Lettera alla Senatrice Segre

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di Elena Basile 

 

Gent ma Senatrice Segre,

Vorrei rivolgermi a lei per la terza volta in quello che oramai più che un dialogo somiglia a un penoso monologo.

Accetto tuttavia di buon grado l’umiliazione delle sue mancate risposte perché è importante dare un contributo per fare luce in questo strano marasma che si è creato nel dibattito pubblico in Italia.

Lo faccio naturalmente per coloro, e sono in tanti, che apprezzano i miei interventi.

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Del resto chi sarei io per potermi rivolgere alla Senatrice Segre? Soltanto una ex Ambasciatrice con lettere credenziali del Presidente Napolitano e del Presidente Mattarella, considerata dai media e dal sindacato corporativo dei diplomatici usurpatrice di titoli e traditrice dei valori della Repubblica.

Cara Senatrice, condivide il linciaggio basato su menzogne da me subito senza che una sola femminista abbia levato la voce per difendermi?

La stimo e voglio illudermi che anche per lei queste rozze manifestazioni di intolleranza siano culturalmente vicine alla violenza fascista.

Ho ascoltato inorridita le rivelazioni degli slogan razzisti e antisemiti dei giovani di Fratelli d’Italia. Non sono tuttavia d’accordo per alcuni aspetti con i suoi interventi. Riportare il problema dell’antisemitismo al primo dopoguerra è a mio avviso anacronistico.

Mistificare la realtà crea le tenebre.

La Presidente del Consiglio Meloni dovrebbe con maggiore incidenza e determinazione affermare come è scritto nella nostra mirabile Costituzione che l’apologia del fascismo è reato e con essa ovviamente l’ideologia nazista e razzista, fosse anche riassumibile in gesti cabarettistici e nel richiamo nostalgico di simboli di un’altra epoca.

Dovrebbe farlo evitando di trincerarsi dietro alibi senza fondamenti relativi all’esistenza di un antisemitismo a sinistra.

La voluta strumentalizzazione politica delle manifestazioni di indignazione spontanea dei giovani pro-Palestina che criticano l’azione criminale di Netanyahu è indecente. Il biasimo di Israele non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo. Si stigmatizza uno Stato che non rispetta le risoluzioni dell’ONU, il diritto umanitario e internazionale. Si denuncia una potenza occupante che affama una popolazione, distrugge ospedali, scuole, chiese e moschee, che non fa pervenire gli aiuti umanitari e che in pochi mesi ha lanciato sulla striscia di Gaza maggiori tonnellate di esplosivo rispetto ai bombardamenti di Dresda. Si denuncia l’assassinio di più di diecimila bambini e le forme di apartheid in Cisgiordania stigmatizzate dalle organizzazioni umanitarie ebraiche oltre che dalle Nazioni Unite.

Tutto questo non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele di difendersi dai terroristi di Hamas.

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La Presidente Meloni non può equiparare la critica al Governo di Netanyahu all’antisemitismo, coprendo ben altra ideologia e cultura che esiste ancora nella destra radicale.

Credo tuttavia che i giovani di Fratelli d’Italia poco sappiano del fascismo. Come afferma Cardini, un intellettuale anticonformista e profondo come pochi, i ragazzi sono attratti dalla cultura fascista di cui poco conoscono perché cultura antisistema. Gli slogan anti ebraici sono soprattutto orribili e deprecabili forme di violenza contro chi viene oggi identificato con il potere.

Non è con la repressione che il fenomeno sarà estirpato. Non è con le mistificazioni che l’ignoranza sarà combattuta.

Per questo, cara Senatrice, credo sia meglio evitare alcune forme di autocommiserazione che non corrispondono a mio avviso alla situazione attuale.

Crede veramente che le comunità ebraiche somiglino ancora alla diaspora ghettizzata, perseguitata, martoriata, oggetto di pogrom in tutta l’Europa per secoli fino alle atrocità inconcepibili della Shoa?

Oggi, cara Senatrice, lei è protetta fortunatamente da tutto l’arco costituzionale. Gli ebrei sono una comunità influente e rispettata. La lobby di Israele condiziona la stampa internazionale e la politica statunitense.

La verità, cara Senatrice, non è mai antisemita. La stimo molto anche per il suo lavoro nelle scuole con l’intento di insegnare come nasce l’antisemitismo, come nascono i crimini razzisti. Come scriveva Primo Levi, un lager nasce quando c’è un’ingiustizia e si volta la testa dall’altra parte.

Spero che queste parole che le rivolgo non siano nuovamente considerate uno scandalo. Senatrice crede veramente che io possa essere antisemita? Eppure mi ha querelato penalmente per istigazione all’odio e ne sono ancora esterrefatta

Vede, cara Senatrice, se la parola antisemita diviene uno strumento per colpire il ragionamento o la denuncia dei crimini israeliani, essa perde significato e rischia di fomentare la rabbia (ingiustificata e deprecabile) contro gli ebrei.

Vorrei tanto che lei, una cosí alta espressione della comunità ebraica, facesse chiarezza e denunciasse le ingiustizie odierne, l’odio verso gli islamici che a mio avviso cresce nelle società occidentali in modo inquietante, le discriminazioni verso i migranti torturati e ricacciati nei loro campi di detenzione dai Governi di destra come da quelli del centro-sinistra, il dolore dei Rom da sempre esistito e ancora dimenticato.

Non c’è modo migliore di rendere omaggio all’appartenenza a una gloriosa diaspora ebraica, a un’intellighentia a cui dobbiamo tanta parte della cultura umanistica odierna, che chiedersi chi siano gli ebrei di oggi.

Cara Senatrice lei non ha nessun bisogno di lasciare questo Paese. Lei è amata e protetta. I rom no, i migranti no, i musulmani no. Se leva la sua voce a vantaggio degli ultimi della terra renderà un grande servizio, riducendo quelle sacche di razzismo e antisemitismo che permangono.

Faccia chiarezza Senatrice! Aiuti la ragione per impedirne il sonno. I giovani che protestano per la Palestina sono coloro che hanno appreso la lezione che lei insegna nelle scuole. Non li allontaniamo.

E non mi ritenga  sua nemica soltanto perchè oso parlarle apertamente.

Maria Teresa di Lascia, vincitrice con un magnifico libro “Passaggio in Ombra” del Premio Strega quando il premio era un premio letterario, militante dell’eroico Partito di Pannella quando era il partito dei diritti civili e della protezione dei deboli, affermava che non vi era nessuno così nemico da negargli una discussione, un litigio.

Dialogare è aprirsi e rispettare il prossimo per quanto diverso da noi.

Recuperiamo l’umanesimo cristiano e ebraico quale vero margine contro le destre razziste che un po’ dappertutto si affermano con la complicità del falso liberalismo odierno.

Fonte

 


Elena Basile, scrittrice ed editorialista per Il Fatto Quotidiano, è stata Ambasciatrice italiana in Svezia e in Belgio.

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