Il risveglio della coscienza

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“Ch’é ‘ssucciessu!!”, che è successo, si chiede donna Amalia Jovine nell’ultima scena di una delle più famose commedie di Eduardo: Napoli milionaria. Scoppia in lacrime, come se si destasse da un sogno, come se in un istante fosse piombata in una realtà spaventosa. Siamo a Napoli, alla fine della seconda guerra mondiale. Lei si è arricchita con il commercio a borsa nera ed ha appena ricevuto gratis, come dono, il farmaco, introvabile in quel periodo, che può salvare la vita alla figlia più piccola. L’ha ricevuto dall’uomo che ha spogliato di ogni bene e ridotto alla fame.

Ha appena saputo che il figlio stava diventando un mariuolo, un ladro di auto, e la figlia una malafemmena, come allora venivano definite le ragazze “disonorate”. E tutto ciò si era svolto sotto i suoi occhi che non vedevano, dove la realtà era nascosta dal sonno della coscienza.

Accade, ed è accaduto molte volte nella storia anche recente, che una persona (ma anche l’umanità intera) sia obnubilata, trasognata, per periodi anche lunghi, e non si avveda di avvenimenti che pure scorrono chiari davanti a lei. Poi, all’improvviso, accade qualcosa che provoca uno choc, un brusco risveglio, e ci si desta, e si resta ancora intontiti, stavolta perché tutto accade troppo all’improvviso, e non si riesce a stare al passo con la realtà. Si resta allibiti, intontiti, e ci si chiede: che è successo?

Nella commedia è la guerra che copre con un velo gli occhi dell’anima. Nella nostra realtà, qui ed ora, è una guerra diversa, ma anch’essa mondiale, dichiarata contro un falso nemico invisibile, il virus, e in realtà diretta contro la coscienza umana, la libertà di pensiero, la capacità stessa di pensare; una guerra alla libera espressione del proprio essere. E l’ipnosi e la catalessi, provocate dai veleni della menzogna e dell’arbitrio, sembrano ancora prolungare i loro effetti, anche dopo questi due anni.

Come è possibile, mi chiedo? Eppure la diga presenta ormai crepe ogni giorno più profonde e visibili, e l’acqua comincia a infiltrarsi e allargarle. Nella commedia, la “medicina” salvifica viene offerta con un atto d’amore disinteressato, metafora della trasformazione del passato e della guarigione dello spirito, per una umanità che risorge e prende coscienza della devastazione e ricostruisce i rapporti tra le persone in una veste umana.

Oggi, la “medicina” offerta all’umanità, edulcorata di falso altruismo e falso amore, viene imposta con mezzi truffaldini, ricattatori, inimmaginabili per perfidia e cattiveria; la dignità umana viene calpestata col sorriso sulle labbra, il paternalismo peloso e il buonismo di facciata presentano il loro ghigno grottesco, il cinismo siede al Governo e la discriminazione è ritenuta giusta punizione. E ciononostante non sembra che lo choc di donna Amalia colpisca un numero sufficiente di persone, tale da fare impallidire coloro che questo inganno hanno ideato e continuano a perpetrare, e che le porti a chiedersi: che è successo?

Eppure molto si è scritto in proposito, articoli, libri, analisi, e può persino sembrare inutile continuare e scriverne in proposito. Che fare allora? Fare silenzio? No, vorrei provare allora a riassumere questi due anni di lucida follia in un modo, diciamo, “atipico”, proprio come certe polmoniti.


Pandemia in salsa verde

Prendete una malattia epidemica, scegliete la più comune, quella che ogni anno colpisce quasi tutti in modo lieve e che provoca complicanze negli anziani e in persone con patologie gravi pregresse: l’influenza. Poiché ogni anno c’è una epidemia influenzale siete così sicuri di non sbagliare. Anche quest’anno avverrà.

A parte, avrete già usato l’accortezza di far preparare dall’OMS il cambiamento della definizione di “pandemia”, in modo che le persone sane, che poi definirete “asintomatiche” possano essere considerate malate e trattate come tali, messe in quarantena, tracciate ed altro che vi verrà in mente. Non preoccupatevi che ciò possa apparire assurdo; la paura della malattia e della morte fa miracoli, e li potrete “cucinare” tutti a dovere!

Preparate ora bene il “terreno”, scegliendo dapprima due paesi adatti: la Cina e l’Italia; a Wuhan, dove nel 2019 sono stati resi obbligatori sei vaccini ed è in funzione una rete 5G ad altissima potenza e concentrazione; a Bergamo e Brescia, dove è avvenuta una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale, più una antimeningococco, e vi è una rete 5G di grande potenza. Vedrete che le polmoniti troveranno un buon “terreno”; ricordatevi di definirle sempre “atipiche”, perché è un termine ansiogeno e non richiedono spiegazioni.

Vi sarete poi anche assicurati che tutta l’informazione “libera” sia accentrata e sotto controllo, pronta a diffondere il panico con i soliti mezzi. La campagna dovrà essere martellante, con bollettini quotidiani, riprese scioccanti, i talk unilaterali più del solito, in modo che anche il più ignorante virologo legato a big pharma si senta una star.

Abbiate cura che i dati comunicati non siano mai confrontati e confrontabili con quelli degli anni precedenti, e se non è possibile, manipolateli omettendo quelli contrari alla tesi.

Considerate poi che il panico di per sé aumenterà le complicanze che normalmente si presentano ogni anno, ma per maggior sicurezza impedite con ogni mezzo ai medici di visitare i pazienti a casa, in modo da poter creare l’emergenza ospedaliera. Scoraggiate le autopsie, sospendete i disobbedienti e soprattutto fornite protocolli del tipo “tachipirina e attesa vigile”. Demonizzate ogni cura, anche preventiva, e ogni iniziativa utile a intervenire in tempo, ridicolizzate quelli che cercano di ragionare, soprattutto se scienziati indipendenti e conosciuti.

