di Piero Cammerinesi
Stamane stavo guardando alcune immagini della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Parigi ’24, riflettendo sui segnali inequivocabili che ci vengono forniti da chi produce e controlla l’informazione globale, quando una amica mi ha segnalato Èlite, una canzone degli Articolo 31 che non conoscevo, essendo personalmente – anagraficamente e culturalmente – piuttosto lontano da certe espressioni musicali.
Ebbene, si tratta di qualcosa di davvero interessante, tanto da spingermi a rimandare il commento sulla cerimonia olimpica, di cui pubblico, tuttavia, alcune immagini, dato che sono perfettamente coerenti con quanto esamino in questo articolo.
la cosa più interessante della canzone di cui parlo è che espone in piena luce quello che, sino a pochi anni fa, non solo era occulto ma anche inopportuno ed estremamente rischioso da affrontare apertamente.
Ecco il video del pezzo e qui sotto il testo:
Élite
Questa è per te povero
La vuoi la verità?
Tu non sai come mi chiamo, io di te so tutto
Ciò che sto per dirti lo troverai assurdo
Penserai che sono palle, per questo te ne parlo
Perché meno mi credi più per me è un vantaggio
Brucio un capitale al quale la tua fantasia manco ci arriva
Il telecomando che controlla la tua vita
Decido io la moda che segue la gente
La pubblicità che ti convince a comprare quello che non ti serve
Tu non sai la storia, io invece mi ricordo
Le formule arrivate a me dal nonno di mio nonno
Formule segrete che la mia family possiede
Da quando vi chiamavamo plebe
Te l’ho appena detto quanto ti disprezzo
Ma io sono ricco e tu m’amerai lo stesso
Da quando il cash ha sostituito Dio
L’unico padre eterno sono io
Ho creato il gioco col quale ti distraggo
La fame per la fama, i soldi, lo sfarzo
Che non ti basta mai e ne vuoi sempre più
Perché il tuo sangue è rosso ed il mio blu
Quindi consuma, lavora, non rompere il cazzo
Vivi la tua vita pietosa come fosse di un altro
Io pago chi manganella la protesta
La legge uguale per tutti voi stronzi, per me è diversa
Controllo borse, risorse, banche
Anche quello che ti insegnano le scuole
E tu ti vendi l’anima e la madre
Ciò che hai sotto la schiena e tra le gambe
Per un posto al sole, io studio l’algoritmo
Perché il vero business è la dipendenza
Più che di sostanze oggi ci si droga d’apparenza
Le cose che flexate per me sono poverate
Postate, minchioni, postate
Che te li vendo io i diamanti e l’oro
Poi li ricompro a metà prezzo se perdi il lavoro
Ordinando la morte dei tuoi diritti su Gloovo
Comodo da casa con in mano il globo
Te l’ho appena detto quanto ti disprezzo
Ma io sono ricco e tu m’amerai lo stesso
Da quando il cash ha sostituito Dio
L’unico padre eterno sono io
Ho creato il gioco col quale ti distraggo
La fame per la fama, i soldi, lo sfarzo
Che non ti basta mai e ne vuoi sempre più
Perché il tuo sangue è rosso ed il mio blu
Noi siamo uno percento, voi novantanove
E se vi unite vi riprendereste tutto in un lampo
Così faccio scoppiare una guerra e qualche infezione
E spaventati voi vi scannate l’un l’altro
E rido quando date un senso morale all’assassinarvi
Mentre vendo armi ad entrambe le parti
Vai a votare chi ti pare
Tanto i politici sono le mie puttane
Te l’ho appena detto quanto ti disprezzo
Ma io sono ricco e tu m’amerai lo stesso
Da quando il cash ha sostituito Dio
L’unico padre eterno sono io
Ho creato il gioco col quale ti distraggo
La fame per la fama, i soldi, lo sfarzo
Che non ti basta mai e ne vuoi sempre più
Perché il tuo sangue è rosso ed il mio blu.
Ecco qui, davvero interessante, non trovate?
Potremmo definirla il Manifesto di Ahriman, in un livido terzo Faust stralunato e contemporaneo.
