C’è chi riesce a costruire un business perfino attorno alla malattia. Come quello che si è costituito attorno al Covid.
Dalla mancanza delle autorizzazioni necessarie per fare i test, ai test effettuati in ambienti non idonei: sono tante e variegate le bufale che hanno scovato i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e Sanità, durante il corso di questi mesi, in 285 laboratori di analisi privati e convenzionati con il Ssn.
Però a rimetterci sono sempre i cittadini, che vengono anche additati di colpe e responsabilità che non hanno, che vengono privati delle libertà costituzionali (come quella di non poter lavorare) e che vengono addirittura lasciati soli, in balia delle difficoltà economiche.
Di fatto “un centro su 4” ha registrato illeciti: il “60%” è attribuibile all’ inosservanza di norme sul contenimento epidemico, il “15%” a violazioni per test abusivi effettuati in ambienti non idonei. Tra gli illeciti più clamorosi vi è quello per il mancato possesso delle autorizzazioni necessarie per svolgere prelievi ematici e biologici.
“In ben 67 centri i militari hanno riscontrato irregolarità contestando 94 violazioni penali e amministrative, per un ammontare di 145mila euro di sanzioni”, si legge tra le righe del giornale.
C’è stato chi ha anche omesso o ritardato la comunicazione dei positivi, di conseguenza, “chi era infetto non lo ha saputo e non si è isolato come avrebbe dovuto, ma ha continuato ad andare in giro, al lavoro, in mezzo alla gente come se niente fosse”. Questo caso interessa il 14% delle sanzioni rilevate.
Nell’11% delle rilevazioni, invece, “i Nas hanno trovato locali poco igienizzati o strumenti sporchi”. Tutto il contrario di quanto ci viene costantemente ripetuto e predicato da marzo a questa parte per evitare il più possibile di contagiare e farci contagiare
Alcuni Comuni si sono affidati, per avviare una campagna di screening della popolazione, ad un laboratorio senza che venisse fatta “alcuna comunicazione preventiva all’ Autorità sanitaria”.
A Bologna un laboratorio aveva pubblicizzato on-line un dispositivo medico diagnostico in vitro senza avere l’ autorizzazione ministeriale. Il proprietario ha ricevuto una multa di 10mila euro. A Catania 5 strutture non seguivano le “procedure obbligatorie d’ inserimento dei risultati nella piattaforma regionale”. A Latina, invece, affermavano falsamente di offrire l’esecuzione di test al prezzo convenzionato con la Regione Lazio, richiedendo invece agli utenti una somma superiore.
Un ambulatorio a Lecce è stato chiuso perché si effettuavano tamponi senza i requisiti necessari. Un altro caso su cui indaga la la Dda di Milano è quello riguardante i migliaia di tamponi effettuati durante il campionato di Serie B ai calciatori del Monza.
Ma le responsabilità dell’aumento dei contagi è sempre e solo dei cittadini.
Così mentre la giostra degli illeciti e delle incapacità del governo continua a girare, i negozi, i ristoranti, le attività delle Pmi chiudono, facendo affondare nelle difficoltà famiglie dell’Italia intera.