di Piero Cammerinesi

Ci sono giorni – come oggi – in cui si vorrebbe mandare tutto al diavolo, in cui si vorrebbe semplicemente spingere un pulsante e puff, sparire.

Il dolore, l’ansia e l’angoscia delle persone, dopo due anni di psico-pandemia, sono aumentati esponenzialmente sopratutto con la progressiva stretta della garrota da parte di istituzioni corrotte ed integralmente autoreferenziali.

Non c’è giorno in cui imposizioni e regole insensate non si sforzino di piegare le menti di un numero sempre più ampio di persone.

Non c’è giorno in cui chi cerchi di essere d’aiuto non riceva messaggi, telefonate, audio con richieste di conforto.

Non c’è giorno in cui un amico o un familiare non abbia bisogno di una parola, un consiglio, un conforto.

Non c’è giorno in cui qualche amico non si trovi di fonte al bivio se mantenere la propria coerenza e rifiutare l’imposizione di un siero sperimentale dagli effetti sconosciuti o cedere al compromesso a causa delle necessità lavorative e familiari.

Senza parlare delle laceranti divisioni all’interno delle famiglie, dell’ambito lavorativo, della cerchia delle amicizie, finanche dei propri compagni di percorso su un sentiero spirituale, a causa delle diverse posizioni nei confronti del siero miracoloso.

Due anni di tira-e-molla, di docce scozzesi, di menzogne travestite da verità sono tanti, troppi.

Anche per chi – i pochi – che sin dall’inizio hanno fiutato la truffa, l’inganno globale.

Sin dall’inizio, nei primi mesi del 2020 – mi riferisco qui agli avvenimenti italiani – vi sono stati dei medici e degli scienziati che hanno comunicato al CTS di avere in mano elementi importanti per comprendere meglio la malattia ed i possibili rimedi.

Non sono stati né ricevuti né degnati di una risposta.

Ora, mi chiedo, quale governo interessato al bene del popolo, di fronte a quella che veniva definita quasi una nuova peste non avrebbe ascoltato ricercatori e scienziati di spicco, invece di non rispondere neppure alle richieste di incontro?

Sappiamo bene come nella scienza le più grandi invenzioni siano nate sovente da osservazioni casuali magari da parte di ricercatori poco conosciuti. 

Ed allora? Perché negare qualsiasi confronto, restando nell’autoreferenzialità di un ambito – quello del CTS – che, peraltro, non brilla per una reale autorevolezza scientifica?

Non serve essere dei geni per comprendere che i conti non tornano.

I conti non tornano perché, appunto, non si sono voluti ascoltare medici e scienziati che stavano lavorando sul virus ottenendo risultati poi rivelatisi preziosi.

I conti non tornano perché non si sono voluti sperimentare rimedi che stavano dando ottimi risultati clinici, anzi tali rimedi – prima l’idrossiclorochina e poi l’ivermectina – sono stati addirittura vietati e ritirati manu militari dalle farmacie.

I conti non tornano perché si sono proibite le autopsie, che avrebbero immediatamente rivelato gli effetti del virus sui vasi sanguigni, evitando di intubare inutilmente e fatalmente tanti malati.

I conti non tornano perché invece di potenziare i reparti ospedalieri e di terapia intensiva sono stati addirittura diminuiti gli investimenti e sospeso il personale sanitario che non si adeguava all’obbligo del siero sperimentale.

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuta imporre la linea-guida criminale della Tachipirina e vigile attesa e, se pure fosse stata imposta all’inizio per ignoranza, avrebbe dovuto essere revocata una volta dimostrata la sua dannosità, invece di ricorrere addirittura al consiglio di Stato per ripristinarla.

I conti non tornano perché invece di appoggiare ed incentivare le organizzazioni di volontari – come IppocrateOrg per citarne una – che si sono prese cura di decine di migliaia di malati che non venivano neppure seguiti telefonicamente dai medici di base, le si sono demonizzate e ci si è affrettati a radiare i medici che volontariamente assistevano a domicilio i pazienti.

I conti non tornano perché ben sapendo come la paura e l’angoscia influiscano in modo distruttivo sulla salute non si sarebbe mai dovuto inondare la popolazione con campagne terroristiche mediatiche bensì educarla ad un comportamento rigoroso e scientificamente fondato. 

