Leghisti che fanno il gioco di Erdogan e dei Fratelli Musulmani

01 285 Sisi Erdogan Combo

Anche a Natale cristiani vittime dell’islamismo, ma anche a Natale cristiani tutelati e protetti da musulmani.

È indispensabile far chiarezza, la politica italiana deve capire chi nel mondo islamico deve essere sostenuto e chi invece, combattuto senza mezze misure. Il Presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi, amatissimo dalla minoranza cristiana, primo presidente che in occasione del Natale si recò in chiesa per gli auguri, nei giorni scorsi ricevette i deliri di Roberto Calderoli, sulla scia di Paolo Grimoldi, sempre Lega, membro Commissione Esteri, vedasi su FB il farfugliato commento del 26 Luglio.
Entrambi furono pesantemente criticati da simpatizzanti ed attivisti del Carroccio che su FB gravitano attorno alla pagina di Sherif El Sebaie, di origine egiziana, residente a Torino, nemico giurato dei grillini, già collaboratore con la Lega in Piemonte.
A differenza dei suddetti parlamentari, ai followers di Sherif non sfuggono le importantissime e precarie dinamiche egiziane, hanno piena consapevolezza che indebolire El Sisi significa depotenziare il principale baluardo contro i Fratelli Musulmani, organizzazione islamista considerata terrorista in molti Paesi arabi. Infatti chiedono a Salvini chiarimenti sulla linea, minacciando di sostenere Fratelli d’Italia.

Sotto mentite spoglie i FM sono attivi in tutto il pianeta, Italia inclusa, accolti dal centrosinistra, il sultanissimo Erdogan costituisce la loro punta di diamante. Caratterizzati da astuzia e doppiogiochismo, all’insegna della taqqya, gli ikhwan italiani presentano i loro confratelli come una sorta di Democrazia Cristiana in Egitto, vittima di uno spietato dittatore, mantra-frottola divulgata dai Media, a cui hanno creduto anche sprovveduti sovranisti, a cui sfugge che i FM sono fucina d’integralismo che sfocia nel terrorismo.
In Egitto nel 2013 Mohammed Morsi, a loro affiliato, vinse elezioni estremamente contraddittorie, per poi promuovere politiche invise alla popolazione, così in milioni scesero in piazza esortando il Generale El Sisi ad assumere la presidenza.
È colpo di stato?

Appena nominato Presidente, si recò ad Al Azhar, che plasma la visione sunnita dell’Islam, divulgata nell’intero pianeta, sollecitando con parole secche e dirette una corretta esegesi coranica. Fu un discorso epocale:

“L’ummah (la comunità musulmana) non deve più essere vissuta come causa di ansia e paura dal resto dell’umanità. Gli Imam devono sradicare il fanatismo con una visione illuminata del Mondo, se non lo fanno si assumeranno la responsabilità davanti a Dio”.

El Sisi fin da subito iniziò una pericolosa ed articolata battaglia finalizzata a modificare la formazione teologica degli Imam, creandosi numerosi nemici in seno ad un organizzazione potentissima e radicata in tutto il pianeta.
La politica italiana in Medio Oriente rischia di commettere l’errore mortale di alimentare chi vuole soggiogarci, depotenziando i nostri alleati, come il siriano Assad, come El Sisi, che certamente conoscono meglio di noi le modalità con cui contrastare l’estremismo, sia sul fronte politico che militare.

Al centrodestra non servono parlamentari stile Taffazzi.
Alla Lega non serve chi si accoda ai Media di sinistra nel ragliare contro El Sisi, dimostrando di non conoscere minimamente il contesto su cui si esprime. Troppi invasati e mediocri con competenza da bocciofila godono di stipendio e privilegi da parlamentare.
Ecco il commento di Grimoldi destinatario di numerose critiche:

“Zaki resta in carcere senza motivo, su Regeni nessun passo avanti verso la verità. Ma il Governo dei Cinque Stelle continua a vendere armi da guerra all’Egitto. E il PD deve inghiottire e dire signorsì per non perdere le poltrone…”

Sintesi: Giulio Regeni svolgeva un dottorato per Cambridge, Università inglese connessa ad Amnesty International, del cui direttivo inglese fa parte Yasmin Hussein, assieme al marito Wael Mussabbeh in stretti legami con i FM secondo analisti del settore sicurezza, nonché il quotidiano The Times.

