Il tradimento del pensiero critico

Il 15 Ottobre scorso Il Fatto Quotidiano aveva pubblicato – in risposta alle riflessioni del filosofo Giorgio Agamben – un articolo dal titolo “Non solo Agamben”: oltre 100 filosofi contestano il loro collega e firmano un documento a favore di Green pass e vaccini” al cui interno viene proposto il testo della “lettera al Direttore” di questi filosofi, o sedicenti tali.

In tale missiva i firmatari lamentano che “il contributo della filosofia venga esaurito da pensatori come Giorgio Agamben, ed eventualmente alcuni colleghi, i quali rappresentano invece soltanto il loro punto di vista su questi temi”. Aggiungono inoltre “che sia importante dissociarsi dalle opinioni di Agamben (e colleghi) almeno su alcuni punti” che vanno ad indicare.

Tra le varie “perle” che è possibile cogliere nella lettera degli “oltre 100 filosofi” pubblicata nell’articolo citato troviamo:

“…è falso sostenere, come ha fatto Agamben nell’audizione di qualche giorno fa al Senato, che i vaccini anti-Covid19 siano in una fase sperimentale: sono stati testati...”

* * *

“È improprio sostenere che ci troviamo in un’epoca in cui l’eccezionalità è diventata la regola, e che l’obbiettivo sia il controllo dello Stato sulla cittadinanza…”

* * *

Il green pass…non induce nessuna discriminazione tra classi di cittadini, avendo come suo scopo semplicemente la protezione della società nel suo complesso, riducendo la possibilità di contagio nell’incentivare le vaccinazioni..”

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L’istituzione del Green Pass non comporta nessuna repressione della libertà individuale, essendo una condizione arcinota nelle comunità sociali che la libertà di una persona finisce quando lede la libertà di un’altra o le reca danno…”


Come si può vedere si tratta di un totale asservimento al Pensiero Unico – negando ogni evidenza scientifica e giuridica – proprio da parte di quella classe sociale – gli intellettuali – che avrebbe precipuamente il compito di difenderci dai rischi di ogni ideologia dominante.

Per questo parlo espressamente di vero e proprio tradimento del pensiero critico, di sonno della ragione.

Un motivo ben raffigurato nell’acquaforte di Francisco Goya “il sonno della ragione genera mostri”, dove al centro del dipinto si può osservare un uomo immerso nel sonno, con la testa appoggiata su un tavolo. Sul tavolo compare la scritta “El sueño de la razón produce monstruos” [Il sonno della ragione genera mostri].

Quando il pensiero, la ragione, sono paralizzate dal sueño, ecco che un inferno di bestie mostruose – rappresentate dai sinistri uccelli notturni, dagli inquietanti volti ghignanti e dall’enigmatico felino – possono prendere il sopravvento sulla vita umana.

Un fenomeno che si è presentato molte volte nella Storia, sempre riconosciuto dai popoli quando era troppo tardi, salvo poi essere utilizzato dalle classi dominanti come arma retorica per riprodurre – in forme differenti – il medesimo paradigma per conseguire volta per volta le proprie finalità geopolitiche.

Solo alcune minoranze di persone, hanno saputo, in ogni epoca, cogliere il senso di quanto stava accadendo; i filosofi, gli eretici, i ribelli, capaci di sviluppare una indipendenza dallo Zeitgeist – dallo spirito del tempo – tale da permettere una visione d’insieme altrimenti preclusa allo sguardo delle masse umane.

Per questo motivo trovo particolarmente grave che proprio dei filosofi – o sedicenti tali – possano svilire in modo così triviale il pensiero critico.

Ma, fortunatamente, la risposta a costoro non si è fatta attendere ed è contenuta in questa lettera inviata da un gruppo di intellettuali il 22 Ottobre al “Fatto Quotidiano”:


All’attenzione de Il Fatto Quotidiano.

