoluzione umana su questo pianeta, ovvero a divenire liberi creatori, un passo verso la divinità. Il tema diventa allora il seguente:

con quali conoscenze e con quali forze andare a questo confronto, come attrezzarsi per riconoscere le forze del male, fuori ma anche dentro di noi?

L’incontro col male è dunque per noi inevitabile, ma non ineluttabile, non è certo senza speranza, qualcosa contro cui non si può lottare. Tutt’altro. Le forze del male sono potenti e astute, come vedremo, si camuffano oggi e possono apparire l’opposto di ciò che sono, ma proprio per questo occorre un incontro consapevole, per poterle riconoscere. Inoltre non dimentichiamo che esse non sono in grado di creare nulla, anche se appare il contrario; esse riempiono solo i vuoti che noi lasciamo liberi, sono intelligenti ma non creative.

 Il veramente nuovo è solo prerogativa delle forze che favoriscono l’evoluzione dell’umanità, e anche progressivamente dell’uomo, di ogni individuo.

Le forze del male hanno il compito di tenerci svegli, di non farci sedere sulle nostre comodità, di trasformare noi stessi, in tal modo redimendole. E’ proprio la paura istintiva che esse suscitano che le fa apparire invincibili, ed è la ferma volontà di affrontarle con l’atteggiamento e la conoscenza adeguati che le rende vulnerabili. Siamo sempre e solo noi a favorire o inibire il loro ambito di azione, siamo noi ad aprire loro le porte. Ogni confronto col male ci rafforza interiormente nelle sicurezze, come avviene, ad esempio, in una malattia. Illudersi di essere o diventare liberi evitando o rimuovendo il male, significa in sostanza rinunciare alla propria auto-conoscenza, e allora lo si subisce inconsapevolmente e si rischia di soccombere ad esso.


La visione scientifico-spirituale: dualità e triplicità

Cos’è dunque il male, e cos’è il bene? La definizione più semplice può essere quella di considerare bene tutto ciò che favorisce l’evoluzione della coscienza e della moralità umana, ciò che porta alla libertà, all’abbandono progressivo di autorità esterne. Di conseguenza, il male è tutto ciò che impedisce e si oppone a questa direzione evolutiva.

Occorre quindi saper riconoscere ciò che è bene e ciò che male non in senso astratto, una volta per tutte, ma applicarlo ad ogni circostanza della vita. Ciò che è bene per un bambino, ad esempio, diventa male se protratto oltre il suo giusto tempo, e ciò che è bene in un certo periodo dell’evoluzione storica, ad esempio nel nostro quinto periodo, sarebbe stato un male in periodi precedenti nei quali l’uomo non era ancora pronto.

Così come si diventa sempre più liberi man mano che si abbandonano le regole morali generali e si acquisisce la capacità di intuizioni creative, la fantasia morale descritta da Steiner nella sua Filosofia della libertà, possiamo esercitarci a riconoscere il male del nostro tempo in qualunque modalità esso si presenti. Dall’inizio del 2020 può essere per noi un esercizio a tempo pieno, sia di riconoscimento del bene e del male, sia di intuizioni creative verso la libertà nei pensieri e azioni. Come si vede quindi, anche in questo senso, libertà, bene e male sono strettamente connessi.

Tommaso D’Aquino, nel suo lavoro monumentale (De Malo – ed. Bompiani) in risposta alle obiezioni se il male sia o no qualcosa, afferma che:

(…) in un modo per male si può intendere ciò che funge da soggetto del male – e questo male è qualcosa; in un altro modo si può intendere lo stesso male – e questo male non è qualcosa, ma è la stessa privazione di qualche bene particolare. (…) Perciò dico che ciò che è male non è qualcosa; ma ciò cui accade di essere un male è qualcosa, in quanto il male altro non fa se non privare di un certo bene particolare, come il fatto di essere cieco non è qualcosa, ma è qualcosa colui al quale capita di essere cieco.

Egli risolve così la questio disputata, come usava allora. Il male, nella sua accezione metafisica non è qualcosa, in quanto è assenza di bene, come il buio è assenza di luce. Ma come “ciò che funge da soggetto” il male è qualcosa, come per il cieco.

Settecento anni dopo Rudolf Steiner affronta il problema del male in modo diverso. Siamo nel quinto periodo culturale, quello dell’anima cosciente, mentre Tommaso appartiene al periodo precedente, nel quale bene e male si fronteggiavano, per così dire, frontalmente; la coscienza umana non è ancora pronta ad acquisire una concezione della libertà che poggi sull’individuo stesso, necessita ancora di una autorità esterna che che detti regole morali generali. Ora è diverso.

