Intelligenza artificiale e…stupidità naturale 

di Piero Cammerinesi

L’uomo è una corda tesa tra l’animale e il sovrumano, una corda che sovrasta un abisso.
Un pericoloso attraversamento, un pericoloso essere-in-viaggio, un pericoloso guardare indietro, un pericoloso rabbrividire e fermarsi.
Ciò che è grande dell’uomo è essere un ponte e non un fine: ciò che si può amare dell’uomo è che egli è transizione e declino.  

Queste parole aveva messo, oltre un secolo fa, Friedrich Nietzsche in bocca a Zarathustra, il protagonista del suo capolavoro. 

Così parlò Zarathustra, pubblicato nel 1883

Lo aveva intitolato “Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno”. Fu la sua opera più lirica e sicuramente più conosciuta, visto che, pochi anni dopo la sua pubblicazione, divenne il libro più̀ letto al mondo dopo la Bibbia. 

Ma forse quest’opera, dalla potente carica profetica, può raccontarci ancora qualcosa in quest’epoca pur così lontana da quei giorni di fine ‘800.  

L’uomo è una corda tesa tra l’animale e il sovrumano… 

Comparso per la prima volta nello Zarathustra, il termine Übermensch – che ho voluto tradurre con sovrumano invece che con il consueto superuomo o oltre-uomo – venne interpretato nei modi più̀ vari nel corso della storia della filosofia moderna, dall’“uomo che crea da sé i propri valori” (Kaufmann) a una sorta di nuova divinità̀ (Jung), dall’espressione dell’umanità̀ che supera se stessa (Heidegger) fino a simboleggiare, illecitamente, la razza ariana nell’ideologia nazionalsocialista.  

Si tratta di una figura che, rappresentando lo spirito libero creatore e distruttore dei propri valori, rimase in Nietzsche sempre un ideale, un anelito costante del suo pensiero. 

una corda che sovrasta un abisso… 

L’abisso della Storia, dei millenni rincorrentesi nella perenne ricerca da parte dell’uomo della propria identità, del senso stesso della propria esistenza e del proprio destino. 

Un pericoloso attraversamento, un pericoloso essere-in-viaggio, un pericoloso guardare indietro, un pericoloso rabbrividire e fermarsi. 

Ogni percorso è, infatti, periglioso, in quanto senza le risposte a tali cruciali domande, non sappiamo da dove veniamo, dove siamo e dove ci stiamo dirigendo. 

Ciò che è grande dell’uomo è essere un ponte e non un fine: ciò che si può amare dell’uomo è che egli è transizione e declino.  

L’uomo, nella sua fragilità, nella sua incompletezza, è un passaggio, un andare-verso-qualcosa, un esserci, ma mai un essere (Heidegger). 

A meno che non realizzi…  

…il sovrumano…  

Ora, negli ultimi due secoli il sovrumano è stato generalmente interpretato come un obiettivo dell’uomo, una vittoria sui propri istinti, un ri-conoscersi per quello che è veramente, vale a dire, per la visione materialista il prodotto più avanzato dell’evoluzione e per quella spiritualista un essere spirituale (momentaneamente) abitante un corpo fisico. 

Questo fino a pochi anni fa, quando un nuovo ‘attore’ ha fatto la sua comparsa nell’escatologia del pensiero post-moderno: il transumanesimo. 

Il transumanesimo vuole sì superare l’uomo ma non mediante le sue forze interiori o morali, bensì rendendolo sempre più simile alla macchina

Una parodia dell’incarnazione del Cristo nell’uomo Gesù: il creatore che si fonde con la creatura. 

L’uomo, creatore della macchina, che diventa una macchina. 

La hybris prometeica capovolta: se con Prometeo l’uomo voleva rubare i segreti agli dei, oggi l’uomo vuole abdicare al proprio elemento di libertà e consapevolezza per abbracciare l’elemento necessitato dal meccanismo pre-impostato della macchina. 

Ecco che, allora, volendo ipotizzare una versione attuale del capolavoro nietzscheano, uno Zaratustra 2.0 potremmo modificare la frase:  

L’uomo è una corda tesa tra l’animale e il sovrumano  

in: 

L’uomo è una corda tesa tra la stupidità naturale e l’intelligenza artificiale. 

Oggi l’uomo nuovo si trova, infatti, di fronte a questa transizione. 