Come filosofi, scienziati e intellettuali italiani, manifestiamo il nostro senso di disorientamento per il documento che un centinaio di docenti hanno firmato in contrapposizione a Giorgio Agamben e a quanti condividono la medesima posizione in merito alla questione Green Pass.
Rispondiamo alla lettera dei 100 filosofi analizzando le quattro osservazioni che sono state mosse contro Agamben:

* * *

1) I colleghi ci ricordano, giustamente, il contributo della filosofia nei confronti della scienza: un ruolo di critica e di approfondimento che non può mancare di rispetto nei confronti dei risultati scientifici. Sosteniamo questa affermazione in toto. Ciò che però i colleghi omettono è che molti lavori scientifici recenti dimostrano le numerose e pericolose criticità dei cosiddetti vaccini anti-Covid approvati in Italia. È scientificamente asseribile che i vaccini anti-Covid19 sono in una fase ancora a tutti gli effetti sperimentale, così come peraltro affermato dalle autorità italiane [1]. Bisogna ricordare anche che i vaccini a mRNA, del tutto nuovi, e a DNA, basati sulla sintesi della proteina Spike, a causa dell’emergenza, sono stati testati in trials clinici di rapidità e approssimazione estreme, con grave perdita di informazioni utili per le fasi successive della sperimentazione [https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/qanda_20_2390; https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/overview/public-health-threats/coronavirus-disease-covid-19/treatments-vaccines/vaccines-covid-19/covid-19-vaccines-authorised].

Inoltre, i trial clinici hanno sofferto di numerose lacune, come evidenziato dalle stesse case produttrici e poi dalla letteratura scientifica ad oggi disponibile: le coorti non erano rappresentative della popolazione ed erano formate da persone in buona salute; non c’erano donne in gravidanza; come outcome primario fu scelta solo la sintomatologia lieve, peraltro di soggetti non esposti al COVID19; non fu testata la riduzione di infettività; i piccoli numeri a sostegno della percentuale di efficacia, rendevano scarsa la portata statistica dei risultati [http://dx.doi.org/10.1136/bmj.m4037]. Va sottolineato infine che le informazioni sugli effetti avversi sono riportate in Italia solo attraverso farmacovigilanza passiva che può sottostimare anche 100-200 volte la frequenza dei casi. Per di più, per ovvie ragioni, e diversamente dai vaccini tradizionali basati su molecole e principi del tutto diversi (patogeno inattivato o proteine), in questo caso nulla è noto circa gli effetti avversi a medio e lungo termine di trattamenti innovativi e privi di un passato epidemiologico in cui si introducono, senza nessun documentato monitoraggio, acidi nucleici (mRNA o DNA) nel corpo umano.

* * *

2) La relazione dello Stato nei confronti dei cittadini trova i suoi fondamenti e si articola in forme ben precise, la cui definizione, perlomeno nella forma repubblicana democratica che ci è propria, trova il suo fondamento nella Costituzione. Che ci si trovi in uno stato di emergenza è ciò che viene affermato dal governo, da quasi due anni, adattando una clausola concepita per le catastrofi naturali che richiedevano l’intervento della Protezione Civile. Ammesso e non concesso che all’inizio del 2020 il ricorso a quella clausola potesse avere una giustificazione, non è pensabile che uno Stato viva in una continua condizione emergenziale, anche mentre di fatto da mesi, anche dal punto di vista epidemiologico, non v’è traccia di emergenzialità. Il governo, dunque, si sta comportando come se la semplice possibilità di un’emergenza a venire fosse essa stessa da considerare come un’emergenza.

Ma questo apre lo spazio ad ogni possibile abuso, perché di fatto ogni momento può essere dichiarato d’autorità come qualcosa che, a insindacabile giudizio di qualcuno, cova una “potenziale emergenza”. Quanto al riferimento che “Tale emergenza richiede procedure che sempre sono state adottate in questi casi a tutela degli interessi della comunità: si pensi alla vaccinazione di massa svolta ai tempi del colera – 1973! – a Napoli”, solo anni dopo sarà, infatti, documentata la scarsissima efficacia del vaccino somministrato in quell’occasione (un vaccino con sperimentazione decennale), al netto delle più importanti azioni di intervento sulla qualità igienica individuale e collettiva [da Greco & Benelli, Scienza Express Editore, 2021].