 Il male non è più da concepire contrapposto al bene, ma è esso stesso duplice. Ci sono due qualità di male, opposte tra loro, e il bene è nell’equilibrio che l’uomo sempre deve cercare tra i due.

Questo è un concetto fondamentale che non compreso può generare confusioni drammatiche, proprio oggi in particolare, in cui il male si traveste da bene e il bene fa fatica a manifestarsi; ne farò un esempio più oltre. Proprio oggi stiamo vedendo con che forza si cerca di riportare la coscienza umana al quarto periodo di civiltà, imponendo continue regole, non solo liberticide ma disumane, quando non criminali. Sentiamo allora Steiner, in O.O. 194, conferenza del 21/11/1919.

Se vogliamo considerare la nostra vita sottoposta a tali influssi, non possiamo farlo altrimenti se non abbracciando con lo sguardo le entità che cooperano agli avvenimenti del mondo e che abbiamo già spesso ricordate: le entità luciferiche e arimaniche. Occupiamoci prima del lato più esteriore di esse; abitano alla pari di noi uomini le sfere nelle quali anche noi stiamo, e se afferriamo il loro aspetto più esterno possiamo dire che ci possiamo rappresentare tutte le entità luciferiche come portatrici delle forze che noi uomini avvertiamo quando vogliamo diventare fantasiosi, quando ci abbandoniamo in modo unilaterale alla fantasia o al fanatismo, quando vogliamo, per usare un’immagine, portarci con il nostro essere al di sopra del nostro capo.(…) Pensiamo all’opposto a tutto quanto ci comprime sulla terra, a tutto quanto fa di noi degli aridi prosaici, a quanto ci porta a sviluppare dei principi materialistici, a quanto ci compenetra di quello che possiamo chiamare arido intelletto, e abbiamo le potenze arimaniche.

I termini “luciferico” e “arimanico” vanno considerati termini tecnici. Se oggi accettiamo termini scientifici di ogni genere (protoni, bosoni…), spesso senza che ci venga spiegato il significato, possiamo ben considerare i primi come di natura scientifico-spirituale, i quali si possono comprendere anche meglio, se si ha la volontà di ascoltare se stessi.

Ma possiamo caratterizzare queste due entità in maniera più profonda: possiamo osservare gli interessi che le entità luciferiche hanno in un’esistenza cosmica, e allora troviamo che nel cosmo esse hanno anzitutto l’interesse a che il mondo, specialmente il mondo umano, rinneghi le entità spirituali che dobbiamo considerare come le vere creatrici dell’uomo. Le entità luciferiche non desiderano altro che rendere il mondo infedele alle entità divine. (…)

Le entità arimaniche hanno un’altra intenzione: hanno l’intenzione deliberata di prendere nella loro sfera di potere specialmente il regno umano, e con esso la Terra, di renderli dipendenti da se, ma prima di tutto vogliono dominare gli uomini come tali.

 

Possiamo allora cominciare a riconoscere l’azione di queste entità al nostro interno. In tutto ciò che ci esalta, sino a renderci quasi fanatici, tutto ciò che infuoca oltre misura, riconosciamo influssi luciferici; quando intellettualizziamo un tema, o diventiamo freddi analizzatori, lavorano le entità arimaniche. Le prime ci bruciano nelle emozioni, e compiamo atti sconsiderati, le seconde ci raffreddano nei sentimenti e ci rendono sempre più automi.

Si può dunque capire che è interesse delle potenze luciferiche e arimaniche di tenere nascosto il mistero della triplicità, perché la giusta penetrazione di esso rende l’umanità capace di stabilire la posizione di equilibrio tra le potenze luciferiche e arimaniche. Ciò significa utilizzare da un lato ogni tendenza alla libertà, elemento luciferico, per mete universali giovevoli, e dall’altro lato fare altrettanto con l’elemento arimanico. La condizione di spirito più normale dell’uomo è quella di impegnarsi nella maniera giusta entro la triplicità del mondo, nella struttura del mondo in quanto esso è fondato sulla triplicità.

Qui vi è l’altro concetto fondamentale, che abbraccia tutta l’antroposofia di Rudolf Steiner: quello della triplicità. L’uomo dotato di corpo, anima e spirito; le tre qualità dell’anima: pensare, sentire, volere; e altro, sino alla triarticolazione dell’organismo sociale. Quando Steiner attribuisce la tendenza alla libertà all’elemento luciferico, si riferisce alla libertà egoistica, il primo passo dell’affrancazione, impulso che in passato è stato positivo per l’evoluzione ma che oggi deve trasformarsi in “mete universali giovevoli”, quindi sempre più scevre di componenti egoiche, sempre più intrise di idealità cosmopolite, in cui l’individuo, nella sua centralità e unicità, considera e giudica secondo una prospettiva universale; l’opposto della globalizzazione, del mondialismo massificato, che oggi ci viene proposto come bene, in cui si cerca di omogeneizzare l’individuo in un gregge.

