Tra un post e l’altro dei 5 Stelle Grillo manovra per tenere fuori le aziende americane

Grillo

Al momento c’è solo mistero. D’altra parte lo stesso decreto nella sua versione originaria e finale contiene norme in grado di blindare asset strategici come la Borsa italiana. Prima del cdm il governo ha annunciato gli interventi normativi, poi sono spariti e solo dopo le proteste dell’opposizione sono ricomparsi nel decreto.
Evidentemente in Italia abbiamo più di un governo e soprattutto come in tutti i Paesi di periferia ci sono forti istanze di interessi che passano per vie inusuali.
Una di queste pubblica le proprie veline sul blog di Beppe Grillo.
L’altro ieri il comico ha postato un lungo elenco di desiderata sul futuro dell’infrastruttura delle telecomunicazioni.
Ieri ne abbiamo scritto sottolineando come in poco più di un mese abbia cambiato drasticamente idea pur rimanendo sempre nell’alveo della nazionalizzazione.

A giugno si augurava una rete unica condivisa tra Cdp e Tim in grado di riassorbire «la fallimentare esperienza di Open fiber».
Adesso, invece, vorrebbe lo scorporo della rete e lasciare a Tim le attività commerciali e di servizi. L’ad Luigi Gubitosi ha già fatto sapere che la sua linea è differente.
Qualunque cosa nasca dovrà avere la maggioranza in capo a Tim. Chi ha scritto il post per conto di Grillo è chiaramente un pensatore non troppo giovane (conosce bene la vecchia Telecom e non la nuova Tim) ma soprattutto non è un tecnico.
Chi ha scritto il post per conto di Grillo vuole chiaramente spingere il governo a fare una scelta di campo.

Allora bisogna chiedersi che cosa è successo tra il primo intervento su Tim e il secondo dell’altro giorno?
Ad esempio, è comparsa l’offerta del fondo americano Kkr per la rete secondaria del primo operatore italiano.
Il guru urlatore dei grillini invita il governo a stoppare Kkr perché «investitori stranieri» non andrebbero fatti entrare nelle infrastrutture se hanno logiche finanziarie. Nel calderone del suo ultimo post Grillo scrive:

Serve, in particolare, una società che sia in grado di sviluppare una rete moderna, capillare e sicura, e che abbia tutte le tecnologie attuali e prospettiche: non solo le reti in fibra ottica, ma anche le tecnologie 5G, abilitatrici dell’internet delle cose, e le torri in cui vengono installate le microcelle; non solo i data center e le soluzioni in cloud che archiviano e gestiscono tutti i dati dello Stato.

In realtà fa una grande confusione.

Mescola mele e pere, i dati delle piattaforme con i dati del cloud a cui gli operatori non hanno alcun accesso. Eppure insiste sulla nazionalizzazione delle rete per infilarci dentro il cloud, il sistema che permette di erogare servizi online fuori dai server proprietari. Che è evidentemente tutta un’altra partita. Dove il governo tira dritto per la propria strada volendo creare un «cloud nazionale» senza al momento avere in casa alcuna competenza. Eppure Aws, il Web service di Amazon, ha investito per l’Italia circa 2 miliardi di euro, Microsoft ne ha annunciati 1,5 di cui almeno metà per la nostra area di competenza e Google ha in cantiere investimenti per 900 milioni. In tutto si tratta di una cifra superiore ai 3,5 miliardi, ma i 5 stelle non sembrano volerne sapere di stringere rapporti continuativi con i grossi gruppi statunitensi.

E non è solo per le mire di piccolo cabotaggio, come fare le nomine per la costituenda società pubblica. C’è anche un tema di fondo. Se mettiamo assieme le veline di Grillo, i continui freni sul cloud e la volontà di infilare Huawei in quasi metà delle regioni italiane e si uniscono i pallini, sembra che gli Usa siano diventati un avversario strategico e non più un partner. La grandi aziende pubbliche sono già sul cloud. Ad esempio Enel usa Amazon e Poste Microsoft. I giallorossi vorranno obbligarle a lasciare i fornitori americani per passare al cloud nazionale.

E qui la domanda più delicata: quale sarà la tecnologia alla base di questa mega nuvola di Stato?
Visto che noi non l’abbiamo e gli americani non sembrano i benvenuti in casa 5 stelle, restano i cinesi. Su Pandora Rivista Francesca Bria, presidente del fondo nazionale innovazione Cdp Venture, si dilunga per illustrare l’uso del digitale per la sovranità nazionale, con tanto di tirate contro l’imperialismoUsa.
Bria è nei fatti la responsabile innovazione del Pd. Dovremmo dedurre che anche i dem si stanno allineando ai 5 stelle e allontanando dall’atlantismo. Ci auguriamo che non sia così.

Però è ormai chiaro che l’uscita del comico grillino rappresenta qualcosa di bollente e che al tempo stesso non si vuole nominare.
Giuseppe Conte ha subito appoggiato l’idea di una rete unica. Ma quando ha chiesto ai vertici di Tim di mettere in stand by l’offerta di Kkr che cosa aveva in mente? Accorpare la dorsale e fondere Open fiber è l’unica operazione industriale di rilievo rimasta nel Paese.

Il Parlamento e gli italiani avrebbero il diritto di sapere come Conte vuole agire. Non ci meritiamo di leggere su un blog input in grado di incatenare il Paese a scelte che non sappiamo nemmeno chi ha preso.
E che una volta prese non potremo più rimangiarci.

Claudio Antonelli

Fonte: https://www.laverita.info/tra-un-post-e-laltro-dei-5s-grillo-manovra-per-tenere-fuori-le-aziende-americane-2646973024.html

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Facebook
Pinterest
Twitter
Email
Telegram
WhatsApp

Ti potrebbero interessare:

en_US

LOGIN

You are just logged in