Rimondini, “L’Altra Storia”, un Commento a Caldo

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di Fabrizio Perfumo

Da ragazzo ero un appassionato di Francois Truffaut. Eppure non sto parlando di cinema.

Nel tempo quello che più mi è rimasto di questo regista, mentre scemava tanto la passione per il cinema, quanto quella per il suo cinema ( comunque bello), è una frase, un concetto espresso dallo stesso Truffaut. 

Era su per giù questo: anche un brutto film è frutto di tanto lavoro e di tanta fatica, spesso di molte persone. 

Per questo il giudizio critico deve tenerne conto.

Aveva scoperto questa legge dopo essere passato dal ruolo di critico a Cahiers du Cinema a quello, appunto, di cineasta.

Ho personalmente assorbito  questo concetto, estendendolo un po’ a tutto: a opere artistiche di ogni tipo ma anche a qualunque piccola o grande impresa umana.

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Questo mi serve a qualificare con più precisione il pensiero che esprimo sulla lettura dei due terzi del volume di Lamberto Rimondini, dedicato alla storia d’Italia ( L’Altra), vol. II, anni 1948/2022.

Indubbiamente quanto letto fin qui è interessante oltre che uno strumento utile, forse indispensabile e facilmente consultabile da chi voglia riconnettere logicamente i molti frammenti della storia d’Italia di questo periodo – lo sarà sicuramente, e forse di più, per il Vol.I, 1802 – 1948, trattandosi di fatti più risalenti nel tempo   e privi di una memoria diretta, anche personale, che possiamo conservare su parte dei fatti oggetto del secondo volume.

Si parte  da una tesi chiara : l’Italia per la sua posizione geografica di snodo tra diversi continenti, ha sempre rivestito notevole importanza, suscitando l’interesse delle potenze egemoni e, in particolare, del Regno Unito e i suoi addentellati ( gli Stati Uniti nei tempi più recenti, in particolare dopo la seconda guerra mondiale). Ma anche della Francia.

Per  questo motivo è stata sempre controllata, sorvegliata, manipolata: sinteticamente, mai sovrana.

La tesi dichiarata dimostra onestà intellettuale tale da avvertire subito il lettore che si troverà di fronte alla ricerca di connessioni che da tale tesi generale derivano e la compongono.

E’ un’opera di cui c’era bisogno?

Io dico di si, visto che connessioni logiche e analisi complesse sul piano geo – politico – sono state bandite negli ultimi anni da una propagandistica semplificazione che ha forgiato un subconscio collettivo fatto di tante menzogne, comunque da sempre presente nella retorica nazionale e istituzionale del nostro Stato mai libero e proprio a ragione di questo.

Anche i libri di storia, specialmente quelli scolastici che poi sono quelli che passano per le mani dei più, della maggioranza, sono infarciti di un ossequio alla ragion di stato, alla mitizzazione falsa – delle guerre di indipendenza e del  risorgimento, del fascismo e della  resistenza, per finire al mondo globale e al capitalismo globale ( della sorveglianza, peraltro).

Il libro di Rimondini, che non è uno storico accademico ma un ex militare poi consulente di grandi imprese, e questa forse è la più grande tutela possibile per una ricostruzione dei fatti meno legata mani e piedi alle ragioni di sistema di cui sopra, snocciola fatti e personaggi puntando a elementi concreti troppo spesso trascurati dalla storia ideologica ( chi finanzia una rivoluzione o un movimento politico?; cosa dicono davvero i trattati di pace post bellici?; chi ha voluto la prima e la seconda guerra mondiale che poi sono un’unica guerra differita nel tempo?), riannodando la trama di un mosaico che non si può certo dire perfetta e completa di tutte le tessere ma che, almeno, ha il pregio di non trattare il lettore o lo studente ( siamo tutti eterni studenti) come un burattino da educare ad agganciarsi i fili da solo.

Non è un’impresa semplice. Questo è ovvio.

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Per questo ancora più apprezzabile.

Ho osservato delle “cadute” che mi sono sembrate a loro volta ideologiche, quelle ideologie che si premura di voler combattere – mi viene in mente, una su tutte, la ricostruzione dell’attentato di via Rasella e la conseguente feroce rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine – laddove viene riproposto il “ritornello”, perdona optime Rimondino!, della possibilità per gli autori dell’attentato ai Bozen di consegnarsi ai tedeschi e di evitare il conseguente e  moltiplicato massacro.

 “L’ordine è già stato eseguito”, brillante e approfondito saggio di Portelli sul tema, ha smentito da tempo e per tabulas che la possibilità ci sia stata, mentre il senso più comune sta lì come un guardiano della ragione a ricordarci che mai i nazisti hanno mantenuto una parola data o un patto fatto col nemico – e le prove sono innumerevoli.

Questa scivolata mi è dispiaciuta pur non intaccando l’impianto  del libro che, però, ha un carattere più di almanacco dei fatti e dei personaggi, sicuramente non i soliti ( o non sempre solo i soliti) e in tale veste offre molti spunti ma non poche carenze.

 E’ sicuramente naturale anche questo e, anzi, può rivelarsi utile al lettore qualche difetto, qualche mancanza: serve a non diventare adepto di un’altra religione storica che finirebbe per far precipitare nello stesso ideologismo forzoso della storiografia accademica, del supporto al sistema delle falsità o taciute verità che proprio l’opera di Rimondini vuole censurare e tentare di superare.

In questo senso il testo conferma quanto scritto dallo storico indipendente,  Paolo Borgognone, nella prefazione.

 La produzione culturale non mainstream ha ancora un carattere sperimentale, non risolto, incoerente.

 E’ all’interno di un procedimento di apprendimento e questo, devo dire, è anche la sua forza.

Nato da un atto difensivo opposto a una lotta feroce al popolo, materiale, culturale, morale, essa è importante proprio perché non egemone e libera, con tutto quello che, anche in termini di errore, può discenderne.

Ecco perché mentre leggo il libro di Rimondini credo che sia importante anche quando ne vedo, dal mio personale e limitato osservatorio, limiti strutturali e, forse, errori.

Perché chi cerca la verità non può non commetterne, a differenza di chi la verità la costruisce e la impone, senza ricercarla.

 


Fabrizio Perfumo svolge la professione di avvocato con studio proprio in Roma.
Si occupa di Diritto Penale, procedure monitorie di recupero del credito, Diritto di Famiglia.
Membro della Commissione Monitoraggio Legislativo e Giurisprudenziale del Consiglio dell’Ordine del Foro di Roma.
Socio fondatore dell’Associazione Forense Orgoglio di Toga per la quale cura la video rassegna stampa settimanale.
Socio dell’associazione Avvocati Liberi per la quale si è occupato e si occupa dei diritti violati di lavoratori, medici, insegnanti, cittadini in fase di cd emergenza pandemica.
Collabora con la rivista Vaglio Magazine pubblicando racconti satirici di vita vissuta dall’avvocato nell’esercizio della professione. Ha pubblicato, in qualità di coautore, il libro “il Controsistema Palamara, la parola agli avvocati” Herald editore. Appassionato cultore di conoscenza, Libertà e sampdoria.

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