Più arduo è trasformare in mete universali giovevoli l’elemento arimanico che è oggi dominante, come vedremo. Esso tende ad incatenarci alla Terra, a farci letteralmente unire e scioglierci nella sua massa, a farci dimenticare e rifiutare l’idea stessa che esista un mondo delle cause prime. Lucifero ci vuole spiritualizzare anzitempo, vuole illuderci di essere già esseri divini, di non aver bisogno di evolvere ulteriormente, sempre sotto la sua guida. Ecco la polarità di queste due tendenze, la loro contrapposta duplicità. Entrambi vogliono farci diventare unilaterali.

Se prevalesse Lucifero diverremo spiritualisti, sempre più staccati dalla Terra; molta della cosiddetta new age, ad esempio, spinge in questa direzione. Se prevalesse Arimane dimenticheremmo il mondo spirituale; la scienza attuale, che vuol ricondurre tutto alla materia, è oggi l’esempio più evidente.

Possiamo riscontrare molto distintamente nella cultura umana moderna come questa triplice articolazione venga quasi completamente dissimulata mediante un’articolazione dualistica. (…)

Tale confusione, che esiste persino nel Faust di Goethe, si fonda completamente sul fatto che nell’evoluzione moderna dell’umanità (anticamente era diverso) ha prevalso in una certa direzione l’illusione di poter mettere la dualità al posto della triplicità nel considerare la struttura del mondo. Il principio del bene da una parte, il principio del male dall’altra, Dio e il diavolo.

La figura di Mefistofele nel Faust di Goethe evidenzia la confusione di cui parla Steiner, perché in essa vediamo all’opera entrambi gli agenti del male; lo vediamo provocare omicidi e seduzioni, di carattere arimanico, e magie illusionistiche, che oggi definiremmo virtuali, di qualità luciferica, ad esempio, nella grande festa dell’Imperatore, per poi inventare, con un l’inganno, la carta moneta (argomento interessante proprio oggi…), oppure l’apparizione di Elena di Troia.

L’inganno del dualismo

Vedremo, nella seconda parte di questo scritto, che oggi l’essenza dualistica la troviamo nella digitalizzazione. Qui appare chiaro come la contrapposizione diretta bene-male, dualistica, che era in se un bene in quanto tale nell’epoca di Tommaso, che abbraccia tutto il periodo greco-romano sino al Medioevo, nell’epoca attuale diventi un male. Se non viene riconosciuta la triplicità, non solo come concetto, ma come manifestazione nella realtà, si rischia di cadere in balia delle potenze di un tipo o dell’altro. Ed esse cercano appunto di occultare questa verità.

Allora si potrebbe affermare che abbia luogo una lotta tra il principio del bene e quello del male. Altrimenti si prende una dualità, a un membro della quale viene attribuito il bene, e nomi corrispondenti a entità propriamente prese dalla divinità, mentre si fissa dall’altra parte l’elemento diabolico anti-divino. Che cosa si è fatto in realtà con questo? Niente di meno che il vero elemento divino è sfuggito alla coscienza, si è attribuito il nome divino all’elemento luciferico, e ci si trova davanti a una lotta tra Lucifero e Arimane, nella quale si sono attribuite ad Arimane delle qualità luciferiche e al regno di Lucifero delle qualità divine.

Può sembrare un gioco di parole, mentre è una cosa molto seria. Un esempio significativo della erronea attribuzione di queste forze lo possiamo chiaramente osservare nelle due fazioni che si scontrano oggi nelle gerarchia Vaticana. L’una, detto in breve, guidata dai Gesuiti e dal Papa in prima persona, accoglie con favore (e anzi si spende nella propaganda “vaccinale”), il Nuovo Ordine Mondiale, nel quale vuole avere un ruolo nella costruzione di una religione mondiale unificata. L’altra fazione, oggi perdente, che possiamo definire tradizionalista, ha come esponente di spicco l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. In un video molto interessante egli, dopo aver fatto una analisi impeccabile dell’attuale situazione, afferma che essa abbia una matrice luciferina, e a supporto di essa porta una serie di dotte citazioni sulla massoneria e altro, sino a Hegel.

