L’Abbaglio francese di Mattarella

Mattaput
di Andrea Zhok
Si è aperto un ampio dibattito sull’interpretazione delle frasi del presidente Mattarella intorno alla guerra russo-ucraina.
Le frasi incriminate sono le seguenti:
«𝗙𝗲𝗻𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗿𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗣𝗮𝗲𝘀𝗶, 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗺𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗲 𝗶𝗹𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶 𝗳𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶. 𝗜𝗹 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗳𝘂 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝗲𝗻𝘁𝘂𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝗹𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗹𝗶𝘁𝘁𝗼 – 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 – 𝗽𝘂𝗿 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗼𝘃𝗲𝗿 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗹𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗶 𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮𝗺𝗽𝗶𝗮. 𝗠𝗮, 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗰𝗼𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗮𝗹𝗲𝗿𝗲 𝗳𝘂 𝗶𝗹 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. 𝗘 𝗳𝘂𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗾𝘂𝗶𝘀𝘁𝗮. 𝗙𝘂 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗥𝗲𝗶𝗰𝗵 𝗶𝗻 𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮. 𝗟’𝗼𝗱𝗶𝗲𝗿𝗻𝗮 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗿𝘂𝘀𝘀𝗮 𝗮𝗹𝗹’𝗨𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮 𝗲̀ 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮.»
La prima parte è una sorta di analisi, storiograficamente da bocciatura, volta a far passare l’idea che nel ‘900 un clima di conflitto si sia originariamente instaurato a causa della nascita di regimi dispotici e illiberali. Ma naturalmente, i regimi “dispotici e illiberali” si instaurano a partire dagli anni ’20, emergendo sulla scorta del drammatico lascito della Prima Guerra Mondiale, che fu guerra tra regimi liberalcapitalistici e imperialistici. Alla faccia del clima di cooperazione precedente ai “regimi dispotici e illiberali”.
ACQUISTALO QUIDunque abbiamo a che fare con una ricostruzione espressamente falsa e fuorviante. Ma la parte più grave è rappresentata dalle ultime due frasi, che unificate suonano:
“L’odierna aggressione russa all’Ucraina è della stessa natura del progetto del Terzo Reich in Europa.”
Cosa significa questa frase? Non può che significare che l’intenzione russa, palesata nell’operazione ucraina, è la medesima del progetto della Germania nazista, che era espressamente un progetto di supremazia mondiale per via militare con l’asservimento delle razze inferiori. Nessuna persona minimamente in buona fede può pensare che questa analogia stia in piedi. Non sta in piedi l’idea che la Russia abbia oggi un progetto di “Welteroberung” e non sta in piedi l’idea che vi alberghi una matrice razzista.
Dunque la vera questione è: perché formulare asserzioni storicamente insostenibili, palesemente fuorvianti, e diplomaticamente catastrofiche in un momento in cui si sta profilando lo spazio per una fine del conflitto russo-ucraino? In molti sostengono che qui operi un’esplicita intenzione di fomentare un conflitto di lunga durata, esacerbando gli animi. A favore di questa interpretazione c’è la sua coerenza con il comportamento dell’UE nell’arco degli ultimi tre anni.
Personalmente però sarei incline almeno a integrare questa lettura con un secondo piano, non necessariamente alternativo al primo. A mio avviso nelle parole dell’ex democristiano Mattarella – come di molti dirigenti europei – riecheggia un’antica forma di russofobia, un riflesso condizionato coltivato sin dai tempi dell’URSS come anticomunismo. Qualcuno dirà che persino Mattarella deve aver ben chiaro che la Russia odierna è altra cosa dall’URSS e che parlare di comunismo in riferimento alla Russia odierna sarebbe decisamente fuori luogo. Vero. Però credo che qui sfugga un aspetto profondo di ciò che fu l’antisovietismo come anticomunismo nel ‘900.

 

La fiaba che viene reiteratamente narrata oggi, e su cui si regge l’autocoscienza liberale, è che l’Occidente si oppose all’URSS e al Comunismo nel nome della Libertà e dei Diritti Umani. Ora, questa narrazione è una menzogna francamente insopportabile. Questo non perché l’URSS e il Comunismo/Socialismo Reale non abbiano davvero peccato molto rispetto alla Libertà e ai Diritti Umani. No, il punto è che questo tema è stato SEMPRE, SENZA ECCEZIONI una bugia, una copertura ideologica. È del tutto evidente che i regimi liberalcapitalistici europei che condussero l’Europa alla carneficina della Prima Guerra Mondiale erano forze imperialiste, dominate da paradigmi esplicitamente razzisti, che si macchiarono delle peggiori atrocità nel corso delle imprese coloniali (vogliamo parlare del Congo belga di Leopoldo II?).

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È parimenti evidente che questi stessi regimi cercarono con le unghie e con i denti di mantenere quel dominio coloniale all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, così come è un dato di fatto inoppugnabile che l’URSS e il movimento socialista/comunista mondiale furono le principali forze di supporto ai movimenti di indipendenza e decolonizzazione (magari per mero interesse tattico, ma alla fine contano i fatti).
Ed è ancora più noto ed evidente che i regimi autoritari, fascisti e nazisti, emersi tra le due guerre fossero stati promossi, nutriti, finanziati e sostenuti dai regimi liberali (Inghilterra in testa) ESSENZIALMENTE IN CHIAVE ANTICOMUNISTA. Questo è lo stesso identico spirito che consentirà negli anni ‘70 a Friedrich von Hayek, padre nobile del neoliberalismo, di sostenere il regime di Augusto Pinochet in Cile, nel nome della “libertà di mercato”.
Dunque, per dirla in maniera semplice e diretta, l’Occidente liberalcapitalistico, dalla tratta degli schiavi al golpe cileno e oltre ha sempre, coerentemente e senza alcun problema violato ogni sorta di “libertà” e ogni forma di “diritto umano”. Non è mai stato questo il problema, e presentare la vicenda dell’anticomunismo come una storia di promozione della libertà e dei diritti umani è una falsificazione della storia.
E accertare questo fatto ci permette anche di comprendere perché l’Occidente neoliberale e le sue classi dirigenti epigonali possano così facilmente sovrapporre mentalmente URSS, Russia odierna, Cina, Venezuela, Cuba, ecc. pur nella profonda diversità dei percorsi politici e culturali.
Il punto di fondo è che per questo impianto ideologico esiste soltanto una forma di vita legittima, che è quella che consente alle proprie elite finanziarie di prosperare in un regime liberalcapitalistico. Ogni altra forma di vita, che abbia fondazione comunista o tradizionalista, confuciana o teocratica, comunitarista o socialista, è accomunata mentalmente nel grande paiolo del Male (qui stanno le radici del reiterato accomunamento di comunismo e nazismo da parte dell’Unione Europea). In altri termini, il vero problema oggi è rappresentato dall’unico regime politico al mondo che si è dimostrato sempre intollerante e insofferente verso qualunque alternativa a sé medesimo.

Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex.
È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex.
È autore di numerose pubblicazioni, scientifiche e divulgative; tra le pubblicazioni monografiche: “Lo spirito del denaro e la liquidazione del mondo” (Jaca Book 2006); “Emergentismo” (Ets 2011); “Critica della ragione liberale” (Meltemi 2020).

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