Il Gruppo di UR e il “Fuoco che non brucia”.

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di Marco De Berardinis

Vivendo oggi nell’epoca del sincretismo religioso, dove ciascuno si fa non solo la propria religione ma anche il proprio iter iniziatico da seguire, prendendo spesso un esercizio da Steiner, uno da Scaligero e così via…ravvisando un errore metodologico molto grave, in quanto va seguito semplicemente uno o due testi di Steiner, di Scaligero o uno dell’uno e dell’altro…avvisiamo che le discipline che andremo a discutere non sono complementari e nemmeno integrative alla propria Disciplina interiore. 

Queste discipline, in sé efficacissime, potranno essere più di ostacolo che di effettivo ausilio allo sviluppo se in un certo senso non si è desti e presenti con la Coscienza e non si ha il senso di quello che può essere lontanamente chiamato “Uomo Interiore”. Pertanto il fuoco messo in mano a un artificiere genera meraviglia, nelle mani di adolescenti preoccupazione, nelle mani di un bambino pericolo. Sappiamo che molti si scoraggiano davanti ai difficilissimi esercizi proposti dal Dottore e dallo Scaligero, ciò nondimeno la fretta in questo campo è quanto più di controproducente esista. Sarebbe come far esplodere i fuochi d’artificio nel bel mezzo di una pioggia scrosciante. Come dicevano gli antichi alchimisti, “Se manca dell’oro, non se ne può  fare dell’altro”.

* * *

Gli anni 1927, 1928 e 1929 sono anni di straordinaria importanza per l’esoterismo italiano. Esponenti delle principali correnti di ricerca dell’occultismo del bel paese, tentarono il superamento delle proprie divergenze lumeggiando l’iter del sentiero iniziatico ognuno dal punto di vista del proprio orientamento spirituale. Le personalità che si radunarono intorno all’ideale della Verità unica, sotto molte vesti, furono:

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Giovanni Colazza, alias LEO, discepolo diretto di Rudolf Steiner che per la sua riluttanza a scrivere, espose i suoi scritti al Direttore Julius Evola, il quale lì mise per iscritto per suo conto. 

Arturo Reghini, alias Pietro Negri, neopitagorico, massone, fondatore del Rito Filosofico Italiano, discepolo diretto di Amedeo Armentano, che ereditò dal Maestro l’ardua missione di ricondurre la massoneria alla sua funzione iniziatica e in secondo luogo orientare la società verso un ordinamento basato sui valori spirituali

Giulio Parise, alias Luce, pitagorico, massone.

Prof. Ercole Quadrelli, alias Abraxa e Tikaipos, ermetico, kremmerziano.

Julius Evola, alias Ea, Jagla, Krur, tradizionalista pagano, ermetico.

Aniceto Del Massa, alias Sagittario, numerologo, pitagorico e antroposofo.

Arturo Onofri, alias OSO, poeta, antroposofo.  Scrisse la prefazione alla 1 ma edizione italiana della Scienza Occulta di R. Steiner (1924).

Girolamo Comi, alias GIC, poeta, cattolico.

Duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò alias ARVO, antroposofo, figlio di Emmelina De Renzis, che introdusse il pensiero di Rudolf Steiner in Italia per il salotto romano. La De Renzis tradusse Teosofia di R. Steiner Ed. Aliprandi Milano 1922.

Domenico Rudatis, alias RUD, teosofo.

E altri esoteristi che scrissero sotto pseudonimo, secondo il criterio medioevale dell’anonimato,

“la loro persona non conta, perché quel che di oggi possono dire di valido non è una loro creazione ed escogitazione ma riflette un insegnamento superindividuale, oggettivo”.1

Rammentiamo che i fascicoli del Gruppo di UR, rivista di scienze esoteriche uscirono nel 1927 e 1928, a cura di J. Evola, di P. Negri e G. Parise, sempre rimanendo J. Evola l’unico direttore, mentre nel 1929 avvenne una scissione tra i tre e l’unico direttore responsabile Julius Evola, continuò l’uscita dei fascicoli con il nome di KRUR.