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3) L’affermazione che l’adozione del Green Pass, imposto come obbligatorio, “non induce nessuna discriminazione tra classi di cittadini”, ci lascia francamente stupiti. Per quanto concerne gli aspetti scientifici, rimandiamo alle audizioni informali presso il Senato della Repubblica dei professori per l’ambito medico e biologico, e Alessandro Mangia e Marina Calamo Specchia per l’ambito giuridico, dei giorni 6 e 7 ottobre 2021, contigui all’intervento di Agamben. Sul versante filosofico-giuridico, l’introduzione di una norma che divide in categorie i cittadini e ne limita o addirittura annulla, sub constricta conditione, alcune delle libertà e dei diritti fondamentali della persona umana costituzionalmente garantiti, entrando in conflitto con la precedente legislazione sia italiana che internazionale, è precisamente un atto discriminatorio. Ma soprattutto, un’analisi dei recenti interventi del governo, in particolare il decreto di riforma della privacy [https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/terremoto-privacy-nel-decreto-capienze-pa-senza-freni-ecco-gli-impatti/], descritto dalla stampa come un “terremoto” dell’attuale quadro normativo europeo (GDPR, ecc.), si presenta come l’ulteriore tassello di un processo di allargamento e consolidamento della sorveglianza digitale, di cui il lasciapassare verde appare come la prova generale. Ci chiediamo e chiediamo ai nostri colleghi: fino dove è possibile giustificare lo stato di emergenza, e un governo che lo sostiene a oltranza, in presenza di atti che hanno come risultato la progressiva riduzione degli spazi di libertà dei cittadini?

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4) Infine, l’affermazione “L’istituzione del Green Pass non comporta nessuna repressione della libertà individuale” perché “la libertà di una persona finisce quando lede la libertà di un’altra” è un argomento che non può essere accettato in forma così semplificata. Posto che la libertà non è arbitrio e che ogni libertà trova un limite nella libertà altrui, ciò non giustifica automaticamente qualunque compressione di diritti e libertà attuata in via obliqua, tramite un obbligo di fatto, imposto al di fuori delle garanzie costituzionali. Il punto sostanziale è: quale lesione verrebbe esercitata da parte di chi non detiene un Green Pass e a chi? Quale danno verrebbe perpetrato da un non vaccinato nei confronti di un vaccinato?

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In conclusione, auspichiamo che su tutti i punti già menzionati si possa aprire un confronto e un dialogo aperto, interdisciplinare e rispettoso delle opinioni altrui. Ci piacerebbe invitare i colleghi firmatari a partecipare a questo dialogo in modo non competitivo, ma costruttivo e inclusivo, per riportare finalmente l’università sul terreno che le è proprio: quello dell’indipendenza culturale e scientifica da ogni potere. Aspetto, questo, che nell’ultimo anno e mezzo ci pare sia stato sacrificato sull’altare della “ragion di stato” sanitaria.

In scienza e coscienza, firmato:
Lorenzo Maria Pacini (UniDolomiti di Belluno)
Maria Luisa Chiusano (Università Federico II di Napoli)
Domenico Fiormonte (Università Roma Tre)
Leonardo Vignoli (Università Roma Tre)
Nicola Schiavone (Università di Firenze)
Membri dell’Associazione CoScienze Critiche

 


 

Ad oggi non mi risulta che tale lettera sia stata pubblicata dal giornale ai sensi del diritto di replica.
Ma voglio augurarmi che Il Fatto Quotidiano intenda al più presto offrire il medesimo spazio e rilievo tipografico a questo importante intervento.

Piero Cammerinesi

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