Da una parte abbiamo le magnifiche sorti e progressive della intelligenza artificiale e dall’altra quanto abbiamo sperimentato soprattutto in quest’ultimo biennio: una profonda, generalizzata ed ostinata stupidità.  

Una stupidità naturale sapientemente amplificata dai sistemi di manipolazione e propaganda, ormai giunti ad un livello di efficacia inimmaginabile sino a pochi anni fa. 


Mi colpisce l’evidenza dell’intento che i padroni del mondo intendono conseguire, rendendo profondamente stupidi i sudditi tramite il martellamento della menzogna quotidiana, facendo balenare come unico futuro possibile, non quello della riscossa della consapevolezza e della dignità umane, ma quello del cyborg, dell’uomo-macchina. 

Ma ancor di più mi colpisce il fatto che la generalità delle persone non riconoscano la chiarezza di questo disegno, che traspare ogni giorno di più dalla contraddittorietà ed illogicità palesi di ogni notizia, analisi, interpretazione, imposizione.  

Non credo serva in questa sede entrare nei dettagli; negli ultimi due anni la realtà ha ampiamente superato la più fervida immaginazione. 

Appare chiaro, pertanto, che di fronte alla evidente constatazione della capacità – da parte di chi gestisce la manipolazione dei fatti e la propaganda – di ridurre la coscienza umana ad un livello sub-umano, l’unico obiettivo evolutivo sia quello dell’intelligenza della macchina. 

Come è stato possibile ridurre la coscienza umana ad un livello sub-umano? 

Attraverso la creazione di specifiche gabbie mentali come, ad esempio: 

1 – la cancel culture o cultura della cancellazione – damnatio memoriae per restare nella nostra tradizione –  mediante la quale si cambia la storia che non è gradita al potere. Come ben scriveva George Orwell: 

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.  

Distruggere le radici storiche, artistiche, culturali toglie ai popoli le proprie radici, rendendoli facilmente manipolabili.  

Questo è l’obiettivo specifico del Great Reset di cui la globalizzazione – della quale in molti continuano incoscientemente a cantare le lodi, ingannati dalla falsa equazione non più nazioni = non più guerre – è stata l’apripista. 

Basti pensare alle ultime vicende di artisti, personaggi storici o filosofi ‘cancellati’ per il solo fatto di essere russi, o al recente progetto del governo Sánchez che prevede l’abolizione dello studio della filosofia nella scuola spagnola dell’obbligo, sostituita da materie come “ecofemminismo” e “diritti Lgbt”. 

2 – La progressiva spoliazione dell’elemento spirituale della religione e dei riti, sostituiti da riti pagani quando non satanici. 

Pensiamo all’acqua santa in chiesa rimpiazzata, negli ultimi due anni, dal liquido igienizzante, per non parlare – per citarne solo due – dei riti satanici della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra del 2012 o dell’inaugurazione della galleria del San Gottardo nel 2017 . 

Inaugurazione delle Olimpiadi di Londra, 2012
Inaugurazione del tunnel del San Gottardo, 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

3 – La progressiva eliminazione delle specifiche peculiarità delle diverse culture nazionali per approdare ad un generalizzato appiattimento in cui il colonialismo linguistico, culturale, artistico e alimentare possa prendere agevolmente il posto delle tradizioni di ogni singolo popolo. 

4 – La manipolazione della stessa intima identità di genere dell’individuo tramite l’ideologia gender che, come sostiene Angelo Bagnasco, presidente della Cei: 

“si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione…ma in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un transumano in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. 

L’obiettivo evidente di tutto ciò – tramite le tappe pandemia-censura-guerra-controllo sociale-depopolazione – è distruggere l’identità umana per rimpiazzarla con la macchina, con l’intelligenza artificiale. 

Una intelligenza che però strappa all’uomo la sua umanità, privandolo della sua autonomia di pensiero e di azione, rendendolo facile preda della vera finalità della epocale transizione che stiamo vivendo: farne uno schiavo. 

 

 

Uno schiavo che – a differenza degli schiavi del passato – indossa compiaciuto, sovente con entusiasmo le proprie catene, convinto di essere libero. 

Ma, come ben diceva Johann Wolfgang von Goethe: 

Nessuno è più schiavo di colui che crede di essere libero senza esserlo.  

Se per i pochi desti il re è nudo, per i più, i dormienti, sono le proprie catene ad essere invisibili. 

 

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