Dentro c’è tutto quello che c’è da sapere sull’azione delle forze dell’Ostacolo sull’uomo, iniziando dalla considerazione che esse devono la loro presa sull’uomo al fatto che la loro stessa esistenza è ignota alla maggior parte della gente, che non crede alle loro azioni neppure se esse sono in piena luce:
Tu non sai come mi chiamo, io di te so tutto
Ciò che sto per dirti lo troverai assurdo
Penserai che sono palle, per questo te ne parlo
Perché meno mi credi più per me è un vantaggio
Concetto a suo tempo ben espresso da Goethe nel suo Faust con le parole:
Il popolino non si accorge mai del diavolo nemmeno se questi lo afferra per il bavero!
O, anche da Rudolf Steiner:
Certi poteri devono sempre far leva sull’inconscio. E una grande parte del divenire storico è provocato dal fatto che elementi coscienti ed elementi inconsci vengono riuniti da coloro che sanno come collegarli (…) Per far agire una singola persona in uno stato di coscienza diverso (per il nostro mondo fisico) è necessario un essere più forte di un’anima di popolo, è necessario anche un oscuramento della coscienza. Per una comunità di persone, per un gruppo di persone, non è affatto necessario arrivare al punto in cui si nota un oscuramento della coscienza, perché la cosa può avvenire in forma molto più lieve (Rudolf Steiner, Il Karma della non veridicità O.O.173b).
Non conoscendo e non sapendo – o volendo – riconoscere la provenienza della manipolazione cui è sottoposto, l’uomo di questo tempo non si rende ovviamente conto degli strumenti con cui viene posseduto: denaro, informazione, moda, pubblicità:
Brucio un capitale al quale la tua fantasia manco ci arriva
Il telecomando che controlla la tua vita
Decido io la moda che segue la gente
La pubblicità che ti convince a comprare quello che non ti serve
Ma questa forza di controllo e dominazione non appartiene solo al presente; si basa su una lunga tradizione di sopraffazione che ha le sue radici nel mondo antico con la schiavitù e la servitù della gleba. Si tratta di ampie fasce umane da millenni interamente al servizio delle élite, la cui forza è la memoria, al contrario dei popoli che dimenticano la storia:
Tu non sai la storia, io invece mi ricordo
Le formule arrivate a me dal nonno di mio nonno
Formule segrete che la mia family possiede
Da quando vi chiamavamo plebe
La mancanza di memoria storica e l’incapacità di giudicare gli eventi del passato, infatti, come sottolinea Rudof Steiner, producono pesanti effetti sul presente:
…il karma che si è compiuto nell’umanità è legato spesso all’incapacità di far prevalere la verità nell’attenzione al mondo dei fatti, nell’attenzione in generale ai contesti storici o d’altro tipo nella nostra epoca materialista. E questo non-uso della verità, questo specifico uso del suo esatto contrario, la scarsa inclinazione a cercare la verità, a desiderarla, sono tutti fenomeni legati al karma del nostro tempo (Rudolf Steiner, Il Karma della non veridicità O.O.173b).
Nelle strofe successive della canzone è in primo piano, senza veli, il sovrano disprezzo dell’élite nei confronti delle persone comuni.
Un disprezzo profondo che abbiamo visto mostrasi in piena luce in questi ultimi anni nelle opere e nei progetti di personaggi inquietanti come Yuval Noah Harari, Ray Kurzweil e Klaus Schwab.
Si tratta di una vera e propria guerra contro l’umanità dove il denaro è ormai l’unico dio dell’uomo, determinando ogni pulsione umana insieme alla ricerca della fama e del lusso. Ma, in un mondo capovolto, dove la vittima ama il carnefice e le persone ammirano coloro che le dominano, così prosegue l’autore della canzone:
Te l’ho appena detto quanto ti disprezzo
Ma io sono ricco e tu m’amerai lo stesso
Da quando il cash ha sostituito Dio
L’unico padre eterno sono io
Ho creato il gioco col quale ti distraggo
La fame per la fama, i soldi, lo sfarzo
Che non ti basta mai e ne vuoi sempre più
Lavorare giorno e notte per non pensare è il destino dell’uomo-schiavo, che in tal modo non ha né tempo né energie di alzare la testa o, peggio, di pensare a ribellarsi. Poi, nel caso riuscisse a farlo, c’è sempre la legge che vale per lui ma non per coloro che l’hanno scritta:
Quindi consuma, lavora, non rompere il cazzo
Vivi la tua vita pietosa come fosse di un altro
Io pago chi manganella la protesta
La legge uguale per tutti voi stronzi, per me è diversa
Chiaro, no?
