La strage degli innocenti 2.0

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In questi primi mesi del 2019 sembra che a subire le conseguenze di una umanità confusa, inconsapevole e sofferente siano sopratutto i bambini.

di Piero Cammerinesi

Una serie di notizie drammatiche di assassinii di bimbi – spesso minori di due anni – ci ha raggiunto dalle pagine dei giornali o dalle televisioni lasciandoci quasi paralizzati dallo sconforto e inoculando in noi il dubbio sul possibile futuro di una umanità cui appartengono esseri in grado di torturare ed uccidere bimbi inermi.

Alcune notizie più di altre ci si presentano come un vero e proprio enigma; sono in particolare quelle che raccontano di padri o madri che hanno deliberatamente assassinato i propri figli.

A Frosinone una mamma, Donatella Di Bona, ha strangolato il figlio, un bimbo di due anni (aprile 2019).
A Milano il papà uccide di botte il figlio di due anni: “Non riuscivo a dormire” (maggio 2019).
A Novara, bambino di due anni morto in casa: fermati padre e madre. “Corpo martoriato e maltrattamenti pregressi” (maggio 2019).
A Luzzara Antonella Barbieri ha soffocato Mia, due anni, e accoltellato l’altro figlio Lorenzo, 5 anni (giugno 2019).
A Cremona, padre uccide la figlia di due anni e tenta il suicidio: era sconvolto dalla separazione. (giugno 2019)

E questo solamente per citare alcuni recenti fatti di cronaca e solo in Italia.

In realtà questa è solo la punta dell’iceberg: secondo l’OMS annualmente in Italia ben ottantamila bambini e adolescenti sono vittime di violenza fisica, abusi sessuali ed emotivi, abbandono e trascuratezza subiti quasi sempre nell’ambiente familiare. Basti pensare che nel 90% dei casi di omicidio di bambini sotto i sei anni la colpevole è la madre.

Ma oltre agli infanticidi domestici compiuti da madri e padri incapaci di gestire se stessi e le proprie emozioni abbiamo anche le organizzazioni a delinquere sulla pelle dei minori come quella balzata pochi giorni or sono all’onore (si fa per dire) delle cronache a Reggio Emilia.

Sedici arresti nel contesto di una indagine che non a caso è stata denominata “Angeli e Demoni”.

Anche in questo caso, non si tratta di qualcosa di episodico, purtroppo.

L’intera filiera dell’affido – intesa teoricamente a limitare e compensare i danni fatti ai minori dalle famiglie di origine – è spesso, come in questo caso, tesa a utilizzare le capacita coercitive delle strutture nei confronti delle famiglie per sfruttare i bambini.

Avveniva infatti a Reggio Emilia che gli operatori allontanavano d’autorità i bambini dai genitori, per darli in affido a pagamento ad amici e conoscenti, i quali sottoponevano i minori a veri e propri “lavaggi del cervello” anche tramite impulsi elettrici per alterare la loro memoria in occasione dei colloqui giudiziari.
Così dall’inferno domestico i bimbi passavano ad un altro inferno dove venivano soggiogati e in alcuni casi abusati sessualmente.

Cosa si vuole ottenere così? Semplice: creare dei veri e propri zombie totalmente sottomessi e controllabili da utilizzare per qualsiasi scopo criminale o sessuale.
Il culmine dell’orrore, poi, lo si raggiunge leggendo il report di Telefono Azzurro che parla di un bimbo a settimana che scompare nel nulla nel nostro Paese. Di queste creature solo il 18% verrà ritrovato.
Sfruttamento sessuale, omicidi rituali, prelievo forzoso di organi sono i moventi principale di questa strage degli innocenti che solo raramente si affaccia sui media nella sua piena mostruosità.

Naturalmente si parla ancor meno dei minori scomparsi all’interno del fenomeno dell’immigrazione clandestina dove le cifre sono per evidenti ragioni molto più rilevanti.

Ora se è pur vero che – guardando questo scenario da un punto di vista superiore – queste creature hanno scelto prenatalmente il proprio destino è altresì vero che questi terribili eventi indicano con chiarezza qualcosa di particolarmente grave nelle nostre società; vale a dire l’emergere di azioni contro natura che non possono non far pensare ad manifestazioni di vera e propria magia nera nel nostro mondo.

Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.
Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! (Matteo 18.6)

Sappiamo per esperienza che il male fatto ai bambini è qualcosa che colpisce profondamente l’immaginario di ogni essere umano che – se pur inconsciamente – non può che considerarlo un male superiore per intensità e per qualità rispetto ad ogni altra azione criminale.
Proprio per questo tali eventi lasciano nell’anima un alone di orrore e nella mente un senso di incapacità a comprendere.
Tuttavia, se di fronte a questi terribili eventi siamo in grado di far tacere per un momento la naturale risonanza del sentire ci si apre uno scenario più vasto in grado di aiutarci a formarci delle immagini utili ad afferrare questi eventi non solo sul piano del singolo individuo ma anche dell’intero tessuto sociale.
Ci rendiamo allora conto che la monetizzazione di ogni realtà e relazione umana ha preso il sopravvento sulla stessa natura umana che ne esce come lacerata, negata, annientata.

L’egoismo, l’avidità, la mancanza di elementi morali di fasce molto ampie della società consentono il realizzarsi di questi terribili destini – pur considerando, come si diceva, gli ineludibili nessi karmici tra le persone coinvolte – contribuendo a creare una atmosfera mortifera e distruttiva che circonda la nostra Terra.

Che fare dunque?

Cercare di comprendere come prima cosa ciò che abbiamo di fronte utilizzando ogni strumento conoscitivo interiore, facendo tacere il sentire e illuminando gli eventi con la luce del pensare.
Compensare il male intorno a noi con il bene nelle nostre azioni.
Inviare a questi esseri – sia alle vittime che ai carnefici perché sono entrambi sottoscrittori di un patto prenatale – pensieri d’amore e di comprensione, per quanto difficile ciò possa essere.

Solo se illuminiamo gli eventi con un pensiero rischiarato possiamo intuire il reale senso degli eventi – anche di quelli che non vorremmo non solo vedere ma neppure pensare.

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