Nel frattempo le persone si saranno abituate ad essere “distanziate”, aspetto fondamentale per instillare il pensiero che gli altri sono pericolosi. I riti veicolati dall’informazione aiuteranno: darsi di gomito, lo scontro “virile” dei pugni, le maschere per perdere la propria identità e unicità, gli slogan, gli appelli e altro ancora.

Oltre al nemico invisibile, il killer, che mostrerete in tutte le “salse”, con i suoi “chiodi” aggressivi e sporgenti, ve ne serve anche uno in carne e ossa; lo creerete e gli fornirete anche un nome conciso, americanizzante e negativo: no-vax. Così nessuno si permetterà più di parlare di libertà di scelta terapeutica.

Cucinate ora il tutto a fuoco lento e siete così pronti a servire l’antipasto, il farmaco genico sperimentale, che definirete “vaccino”, perché così ci sarà la corsa alla siringa. Che importa se non contiene l’antigene, come i vaccini normali, non è certo la prima volta che le parole sono usate per indicare il contrario del loro significato.

In compenso le case farmaceutiche (perché case? Forse per evocare sicurezza?) avranno una marea di sperimentatori, miliardi di persone che non dovranno neppure pagare, e saranno anche esonerate da responsabilità, in sede civile e penale, per le morti e le lesioni permanenti che provocheranno. Ma i Governi, i Presidenti, il Papa e il Dalai Lama diffonderanno messaggi d’amore e di speranza, che saneranno ogni cosa e anzi renderanno accettabili questi sacrifici umani, secondo il noto principio di amore fraterno: “mors tua vita mea”.

A proposito di “effetti collaterali”, tutta questa situazione vi ha permesso e sempre più vi permetterà di sostituire il reale col virtuale: medicina, agricoltura, lavoro, scuola, incontri, conferenze, acquisti, tutto smart. Chi potrà poi opporsi all’Internet delle cose, dove tutto diventa intelligente? Diciamo quasi tutto perché per l’essere umano si vedrà…

Ricordate di enfatizzare sempre il nome Covid, come se non fosse una influenza, e quando questa epidemia influenzale comincerà a declinare, come tutti gli anni, i tamponi tamponeranno la situazione. Il loro grado di affidabilità è nullo ma ormai le persone saranno pronte a tutto, per amore o per forza, per lavorare o per prendere il treno, per vivere e morire.

A proposito, alcuni potrebbe notare che l’influenza è sparita e porsi domande, pur nell’assopimento; ma voi preveniteli e dite che il Covid l’ha scacciata, ovvero chiodo scaccia chiodo…Può esservi utile per le future epidemie, pardon “pandemie” già annunciate.

Vi aiuteranno i Governi, che controllate da anni, con decreti ad hoc, incostituzionali e criminali, certo, ma che importa? L’essenziale è andare in tavola e voi siete finalmente pronti a servire il piatto forte: un bel Passaporto vaccinale, cucinato a dovere, in salsa verde naturalmente, che finalmente “libera” le persone, e molti saranno contenti di tornare alla vita di prima: apericena, shopping e concerti alla Scala, con ovazione al Presidente.

Lo so, you have a dream; anche voi, come tutti, avete un sogno: servire tante “varianti” a questo monopiatto che alla lunga rischia di stufare: normale, super, super7 fino a sette dosi, maxi a dosi illimitate, e infine il Big Green, o PUE, Passaporto Universale Eterno, che entra anche nell’asse ereditario (Elon Musk lo vorrà anche su Marte), anche in versione chip sottopelle e, perché no, in versione nerd, impiantato nel cervello, se si riesce a trovarlo. Non disperate, il sonno della coscienza è il vostro miglior alleato, finché riuscite a farlo durare. Il complotto è servito! Buon appetito, per ora…

Potrei concludere con le stesse parole con cui Eduardo chiude Napoli milionaria, parole divenute famose e penetrate nell’uso comune, ancora oggi e non solo a Napoli: “a’ddà passà a nuttata”, deve passare la nottata. Nella commedia la frase era riferita a ciò che aveva detto il medico riguardo alla bambina ammalata, ma Eduardo voleva riferirsi ad una nottata della coscienza umana; il buio che cede alla luce della speranza, da un lato la speranza di chi attende impotente l’esito di una malattia, ma dall’altro lato quella che provoca un risveglio di moralità, quindi fiducia nell’Uomo.

Oggi siamo di fronte ad una sfida più impegnativa, una guerra che può essere vinta solo con la ferma volontà di resistere, disobbedire e opporsi ad una aggressione all’umano che è in tutti noi, un’aggressione come mai è avvenuta con queste modalità e potenza. Occorre la ferma volontà di restare umani. La posta in gioco è alta. Per vincere realmente non dobbiamo distruggere il nemico, perché esso è anzitutto dentro di noi. Dobbiamo trasformare la paura, da un lato in un fuoco dello spirito che ci permetta di intuire il nuovo, e dall’altro nel coraggio di pagare il prezzo per realizzarlo.

Ognuno nella sua realtà, ma ognuno in contatto con coloro che sentono questa esigenza come si sente la fame e la sete. Stare a guardare significa sottoscrivere la propria schiavitù. La nuttata sarà forse lunga, il punto più buio della notte non è ancora giunto, ma spetta a ciascuno di noi creare le condizioni per l’inversione che permette alla luce di penetrare. E allora la diga della menzogna non potrà più reggere e crollerà.

E quando questo accadrà noi dovremo essere pronti. E lo saremo.

26 gennaio 2022

Sergio Motolese   


Sergio Motolese, musicista.
L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

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