Ricordate il film Minority Report? La Psicopolizia è già in Servizio

 

di Piero Cammerinesi

Da tempo ci hanno abituati a veder trasformarsi in realtà i film di fantascienza hollywoodiani. Peccato, però, che si realizzino solo quelli distopici e non certo le pellicole che raccontano di un mondo che vince il male e la guerra.

Ma questo non è fanta-scienza, evidentemente, ma, ahimé, pura fantasia.

L’ultimo caso di una distopia realizzata è rappresentato dal film Minority Report, che narra di un mondo futuro dove la delinquenza viene debellata grazie ad un sistema chiamato Precrime [precrimine, NdT.]

Nel film la polizia si basa sulle premonizioni di individui dotati di poteri extrasensoriali di precognizione amplificati, detti Precog. I potenziali delinquenti, pertanto, non vengono puniti per il crimine (non ancora avvenuto), ma per l’intenzione di compierlo.

Proprio una fantasia sfrenata questi americani, direte voi.

E invece no, eccolo qua, Minority Report, diventato realtà in quattro e quattr’otto…

È di ieri [19 Luglio, NdA] la notizia della condanna inflitta ad alcuni membri di Just Stop Oil – una ONG ambientalista britannica – reI di aver pianificato (e mai realizzato) una protesta.

E neanche una condanna da poco, considerando che il crimine non è stato mai commesso; si tratta di pene comprese fra i 5 e i 4 anni di reclusione, condanne mai emesse nel Regno Unito nei confronti di promotori di iniziative non violente.

 

Ma il giudice Christopher Hehir della Southwark Crown Court di Londra non ha voluto sentir ragioni e così Roger Hallam, cofondatore di Just Stop Oil, e i suoi colleghi Daniel Shaw, Louise Lancaster, Lucia Whittaker de Abreu e Cressida Gethin sono stati condannati senza pietà per aver progettato nel 2022 (ma mai realizzato) una protesta per creare un blocco sull’autostrada M25.

Il motivo della condanna? Avrebbe potuto essere
“la più grande perturbazione al traffico della storia moderna britannica”.
Non è stata, ma avrebbe potuto essere, si badi bene.
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I 5 attivisti sono accusati di aver organizzato una riunione video su Zoom, per pianificare l’iniziativa rimasta però solo un progetto.

Come nel film sono stati stanati dalla efficiente psicopolizia, visto che al meeting aveva partecipato in incognito un reporter del Sun, tabloid di Rupert Murdoch, che pensò bene di denunciare i partecipanti alla polizia.

Senza entrare nel merito della validità o illegalità della forma di protesta progettata, il punto qui è: dove ci sta portando la società della sorveglianza?

Lo spionaggio globale denunciato, tra i primi, da Edward Snowden ormai oltre un decennio fa e applicato in grande stile dalla maggior parte dei Paesi della Terra ha esattamente questo come obiettivo: controllare e condannare i pensieri, ancor prima delle opinioni e delle azioni.

Una delle più lucide analisi di questo drammatico rischio di deriva delle nostre società attuali è quella di Shoshana Zuboff, a cui dobbiamo il conio della definizione – il “capitalismo della sorveglianza” – che condensa con efficacia due concetti: un nuovo capitalismo, alternativo a quello industriale dei secoli scorsi, e un nuovo sistema di potere basato sul controllo del comportamento individuale. Il sottotitolo del libro evidenzia ancor di più questo epocale significato politico: il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri.

 

Fortunatamente c’è ancora chi, come Michael Forst, rapporteur dell’ONU per i diritti dei militanti ambientalisti, ha dichiarato che questo è “un giorno nero per la giustizia e per il diritto alla protesta pacifica”, dfinendo il verdetto come “una sentenza shock” emessa dal Regno Unito, una nazione che si permette di impartire quotidianamente lezioni di democrazia.

“Che razza di Paese è quello che rinchiude della gente in galera per anni soltanto per aver pianificato di protestare pacificamente o, meglio, per averne discusso su Zoom?”

ha aggiunto Amy Cameron, dirigente di Greenpeace UK.

 

Purtroppo non si tratta di un caso episodico, ma del culmine estremo di un crescendo alimentato da anni da una legislazione e da una giustizia sempre più repressive.

“È un mondo alla rovescia”

ha proseguito Amy Cameron – quello che dà mano libera a un’élite di inquinatori impegnata a rubare al futuro un pianeta abitabile e incarcera invece chi cerca di fermarla.

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Già, un mondo alla rovescia, in cui veniamo privati progressivamente di ogni libertà.

 

Per ampliare la visuale della realtà esteriore anche a ciò che si muove dietro le quinte del mondo è interessante ricordare, ancora una volta, le parole pronunciate da Rudolf Steiner in una conferenza dell’Aprile 1916 (O.O. 167):

Non sarà trascorso molto tempo dopo che sul calendario sarà passato l’anno 2000, che si manifesterà – a partire dall’America – un divieto, non diretto, ma comunque un divieto di ogni tipo di pensare, una legge che avrà lo scopo di sopprimere ogni pensiero individuale. Da un certo punto di vista l’inizio di ciò si può ravvisare in ciò che oggi fa la medicina puramente materialistica, dove l’anima non può avere più alcuna influenza, dove l’uomo viene trattato come una macchina solo sulla base di esperimenti esteriori.

Steiner indicava in quella conferenza come i valori di libertà, sbandierati a parole dalle potenze angloamericane, fossero destinati a divenire ben presto solo vuote frasi e convenzioni per trasformarsi, infine, in aperte menzogne.

Il disegno è quello di soffocare il libero pensare umano per mezzo di una preponderanza schiacciante e onnipervasiva della vita economica, teorizzata e realizzata dal capitalismo liberista.

L’uomo da lavoratore a consumatore, l’economia trasformata in ‘mercato’.

In questi ultimi anni abbiamo visto come la democrazia liberale del mondo occidentale è sempre di più liberale solo sulla carta – venendo sacrificata sull’altare del dominio del “complesso militare-industriale” – come ben indicato da Noam Chomsky – e su quello del senso comune che, nell’ottica egoistica delle masse, antepone un malinteso senso di sicurezza alla libertà.

 

Ed è proprio questa ingannevole chimera della sicurezza – non dimentichiamoci del disastroso esperimento sociale della pandemia –  che spinge le masse s cedere porzioni sempre più ampie di libertà e non solo di azione, come vediamo chiaramente oggi, ma anche di opinione e di pensiero.

 

Non dimentichiamo, però, che sta a tutti noi, nessuno escluso, difendere la nostra libertà, in ogni luogo e con ogni mezzo.

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