Se la stampa ignora il nuovo film su JFK vuol dire che c’è sotto qualcosa…

JFK Assassination

I media dell’establishment stanno celebrando film bizzarri e orientati sessualmente al Festival di Cannes – ma fanno finta di non vedere l’intervento di Oliver Stone sul preoccupante caso dell’omicidio del presidente John F. Kennedy.
Mi chiedo: perché?
La settimana scorsa, Oliver Stone ha presentato in anteprima il suo nuovo documentario sull’assassinio di Kennedy intitolato JFK Revisited: Through the Looking Glass’, [JFK rivisitato: attraverso lo specchio] al festival di Cannes.

Potreste pensare che il controverso Stone, due volte vincitore del premio Oscar come miglior regista, il cui film JFK ha creato una tale indignazione che ha portato il governo degli Stati Uniti ad approvare il JFK Assassination Records Collection Act del 1992, che presenta un controverso documentario sull’assassinio di JFK a Cannes sia una grande notizia. Vi sbagliereste.

Quando ‘JFK: Revisited’ ha debuttato lunedì 12 luglio, i media mainstream non lo hanno lodato o stroncato.
Hanno fatto finta che non esistesse.

La vasta copertura del New York Times su Cannes consisteva in 11 articoli, la maggior parte dei quali si concentrava sui contenuti più salaci, come ‘Benedetta’, una storia vaporosa su suore lesbiche, ‘Annette’, un musical dove Adam Driver canta mentre fa sesso orale su Marion Cotillard, e ‘Titane‘, dove una donna fa sesso con una automobile e allatta con olio. Ma “JFK Revisited”  è stato menzionato nemmeno una volta nel cosiddetto “giornale di prim’ordine”.

Lo stesso vale per il Washington Post, il Boston Globe, il LA Times, il Chicago Tribune, il Guardian, l’Atlantic, il New Yorker e tutti i giornali mainstream che ho cercato, poiché nessuno di loro riconosce l’esistenza di “JFK Revisited”.

Le uniche citazioni dei media che ho trovato erano in giornali specializzati come Variety e Hollywood Reporter, e nella stampa britannica, nel Times e nel Daily Telegraph. La loro reazione al film era divisa, con Variety e The Times che pubblicavano recensioni negative e THR e il Daily Telegraph che lo lodavano.

Considerando che Cuba, le nefandezze dei servizi segreti e le teorie del complotto stanno facendo notizia, e che la scarsa valutazione critica del documentario è divisa, è curioso che i media stiano mantenendo lo status quo approvando la depravazione sessuale a Cannes invece di perseguire la verità discutendo ‘JFK Revisited‘.

Sto scherzando, naturalmente. Non è una sorpresa che i media americani che creano miti e che ci lasciano in eredità la narrazione ufficiale dalla quale le persone ‘rispettabili’ non si discosteranno mai, stiano gettando ‘JFK Revisited’ nella fossa della memoria e lodando suore arrapate e Cadillac coitali.

Vedete, l’establishment ama distrarre le masse e odia le cospirazioni – tranne quelle che ama.


Le cospirazioni sull’assassinio di JFK sono rifiutate del tutto come poco serie, nonostante una pletora di prove schiaccianti, perché accusano l’establishment stesso. Metà dei mezzi busti dei notiziari via cavo sono ex membri (ammiccanti) della comunità dell’intelligence, e la stragrande maggioranza dei giornalisti sono cagnolini delle agenzie di intelligence, quindi non mordono la mano che li nutre per mettersi al servizio della verità sull’assassinio di JFK.

Questa stessa stampa anti-cospiratoria ha passato quattro anni senza fiatare su ogni mezza storia di cospirazione russa che potevano utilizzare – tra cui il Russiagate, le affermazioni che la Russia usi armi a microonde o l’hacking nelle reti elettriche e nelle macchine per il voto – gridandole dai tetti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, finché non sono diventate presunte vere nonostante la completa mancanza di prove.

Come direbbe Noam Chomsky, questo è il modo in cui la propaganda ingannevole è efficacemente diffusa e il consenso è fabbricato, attraverso “forze di mercato controllate, ipotesi assimilate e autocensura”.

Le persone “serie” dimostrano la loro serietà credendo a quelle assurde cospirazioni anti-Russia sanzionate ufficialmente, perché sono considerate “serie” e sono diffuse da altre persone “serie”, mentre le cospirazioni “non serie” come JFK e la teoria della fuga di notizie del laboratorio di Wuhan sono ridicolizzate, e coloro che ci credono sono degradati a “complottisti”.

Questo è il motivo per cui l’establishment odia Stone così tanto, perché ha ribaltato il copione nel ’91 usando il suo considerevole patrimonio grazie al suo enorme successo hollywoodiano per fare un film sull’assassinio di JFK che oblitera il resoconto ufficiale della Commissione Warren e presenta una convincente contro-argomentazione.

Per avere un assaggio di quanto l’establishment disprezzi Stone, andate a leggere il suo ‘JFK: The Book of the Film’, che contiene 97 reazioni e commenti sul film.

 

A differenza dei suoi avversari, Stone pubblica quelli che non sono d’accordo con lui, come evidenziato da articoli presenti nel libro come “Does JFK conspire against reason?”,  Hollywood Wonders if Warner Brothers Let JFK Go Too Far “Oliver’s Twist”, “The Paranoid Style” e “The Plot to Assassinate the Warren Commission”, per nominarne solo alcuni.

L’isteria che ‘JFK‘ scatenò tra le élite nel ’91 è perfettamente simboleggiata in una storia raccontata dal defunto critico cinematografico Roger Ebert, che affermò che Walter Cronkite gli fece una “ramanzina” dicendogli che avrebbe dovuto “vergognarsi” per aver parlato bene del film.

Stone è diventato un paria dell’establishment quando ha intervistato Fidel Castro nel 2002 e il presidente russo Vladimir Putin tra il 2015 e il 2017. Stone ha parlato con i nemici dell’America invece di limitarsi a pronunciare l’insensato mantra ufficiale, un peccato imperdonabile agli occhi dei media che credono che ci sia solo una narrazione, e non possiamo complicarla ascoltando invece di urlare.

La fama di Stone di essere una testa cald, e la sua fedeltà alla verità al di sopra della narrativa ufficiale, è il motivo per cui “JFK Revisited” è stato intenzionalmente ignorato.

Ogni notizia è una buona notizia; anche una cattiva recensione diffonde la conoscenza del prodotto, quindi premere il pulsante “ignora” è il modo migliore per l’establishment di mettere a tacere Stone e mantenere lo status quo su JFK.

E finora l’oscuramento dei media sta funzionando come previsto, dato che “JFK Revisited” deve ancora trovare un distributore qui nel mercato americano che è disperatamente affamato di contenuti.

Non ho visto “JFK Revisited”, quindi non ho idea se dica la verità sull’assassinio di JFK. Ma so che i media dell’establishment sono dipendenti dalle bugie e allergici alla verità, il che mi fa pensare che Stone potrebbe aver scoperto qualcosa.

Michael McCaffrey

Michael McCaffrey è uno scrittore e critico culturale che vive a Los Angeles. I suoi articoli si trovano su RT, Counterpunch e sul suo sito mpmacting.com/blog. È anche l’ospite del popolare podcast cinematografico Looking California and Feeling Minnesota. Seguilo su Twitter @MPMActingCo

Fonte

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

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