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuto lasciare morire da soli malati ed anziani nelle RSA, senza poter avere vicino i propri cari.

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuto sottoporre i bambini a traumi verosimilmente irreversibili, né colpevolizzare i giovani persino perché svolgevano attività fisica in palestra o addirittura all’aperto.

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuto discriminare inoculati e non, minacciare e reprimere. Imposizione vs logica nel grottesco e risibile balletto delle caratteristiche e delle percentuali di protezione dei sieri sperimentali.

I conti non tornano perché la continuamente evocata e fomentata opposizione provax/novax fa tanto pensare ad un’arma di distrAzione di massa per occultare quello che è verosimilmente il reale obiettivo: il controllo digitale dell’intera popolazione.

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuto assimilare i guariti agli inoculati – imponendo a tutti indiscriminatamente le medesime regole inoculatorie – in quanto del tutto antiscientifico, visto che di regola la guarigione da una malattia virale garantisce un’immunità potenzialmente illimitata. 

I conti non tornano perché non si sarebbe mai dovuto usare la censura nell’informazione ma, al contrario, consentire un dibattito pubblico di ricercatori e studiosi nel reciproco rispetto delle opinioni.

I conti non tornano perché non si sarebbe dovuto fare strame dei diritti costituzionali, ignorando i rischi di una gestione emergenziale oltre i limiti nonché di un obbligo indifferenziato di inoculazione di un siero sperimentale dalla ormai evidente ridottissima – per non dire di peggio – protezione dalla malattia.

I conti non tornano perché – ultima ‘perla’ dei nostri governanti – nonostante siano stati invitati esponenti governativi e del CTS al recente Convegno di Roma “Pandemia, invito al Confronto”, per un sereno scambio di idee e di riflessioni nessuno di loro si è palesato, dimostrando che l’unico “confronto” possibile per costoro è quello asimmetrico della gogna mediatica destinata a chi non si inchina al pensiero unico.

Per tutto questo ed altro ancora i conti non tornano e questo viene ormai compreso da un numero sempre maggiore di persone che, tuttavia, aggiungono al danno delle difficoltà esistenziali la beffa della consapevolezza di doversi piegare ad una truffa colossale.

I conti non tornano, dunque, a fronte delle ostentate assicurazioni che è tutto per il nostro bene, che se saremo bravi ed ubbidienti sudditi torneremo presto (!) alla normalità.

Invece oggi ci troviamo di fronte al tradimento della scienza, della cultura, della religione, della società, della politica, della stessa dimensione antropologica e spirituale dell’Uomo. 

Assistiamo al trionfo dell’uniformità gregaria dell’individualità umana, indotta ad incanalarsi in gruppi soggetti a logiche non umane ma di branco animale.

Se poi vogliamo ampliare lo sguardo e cercare conferme dalla storia passata, ci avvediamo ben presto che le grandi epidemie sono state sempre funzionali a dei cambi di paradigma sociali e politici. 

Solo che nel passato riguardavano singole popolazioni, mentre oggi siamo di fronte ad un ‘cambiamento globale’. Tuttavia mai come in questa epidemia ci troviamo di fronte ad una enorme sproporzione tra gli eventi biologici e quelli politico-sociali, tanto da supporre che, per le élite che la stanno gestendo, questa epidemia, non debba, non possa finire mai – se non rimpiazzata da un’altra, possibilmente peggiore. 

Ecco che, allora, improvvisamente, i conti tornano.

Mi scusi il lettore se ho esordito con “Ci sono giorni in cui…si vorrebbe semplicemente spingere un pulsante e puff, sparire“ ma a volte lo sconforto di chi soffre, la desolazione di chi non ha le forze per resistere, la pena per chi non capisce il senso degli accadimenti tracimano nell’anima anche di chi cerca di mantenere dritta la barra del timone.

Accade, ma passa presto.

Passa perché non serve a nulla, passa perché il nostro compito non è quello di fuggire, ma di reagire, di affrontare questo drammatico momento di svolta antropologica con fermezza, lucidità e determinazione, in modo da essere bastone per chi è stanco, abbraccio per chi è solo, calore per chi ha freddo, visione per chi è cieco.

Se non ora, quando?

Se non noi, chi?

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