Su cosa si fonda il dominio di queste forze perverse, dunque? Sul controllo globale – il famoso capitalismo del controllo teorizzato ma forse non pienamente compreso in tutte le sue implicazioni – controllo del pensiero, del denaro, dell’informazione e dell’istruzione, nonché sulla dipendenza dalla realtà virtuale:
Controllo borse, risorse, banche
Anche quello che ti insegnano le scuole
E tu ti vendi l’anima e la madre
Ciò che hai sotto la schiena e tra le gambe
Per un posto al sole, io studio l’algoritmo
Perché il vero business è la dipendenza
Più che di sostanze oggi ci si droga d’apparenza
Nella ripugnante cultura degli influencer e del IAD – Internet Addiction Disorder – il controllo viene esercitato nel modo più sottile mediante la realtà virtuale così da occupare le anime dall’interno, nuova allucinata versione del cavallo di Troia di omerica memoria.
Ora, certo, l’umanità felicemente schiava potrebbe anche ribellarsi rappresentando di fatto – come ogni tanto qualcuno proclama orgogliosamente, il 99% – ma, qui casca l’asino, è solo un sogno privo di sostanza, dato che negli ultimi anni le capacità di manipolazione e di controllo hanno raggiunto vertici inimmaginabili utilizzando pandemie, rivoluzioni, stragi e guerre come armi di distruzione e distrazione di massa:
Noi siamo uno percento, voi novantanove
E se vi unite vi riprendereste tutto in un lampo
Così faccio scoppiare una guerra e qualche infezione
E spaventati voi vi scannate l’un l’altro
E rido quando date un senso morale all’assassinarvi
Mentre vendo armi ad entrambe le parti
Vai a votare chi ti pare
Tanto i politici sono le mie puttane
Ben sapendo che la democrazia è solo la foglia di fico che nasconde l’oligarchia tirannica del potere che compra ogni suo rappresentante, l’élite si traveste di antirazzismo, inclusione e integrazione ma in realtà rappresenta il razzismo più radicale:
La vuoi la verità?
Perché il tuo sangue è rosso ed il mio blu.
Le verità enunciate in questa canzone sono palesi, senza veli, e proprio questo la rendono per certi versi inutilizzabile per il fruitore.
È troppo, troppo in primo piano, in piena luce. Un segreto così smaccatamente esibito perde la sua qualità di segreto e, al massimo, fa sogghignare.
Eppure è proprio questo il senso di questa operazione: affermare qualcosa pubblicamente perché il farlo fa parte delle regole delle élite ma, al tempo stesso, farlo in modo da renderne inoffensivo il significato.
Cosa fare? Per concludere con le parole di Steiner:
Bisogna guardare la realtà così com’è! Tutto dipende dalla volontà di vedere: di vedere come le persone vengano sospinte, di vedere dove risiedano gli impulsi che le muovono. In effetti, questo equivale ad acquisire il senso della verità, perché ho spesso sottolineato che non si tratta di dire: “Ma io ci credevo, era la mia sincera, franca opinione!” No, il senso della verità ce l’ha chi si sforza incessantemente di ricercare la verità, chi non tralascia di cercarla e si assume le proprie responsabilità anche quando dice qualcosa di falso per ignoranza. Perché per l’obiettività è indifferente che qualcuno dica qualcosa di falso sapendolo o ignorandolo, così come è indifferente se si mette il dito nel fuoco per stoltezza o per spavalderia: ci si brucia in entrambi i casi (Rudolf Steiner, Il Karma della non veridicità O.O.173b).