Al contrario nello stato del Tamil Nadu, all’estremo sud del sub continente, la Gilead è riuscita a far togliere l’ivermectina dai protocolli di cura e a imporre al suo posto il suo discusso remdesivir, un antivirale contestato ed efficace solo a forza di mazzette.

Risultato uguale a zero come si può vedere anche qui dal grafico.

Ora tra i due preparati c’è un’essenziale differenza: l’ivermectina è un farmaco a basso costo sul quale sono scaduti i brevetti mentre il remdesivir costa 2000 euro a trattamento.

Così, guarda caso, dopo che la prima medicina è stata utilizzata per 35 anni senza alcun  effetto avverso a fronte di 4 miliardi di dosi distribuite, è diventato sospetto da un giorno all’altro.

La stessa Merck  che possedeva il brevetto e che ha pompato l’ivermectina per decenni, adesso parla di “una preoccupante mancanza di dati sulla sicurezza nella maggior parte degli studi”. 

Pur di non creare ulteriori difficoltà ai vaccini arriva a dire che il suo prodotto è sospetto e ad accusarsi di aver venduto per decenni un farmaco insicuro.


Siamo davvero all’apogeo del grottesco, ma anche della menzogna perché in realtà una ricerca in meta-analisi sull’ivermectina commissionata dall’Oms, durata diversi mesi, ha mostrato che questo farmaco riduce la mortalità del 74% ed è efficace all’85% come profilassi.

Nello stesso mese, altre due meta-analisi indipendenti e non sponsorizzate hanno confermato una gamma simile di efficacia in diversi stadi della malattia. Si tratta di ricerche assai più credibili di quelle sul remdesivir e sui vaccini per il semplice fatto che essendo l’ivermectina fuori brevetto non costituisce più una fonte di grande guadagno e dunque nessuno ha interesse a manipolare le ricerche come purtroppo è la regola in altri casi.