L’Uomo è la Prova dell’Esistenza di Dio

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La Fisica di Goethe, nella sua teoria dei colori, apre il varco alla luce dell’idea.

Diversa dall’astratta visione Newtoniana della luce come aggregato di colori già in essa originariamente contenuti, la teoria dei colori di Goethe è Fisica del vivente.

Per lui le cose possono essere conosciute soltanto finché siano osservabili in vita, in movimento.

Goethe non specula mai (non introduce alcunché come soggetto) ma chiede ai colori e alla luce (agli oggetti osservati) di parlargli di se stessi.

Essi gli mostrano che, seppur produca lo spettro dei colori, il passaggio della luce attraverso il prisma al giusto angolo di rifrangenza non è il fenomeno originario, la causa essenziale dei colori, bensì essenziale è l’incontro della luce con la tenebra, con l’elemento torbido, il mezzo oscuro: l’occhio e non il prisma in certe, particolarissime condizioni.

Goethe conosce l’uomo studiando i colori e conosce i colori studiando l’uomo; studiando i colori come essenza dei colori e l’uomo come essenza dell’uomo, egli afferra la realtà del sentire afferrando la realtà del colore e afferra la realtà del pensare afferrando la realtà del tono.

Scrive:

“L’occhio deve la sua esistenza alla luce. Da organi animali sussidiari indifferenti, la luce chiama in vita un organo che le diventi affine; l’occhio si forma alla luce per la luce, affinché la luce interna muova incontro all’esterna.” 

Nel solco dei filosofi greci come Empedocle, Goethe vede l’affinità come un principio originario secondo cui le cose si creano le cose. Complementare al principio di affinità, così anche la contrapposizione è un fondamento dell’universo.

 


 

“Panta Rei”, intuiva Eraclito: ogni cosa scorre nel suo opposto. L’universo danza tra bianco e nero, luce e tenebra, affinità e diversità, attrazione e repulsione, amore e odio, in un moto armonioso chiamato “enantiodromia”.

Ogni cosa si costruisce cose affini a se stessa per contrapporsi ad esse, affinché ognuna, scorrendo nelle altre, acquisisca coscienza della propria Essenza e al contempo custodisca segretamente le altrui.

La luce ha bisogno dell’occhio per generare il sentire che la percepisca.

La luce si costruisce l’occhio in modo che sia affine a se stessa, così che l’occhio possa percepirla.

La luce è la causa creatrice dell’occhio. L’occhio è l’effetto, la creatura della luce.

L’occhio è la causa creatrice della manifestazione della luce, è la possibilità della coscienza della luce. Manifestandosi attraverso l’occhio, la luce acquisisce coscienza di sé.

Quando la luce si scontra con la tenebra, l’occhio diviene causa della manifestazione del colore, della coscienza del colore.

Il colore è la sostanza del mondo astrale, la sostanza del sentimento.

Il colore percepito è il risultato dello scontro tra la luce e la tenebra dell’occhio. 

Il colore è sentimento visto dall’esterno; nasce dallo scontro tra la luce e la materia oscura (l’occhio).   

Il sentimento è colore visto dall’interno, è la percezione del colore visto dall’interno. 

Allo stesso modo, il suono si forma l’orecchio in modo che sia affine a se stesso, così che l’orecchio possa percepirlo.

Il suono è la causa dell’orecchio. L’orecchio è l’effetto del suono ed è la causa del manifestarsi del suono, la possibilità della coscienza del suono.

Manifestandosi attraverso l’orecchio, il suono acquisisce coscienza di sé.

Ma il suono eterico-fisico è solo la controimmagine opaca del TONO spirituale di cui è costituita l’idea, “unica ed eterna”: il suono è affine al tono ma privo dell’essenza ideale.

Il tono è la sostanza del mondo delle idee o Devachan.

Tono è la sostanza dell’idea. Tono è la sostanza del pensiero.

Il tono percepito è il risultato dello scontro tra l’idea ed il pensiero del cuore.  

Il tono è pensiero percepito dall’esterno; nasce dallo scontro tra l’idea e la materia oscura (il cuore), tra il Logos e la materia oscura (l’uomo). 

Il pensiero è tono percepito dall’interno, è la percezione del tono dell’idea sentito dall’interno.

Cos’è dunque il pensiero? È l’organo di senso dell’idea, ci mostra Steiner.

“Il pensare puro (libero dai sensi) è melodia”, dice Steiner. “Il sentire puro è armonia; il volere puro è ritmo”.

 

Tela di Sandro Parise

Il pensare è l’esperienza dell’idea.

E cosa è un’idea? L’idea è un essere vivente costituito da Tono spirituale.

Il pensiero può percepire l’idea solo nella misura in cui sia consustanziale ad essa ovvero sia costituito di tono. Ed è costituito di tono solo un pensiero in vita ovvero capace di movimento.

Dal Devachan, l’idea si costruisce il pensiero umano in modo che sia affine a se stessa, così che il pensiero possa percepirla e l’idea, manifestandosi attraverso il pensiero, acquisisca coscienza di sé.

L’idea è un’entità spirituale che ha bisogno del cuore umano per generare il pensiero che la percepisca.

L’idea si forma il pensiero ed il pensiero si costruisce il cuore; il tono dell’idea è la causa del pensiero ed il pensiero è la causa del cuore.