Facile ipotizzare che al fine di screditare El Sisi, il povero Regeni sia stato gettato allo sbaraglio, in ogni caso, tanto Cambridge quanto Amnesty ebbero amnesie nel collaborare con gli investigatori italiani. Il martoriato cadavere venne abbandonato ad un paio di chilometri da dove era in corso un importantissimo summit tra Italia ed Egitto, mentre avrebbe potuto essere fatto sparire nel deserto od in mare, come tanti desparecidos scomparsi nel nulla.
Perchè farlo ritrovare durante il summit? Pochi mesi prima davanti al Consolato Italiano esplose un autobomba, senza vittime.
Un ipotesi è che sia stato rapito da scheggia impazzita dei FM, attiva in seno ai Servizi egiziani, per far ricadere le colpe su El Sisi, così da gettarlo in cattiva luce di fronte ad Italia ed Europea. Dunque classica “false flag operation”.

La seconda ipotesi non esclude il coinvolgimento dei FM, ma è imperniata sul creare un casus belli tra Italia ed Egitto per far deteriorare i rapporti, come in effetti accaduto, facile dedurre in relazione alla scoperta, da parte dell’ENI, di un enorme giacimento di gas che fa gola anche a Francia ed Inghilterra, ipotesi avvalorata dalla Legion d’Onore da Macron conferita ad El Sisi, dando il via al rinnovarsi dei peana di Media e sinistre contro il feroce dittatore, però amato dal suo popolo, soprattutto dalla minoranza cristiana.

Le Istituzioni italiane devono chiedere all’Egitto di rintracciare assassini e mandanti, ma al contempo capire che è errato, termometro della mediocrità di politici e giornalisti, il solo ipotizzare un coinvolgimento a qualsiasi livello di El Sisi. Oltretutto scovare gli autori dell’efferato assassinio è suo diretto interesse perché si toglierebbe d’intorno doppiogiochisti, si presume connessi ai FM.
A Grimoldi e Calderoli, che arrivò a chiedere il ritiro dell’Ambasciatore, tra le varie sfugge che l’Italia tuttora non conosce committenti ed autori delle innumerevoli stragi perpetrate sul nostro Paese, nonché l’enorme danno economico causato dal raffreddamento delle relazioni commerciali con Il Cairo.

Invece Patrik Zaki è cittadino egiziano che a Bologna studiava “teorie gender”. Divulgare il pensiero che la Natura non abbia creato solo genere maschile e femminile in Italia non è reato, ma lo è in Egitto. A prescindere da ciò, a Media e sinistre, come ai novelli boldrinisti padani, sfugge che il governo egiziano non può cedere a pressione estere, dimostrando all’opinione pubblica che il sistema giudiziario è subordinato al potere politico. Per El Sisi sarebbe un errore mortale.
Chi vuole la liberazione di Zaki deve iniziare a tacere: ringhiare e starnazzare porta ad un continuo rinnovo della detenzione. Se non capiscono il torto lo fanno a Zaki, non a Salvini. Ultimo delirio mediatico- globalista contro l’Egitto ed El Sisi, Domenica 20 Dicembre a firma Alessandro Orsini nella rubrica settimanale che tiene su “Il Messaggero”.
Il giorno dopo, in Parlamento la boldrinata di Calderoli, che nel 2006, da Ministro di Berlusconi venne dimesso poiché ebbe la brillante idea d’indossare una maglietta offensiva nei confronti dell’ Islam, da cui proteste nel mondo arabo ed assalto all’ambasciata italiana di Bengasi, con morti e feriti. La scorta che ricevere fino al 2015 costò all’erario italiano 900.000 euro. Si può e si deve combattere l’ islamismo, ma senza offendere i valori religiosi altrui, senza offendere l’Islam, proprio come El Sisi.

Mauro Mauri

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