Kabul e la viltà dell’Occidente

Taliban

Kabul è il sintomo e il simbolo dell’oicofobica ignoranza dell’Occidente, che cancellando la tradizione e la storia ha cancellato le basi essenziali della conoscenza delle dinamiche reali, consegnandosi al pensiero unico, politicamente corretto, nuovo oppio dei popoli.

L’Occidente si è formato con un’idea di stato che va dall’Atene di Pericle allo stato etico di Hegel e che si è misurata con secoli di varianti, giungendo allo stato democratico attuale, messo in crisi dalle logiche mondialiste e globaliste della finanza internazionale.

La realtà afghana è altra cosa; è realtà tribale, il cui elemento unificante è l’Islam.

Maometto aveva ben capito che per unificare realtà tribali e nomadi era necessario un collante ideologico come la religione coranica, implicante anche una lingua unica.

Lingua e religione sono il vero collante delle tribù in quella parte dell’Asia e dell’Africa dove l’Islam è presente. Per leggere il Corano è necessario conoscere l’arabo e religione e lingua unica sono elementi identitari.

L’Occidente moderno ha avuto la presunzione, dovuta all’ignoranza, di combattere il collante identitario religioso e di unità linguistica con le bandierine della democrazia, peraltro agitate da una società oicofobica, la quale non crede nei suoi valori identitari, che rifiuta in modo esplicito.

In altri tempi l’Occidente ha combattuto l’Islam con la sua stessa arma: il collante identitario della cristianità, che ha dato forza alle crociate, alla Reconquista, al confronto con i califfati e con il turco.

Nel 1571 papa Pio V promosse la Lega Santa, che nella Battaglia di Lepanto sconfisse l’Impero Turco. Oggi Papa Francesco trae ispirazione per le sue encicliche dall’imam, tace quando Santa Sofia diventa una moschea e firma patti con la Cina nazi-maoista.


Recentemente anche uno stato totalitario come l’Unione Sovietica ha dovuto cedere di fronte ad un mondo, come quello afghano, dominato da una logica tribale e da guerra santa.

L’ignoranza della storia e delle tradizioni e la sicumera di chi pensa di esportare la democrazia con le bandierine si sono dimostrate armi perdenti.

C’è, inoltre, un fattore fondamentale, che vale in ogni guerra: la psycological operation con la quale convinci il nemico che è perdente.

Qui il gioco è a parti invertite.

L’Occidente, oicofobico, ammalato di cancel culture, corroso nell’anima da una sorta di cupio dissolvi, si presenta come perdente, vittima di un pacifismo che nasconde la codardia.

L’Occidente, che ha relegato la morte nel novero degli accidenti da ostracizzare e da esorcizzare, ha ben poche possibilità di contrastare chi non teme la morte in quanto la ritiene avvenimento di salvezza e di elevazione nell’aldilà.

L’Occidente ha perso l’anima e con l’anima il coraggio e l’identità.

L’Occidente che scambia la libertà con la sicurezza e che cede la libertà in cambio di protezione è un mondo che cammina sull’abisso della sua fine.

La vicenda di Kabul è il simbolo della debolezza, dell’incapacità, della presunzione e della codardia dell’Occidente.

Codardia anche nell’abbandonare chi si era fidato e che ora è esposto al massacro.

Inoltre la vicenda afghana apre un vulnus geopolitico di portata enorme.

Dietro l’Afghanistan c’è il Pakistan islamico ed estremista, alleato della Cina nazi-maoista e confinante con l’Iran, altro alleato del Dragone.

La Cina attraverso il Pakistan è presente nel Golfo Persico e attraverso l’Afghanistan potrebbe consolidare la rete di rapporti economici ed energetici con l’Iran, con, inoltre, l’accesso al Mar Caspio.

L’Iran confina, inoltre, con la Turchia, sempre più geopoliticamente non allineata con la Nato e possibile via d’accesso al Mar Nero e al Mediterraneo.

La Cina, contrastata sulle vie degli oceani, può contare su vie di terra e di mare per affermare la sua egemonia e, in questa strategia, l’accordo con i talebani può essere un fattore determinante di successo.

Difficile pensare che la Cina possa imporre agli afghani uno stato come quello che la caratterizza, comunista ma di diretta discendenza imperiale, pertanto centrale e burocratico.

Più facile un accordo commerciale di convenienza, che lasci inalterati i rapporti interni e che costituisca un elemento importante di una più generale alleanza sino-islamica.

Il vero sconfitto è l’Occidente, avvolto nella sua paura e nel suo senso di colpa che ne evidenziano la debolezza e la codardia, nonché vittima della sua ignoranza delle dinamiche reali, in quanto imbozzolato in una crisalide mortificante che porta il nome di pensiero unico politicamente corretto, nuovo oppio dei popoli del primo secolo del terzo millennio.

Silvano Danesi

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