Fonti storiche accreditate (vedi Evola e il gruppo di UR, edizioni Seab, a cura di Renato del Ponte) riportano un tentativo da parte del Parise e del Reghini di appropriarsi della direzione della rivista mentre era in corso una disputa tra J. Evola e A. Reghini sul primato del libro intitolato Imperialismo pagano di J. Evola. Secondo Reghini, J. Evola non era qualificato a poter utilizzare tale titolo in quanto egli stesso portatore di tali idealismo magico pagano.

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Sempre in questi anni, si verifica il triangolo amoroso tra J. Evola e Sibilla Aleramo, Amo, dunque sono (Mondadori, 1927),  dove il personaggio di Evola, Bruno Tellegra,  viene descritto gelido e disumano per approdare poi nell’amore dionisiaco con Luciano (Luce, Giulio Parise) molto più giovane dell’Alleramo. Evola liquiderà l’amore per Luciano, tutto volto a essere mago, ma anche seduttore, come una fantasia erotico senile della Sibilla.

Sempre dal libro della Aleramo, veniamo a sapere che Luciano passa l‘estate in compagnia di un “mago” (Arturo Reghini”), in una torre in mezzo al mare (Torre Scalea dal versante della Calabria tirrenica).

In un contesto del genere, avviene il passaggio dalla rivista UR uscita in 12 fascicoli nel 1927 e in 8 fascicoli nel 1928 alla rivista Krur, cui si doveva opporre la rivista Ignis di A.Reghini. La rivista di Reghini ebbe una sola uscita per poi chiudere. Apprendiamo sempre dal libro Evola e il gruppo di UR, a cura di Renato del Ponte, che il regime fascista aveva sciolto ufficialmente la massoneria nell’anno 1925. Continuarono nella collaborazione della rivista Krur, Ea, Abraxa, Jagla, Tikaipos, Oso, Krur. Rimane più veritiera, a nostro avviso, che la scissione avvenne in quanto mentre per Evola il gruppo doveva portare allato delle discipline iniziatiche, anche una direzione da indicare alla società in generale, dall’altra per Reghini, tale cosa era impensabile specialmente all’infuori dai circoli massonici. Tanto fu che Krur finì alla fine dell’anno 1930 e si tramutò nel quidicinale di combattimento e di critica al devastamento morale allora ancora in germe nella rivista “LA Torre”.

Apro una partentesi : sappiamo dalla vita terrena di R. Steiner che lui in persona, nel decennio precedente, promosse l’impulso alla Tripartizione dell’organismo sociale, unica prospettiva veramente valida per recuperare una società europea irrimediabilmente caduta nel materialismo dell’epoca, nella meccanicizzazione arimanica della scienza e della perfezione luciferica della tecnica, in cui il tema dell’individualità assurgeva a mito piuttosto che a ricerca interiore. E dobbiamo infinita gratitudine a una possibile uscita da questa situazione che i vari movimenti tradizionalisti vorranno risolvere riallacciandosi a una Tradizione primordiale, quella dell’Uomo Solare con le braccia alzate, quello dello spirito artico-atlantico, quello della  luce che da nord va a sud e da ovest a est (che degenererà nella teoria della razza) – a una donna, Marie von Sivers, la quale vede nella persona di Rudolf Steiner l’Uomo che può risollevare la decadente civiltà cristiana europea, il custode del fuoco primordiale della Vera Tradizione.

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Erano anche gli anni in cui la Teosofia si era scagliata contro la vivisezione (oggi potremmo attualizzarci e considerare l’aborto), chiamato il male del secolo e il movimento teosofico aveva assunto posizioni nette per il regime vegetariano portando a coscienza il problema degli allevamenti intensivi, al tempo non ancora inammissibili come lo sono oggigiorno. Importante anche l’apporto deli teosofi sul sociale per la nascente questione sui figli di due madri.

Nel Gruppo di UR, (dalla radice sumera Ur, Fuoco),  confluivano quindi la  corrente antroposofica, con il suo esponente principale Giovanni Colazza, alias Leo, le cui monografie sono di impareggiabile valore esoterico, la corrente kremmerziana , con gli scritti di Abraxa,  che rappresentano  il fulcro esoterico del lavoro interiore, la corrente pitagorico massonica con i resoconti di Giulio Parise, alias Luce, lumeggiano una via interiore da percorrere senza che l’una corrente vada a oscurare l’altra anzi piuttosto a integrarsi vicendevolmente.