Ora, se si è compresa l’ultima citazione di Rudolf Steiner, si può constatare come siamo in presenza di una dualità nella quale il principio divino, il Cristo, è sfuggito a entrambe le fazioni. Se non ci lasciamo fuorviare dalle apparenze, mentre non facciamo fatica a riconoscere il principio arimanico in tutta la narrazione e la corrente di pensiero dominante, dobbiamo constatare come Viganò scambi il principio arimanico, che evidentemente non conosce, per quello luciferico. E con la pretesa di ergersi a rappresentante del Cristo, del principio divino, non si avvede che è egli stesso portatore inconsapevole proprio del principio luciferico, esattamente come nelle parole di Steiner. Cerco di spiegarmi ancora più chiaramente, perché credo sia importante che questo concetto sia ben compreso, perché esso non riguarda solo le lotte all’interno del Vaticano, come vedremo, ma anche tutti noi, e in particolare il mondo antroposofico.

Ora, è chiaro che nessuna delle due fazioni si pone in una prospettiva trinitaria. Nella prima fazione, oggi vincente, vediamo Arimane travestito da filantropo che ci offre una vita apparentemente comoda, tecnologia digitale, intelligenza artificiale dappertutto, farmaci genici camuffati da vaccini per il “bene comune”, anzi “atti d’amore” per accettare perdita delle libertà civili, tracciabilità totale, un lasciapassare sanitario discriminatorio, un falso ambientalismo tecnologico, cibi prodotti in laboratorio ecc., insomma un asservimento totale ad una elite mondiale di “benefattori”. E’ il Nuovo Ordine Mondiale, ben ritratto nell’intervento di Viganò.

Nella seconda fazione, oggi perdente ma sempre attiva anche in passato, vediamo incarnato proprio il principio luciferico, che ha incatenato il cristianesimo rendendolo incapace di evolvere, ancorandolo ad una concezione antica nella quale l’uomo è sempre bisognoso di una guida morale esterna che detta le regole morali. Se questa fazione fosse oggi vincente, probabilmente non avremmo da combattere questo transumanesimo ma una gerarchia autoritaria, probabilmente alleata ad un potere politico apertamente dittatoriale che propugnerebbe il ritorno al passato. Di fronte allo spettacolo di ipocrisie, cialtronerie e pavidità che vediamo oggi, possiamo anche apprezzare sul piano personale Carlo Maria Viganò, pur non condividendone la visione totale, se non altro per il coraggio di esporla ed esporsi; personalmente, l’avrei apprezzato maggiormente se avesse evitato di inviare a Donald Trump una lettere in cui lo riconosce come l’Arcangelo Michele che sconfigge Lucifero…

Entrambe le fazioni non perseguono e non conoscono (e se la conoscono la evitano…) né la Filosofia della Libertà né l’antroposofia di Rudolf Steiner. Viceversa saprebbero che le sue radici affondano nella corrente Rosicruciana, che considerano certamente eretica. Ed è proprio questo il Cristianesimo rinnovato che avrebbe dovuto svilupparsi, e ancora potrebbe e dovrà; un Cristianesimo che mette al centro l’uomo e vede nel Cristo l’archetipo dell’evoluzione umana, il Figlio che si è incarnato proprio a questo fine. E’ la Chiesa di Giovanni, quella che deve seguire alla Chiesa di Pietro, nella quale il principio divino, lo Spirito, è interiore all’essere umano, è immanente ad esso.

Tutto ciò nulla toglie, certo, al fatto che oggi la potenza arimanica, proprio perché vincente, è più pericolosa. Ma la conoscenza delle qualità opposte delle due forze del male ci deve rendere attenti a non credere che tutti coloro che si oppongono alla situazione attuale, nelle parole e nelle azioni, anche se possiamo ritenerli utili alleati di percorso, abbiano lo stesso scopo e soprattutto la stessa concezione dell’evoluzione e del libero arbitrio.

Rudolf Steiner rappresenta le due forze del male come piatti di una bilancia il cui giogo è retto dal Cristo, rappresentante archetipico dell’uomo che evolve nello spirito. Questo ci libera da ogni autorità esteriore che pretende di sapere qual’è “il nostro bene”, ma ci accolla la responsabilità di conoscere e quella di agire consapevolmente.

Il mondo antroposofico attuale

Ma proprio perché l’antroposofia di Rudolf Steiner è quel Cristianesimo rinnovato in grado di sconfiggere entrambe le potenze del male, e non è una religione che debba contemplare gerarchie, dopo che mi sono occupato della Chiesa di Roma, non posso non rilevare che oggi queste forze stanno operando anche all’interno del mondo antroposofico, e in particolare all’interno di quella che sarei tentato di definire chiesa di Dornach. In un precedente scritto (se questa è scienza) ho riportato il fatto che la Sezione Medica del Goetheanum ha accolto con favore il farmaco genico anti-covid, caldeggiando che venga diffuso dappertutto.

Non so quanti medici che praticano la medicina antroposofica abbiano aderito a questa pronuncia, spero pochi, ma in ogni caso il problema è di una gravità tale che non può essere passato sotto silenzio, come alcuni vorrebbero. Non è da oggi che le istituzioni antroposofiche compiono azioni nella stessa direzione. L’attrazione del potere accademico ufficiale è evidentemente forte. Lo scivolamento progressivo verso la cultura dominante è evidente anche proprio negli ultimi due anni della cosiddetta pandemia. Rudolf Steiner aveva grande rispetto per la scienza ufficiale ma non gli mancava il coraggio di confutare e di prendere posizione:

Questa scienza dello spirito non ha bisogno di mendicare un riconoscimento da parte delle varie scienze naturali o di altre scienze. Questa scienza dello spirito tiene sempre conto, in tutti i suoi campi, della meticolosità della scienza moderna; vuole anzi prendere posizione nei riguardi dei dubbi, degli enigmi, delle questioni non risolte e intende porre la scienza su basi ben precise, e in senso ben preciso, in senso matematico.

Così si esprimeva in O.O. 324 (conf. 16/3/1921). Sembra invece di assistere ad un rovesciamento totale, dove è la scienza spirituale, quella che dovrebbe fecondare e ampliare quella materialistica, a mendicare un riconoscimento da essa. Si dirà che cento anni fa la situazione era meno difficile e che il dogmatismo scientifico non era così feroce. Può anche essere così, ma allora è doveroso chiedersi perché in cento anni le potenze spirituali avverse hanno preso tanto potere, e quante e quali omissioni sono state compiute. Non si tratta di cercare responsabilità individuali, ma di avere il coraggio di mettersi in discussione, cosa che nessuna istituzione ama fare.

Per contro vi è stato e vi è anche all’interno del mondo antroposofico l’impulso luciferico, che si esprime attraverso una sorta di “rito antroposofico” da eseguire immutato ed immutabile, ossificando così il pensiero di Steiner, impedendogli di evolvere nella comprensione degli accadimenti attuali. Si fanno allora conferenze in cui si parla, ad esempio, di ciò che Steiner diceva sulla Guerra Mondiale, delle menzogne di allora, senza collegarle a quelle di oggi; si espongono i principi della triarticolazione sociale senza legarli all’organizzazione sociale attuale. Lo stesso si fa con altro ancora. E lo si fa da anni, qualunque sia la realtà che si vive nel corso del tempo.

Anche in certa parte del mondo antroposofico c’è forse l’aspettativa che tutto andrà bene? Non so, ma credo che il coraggio di prendere posizione non dovrebbe mancare proprio a chi ha il privilegio di avere tra le mani una scienza spirituale in grado di spiegare come e meglio di altre gli accadimenti. La Filosofia della Libertà è scritta per essere praticata, non solo per essere studiata.

 Vi è un malinteso concetto di equilibrio, che consisterebbe nel non prendere mai posizione, forse per timore di cadere nella dualità. Si preferisce astenersi per non correre il rischio di sembrare faziosi.

Ma quando il silenzio diventa complicità? Si pensa di poter essere equidistanti, magari affermando che si vivono tempi contraddittori, che ci sono falsità da entrambi le parti ecc. Ma una concezione sanamente trinitaria non solo non impedisce di prendere posizione sugli avvenimenti che scorrono sotto i nostri occhi, ma anzi lo impone. Sottrarsi significa aprire le porte proprio alle potenze avverse, di un tipo e dell’altro.

Qui non si chiedono atti di eroismo, come quelli dei ragazzi della Rosa Bianca, ma se le istituzioni e le persone che pretendono di rappresentare l’antroposofia, a qualsiasi livello, o anche solo di divulgarla, tacciono, allora l’unica opportunità e responsabilità resta in capo ad ogni singolo individuo consapevole. Certo, ha le sue ragioni don Abbondio; il coraggio uno non se lo può dare. Ma ha le sue ragioni anche il Padre Dante:

Ed elli a me: “questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
degli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non essere men belli
ne lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli.
………………………………………………….
Fama di loro il mondo essere non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

Nella seconda parte approfondiremo questo tema riguardo alla tecnologia digitale, ma vedremo anche gli impulsi che Rudolf Steiner ha dato per sviluppare una tecnologia di diversa natura.23 settembre 2021

Sergio Motolese   


Sergio Motolese, musicista.
L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

it_IT

Accedi al sito

accesso già effettuato