Sappiamo che Massimo Scaligero non partecipò direttamente al Gruppo di UR anche se fu lui a consegnare a Evola lo scritto che comparve postumo come Liberazione delle facoltà 2. Si trattava dei 6 esercizi di R Steiner, che Evola inserisce nell’edizione del 1955 dei Fratelli Bocca, omettendo la paternità degli stessi, ossia il Nostro. Inserirà anche la visione magica di Crowley, di cui raccomandiamo di stare alla larga, secondo una intenzione nobile ma personalissima di rielaborare i contenuti originari secondo l’evoluzione del proprio vissuto. Sarà per questo che Massimo Scaligero, che ha conosciuto molti dei protagonisti del sodalizio, a un certo punto, decise di riprodurre in copia fotostatica dell’originale, con le edizioni Tilopa, le monografie originali del Gruppo di UR, in quanto aveva ravvisato un’alterazione dell’impulso originale nelle versioni precedenti e come sempre donandoci, con questo atto, la possibilità di riallacciarci all’edizione originale. Infatti UR, rivista di indirizzi per una Scienza dell’Io, dell’edizione Tilopa, reca all’inizio una nota scritta da Massimo Scaligero come introduzione.

Termineremo dicendo che il punto d’inizio è sempre accendere e mantenere la fiaccola del “fuoco vivo”, ricordiamo infatti che il Palladio – che era sempre acceso – e oggi di questo fuoco sempre vivo troviamo eco dal mondo greco in avanti, nella fiaccola olimpica che mai deve spegnersi, in questo contesto, proponiamo un esercizio dato da Leo Colazza in Atteggiamenti, il senso del fuoco o senso del calore di seguito riportato :

Essa (l’attitudine immaginativa) consiste nell’avere l’immagine del godimento benefico del calore, sentendosi penetrati e vivificati da esso – come di vita feconda in noi e fuori di noi – presente e perenne come la luce solare. Sentire in noi questo calore come cosa nostra, come se il sole fosse in noi, radiante.

Questa immagine si porterà spontaneamente nel «cuore» – essa troverà direttamente la via ai centri sottili del cuore, poiché non è possibile sentirla intensamente e pur mantenerla nel cervello.

Questo centro-calore che si desta in noi dovrà essere sempre presente nella nostra esperienza interiore, come emozione attiva contrapposta alle emozioni riflesse e passive provocate da cause esteriori.

Non è possibile un risveglio gelido e puramente cerebrale. Tutte le regole e gli indirizzi di educazione iniziatica non daranno frutti senza questo senso del fuoco risvegliato dal cuore. E’ per questo che gli uomini nel passato hanno tentata la via della devozione – ma questa era proprio inquinata da pregiudizi e da emozioni passive e non poteva dare la conoscenza. Scendendo nel cuore gli uomini perdevano il senso dell’Io per disperdersi nel sensitivo-sentimentale. “
(Leo, Atteggiamenti, pag. 63, Introduzione alla Magia a cura Gruppo di UR, Vol. 1 – Ed. Mediterranee”).

Questa educazione del cuore, opererai con persuasione, con un “fuoco” lento e dolce, ininterrotto, e rifletterai l’analogia in Magia cerimoniale della lampada che deve ardere per tutto il tempo delle operazioni e se conosci il linguaggio alchemico, amico lettore, capirai cosa si intende per “fuoco che non brucia” o “fuoco di lampada”.

Note

1 Introduzione alla Magia, a cura del Gruppo di UR , Vol I, pp 11, della Edizione Mediterranee, Roma. 3 volumi.

2 Introduzione alla Magia, a cura del Gruppo di UR , Vol III, pp 27, della Edizione Mediterranee, Roma. 3 volumi.


Marco De Berardinis anno 1974. Da inizio pandemia, scrive di Tripartizione su riviste come l’Archetipo e il Notiziario di Rinascita ed è attivo in un gruppo di studio sulla Tripartizione.
Ha conosciuto Rudolf Steiner tramite Geshe Champa Gyatso, il lama di Pomaya scomparsa diversi anni fa.
Vive tra Ostia (RM) e Alba Adriatica(Te)

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