Il cuore è l’effetto dell’idea e la causa del manifestarsi dell’idea, la possibilità della coscienza dell’idea.

Senza il pensiero, ci sarebbe l’Io ma non la coscienza dell’Io; ci sarebbe l’idea ma non la coscienza dell’idea. Attraverso il pensiero, l’uomo prende coscienza dell’io e l’io prende coscienza di sé.

Senza il pensiero non ci sarebbe il cuore. Attraverso il cuore, l’uomo prende coscienza dell’idea-Logos e, attraverso l’uomo, l’idea-Logos prende coscienza di Sé.

L’occhio è affine alla luce, l’orecchio è affine al suono, l’idea è affine al pensiero: lo Spirito umano è affine a Dio.  

Con la stessa affinità con cui l’Idea si costruisce il pensiero umano da cui lasciarSi percepire, prima ancora il Logos si forma lo Spirito affine di Adamo per manifestare Se stesso.

Dio si costruisce lo Spirito umano “a Sua immagine e somiglianza” affinché l’uomo, che arrivi a percepire la sua Essenza, arrivi a percepire Dio; e Dio possa, manifestandoSi attraverso l’uomo che È, acquisire coscienza di Se stesso, individuarSi.

Dio si dà all’uomo nel suo pensiero; ma il pensiero non si dà (più) all’esperienza dell’uomo, perché, dal peccato originale, il pensiero ha perso l’etere di suono e l’etere dì vita, ovvero rispettivamente la forma ed il movimento.

L’uomo, creato da Dio a Sua “immagine e somiglianza”, ha ceduto la somiglianza divina e rinunciato alla vita eterna in cambio del libero arbitrio, della mela, la saggezza terrena, liberandosi dall’egida javhetica.

Facendo la Volontà del Padre Generante, Lucifero, il Primo Principio, ha preceduto il Secondo Principio, il Christo, affinché, alla Sua venuta, il Figlio non potesse essere soltanto accolto ma compreso, conosciuto, da uomini liberi, dotati di libero pensiero.

“Il male contiene il bene”, recita la Qabbaláh ebraica, “e lo precede per salvaguardarlo”.

Il fine ed il compito del Male era aprire il varco ad un Bene superiore.

La Libertà del pensiero umano, condizione necessaria per la comprensione dell’impulso Christo, doveva passare per la “licenza” di compiere il Male a costo del rischio della perdizione dell’umanità.

Il compito di Lucifero era sottrarre allo Spirito umano la somiglianza a Dio, privandolo dell’etere di suono e di vita, cioè privando il germe del suo pensiero rispettivamente di ordine e movimento, ovvero privando l’uomo della capacità di formarsi immagini pregne di vita e motilità.

Sottratto al dominio dell’uomo, l’etere di suono (o etere ordinatore) divenne la sede di Arimane. Se Arimane non è arginato entro i suoi giusti confini, l’etere di suono decade in magnetismo, in cui può operare negativamente Lucifero.

L’etere di vita (o etere separatore) sottratto all’uomo decadde in forza nucleare, in cui possono agire gli Asuras.

Lucifero ha liberato l’uomo affinché, solo se lo vuole liberamente, egli, riconquistando il dominio sulla vita nel volere e sul suono nel pensare (così da riunirli alla luce nel sentire ed al calore nell’io), può conquistare la vera Libertà per sé e per il cosmo intero.

Ma un pensiero è Libero solo se è in grado di percepire l’idea vivente in quanto costituito dalle forze originarie dei quattro eteri. 

Solo un pensiero che ha riacquisito etere di vita ed è dotato dì “movimento” può vibrare, risuonare, lasciarsi muovere dal tono, la sostanza spirituale che costituisce l’idea, così da oscillare e accordarsi ad essa: percependola. 

Solo un pensiero che ha riacquisito etere di suono ed è dotato di “ordine” può lasciarsi con-formare oggettivamente dall’idea in figure, immagini, esseri viventi di pensiero: concependola. 

Lo Spirito umano, a differenza delle altre creature del mondo, consente all’uomo di prendere coscienza del Logos ed al Logos di prendere coscienza di Sé.

L’uomo è quella parte della natura che ha coscienza di sé, è l’organo con cui la natura percepisce se stessa: è la parte della Creazione che consente al Creatore di individuarSi.

L’uomo è lo specchio di Dio. È l’occhio della natura che, se trova se stessa, trova Dio.

Senza i sensi fisici, esisterebbe la natura ma non la coscienza della natura; attraverso i suoi sensi, l’uomo prende coscienza della natura e la natura prende coscienza di se stessa.

Senza gli organi affini in cui manifestarsi, conferiti all’uomo da Geova in quanto “Dio sensorio”, le leggi divine regnerebbero secondo la loro essenza ma non esisterebbero secondo la loro apparenza.

All’uomo soltanto è data, nel cosmo, la responsabilità di manifestare Dio, di consentire a Dio di discendere nell’esistenza.

L’uomo consente a Dio di manifestarsi nell’esistenza: consente a Dio di dimostrare, nell’uomo, la Sua esistenza.

Senza l’uomo, l’ombra della Luce, Dio potrebbe solo Essere ma non esistere.

Dio esiste soltanto grazie all’uomo, grazie al suo riflesso sensorio, la Sua controimmagine opaca.

La dimostrazione dell’esistenza di Dio è dunque l’uomo stesso, nella sua Essenza.

L’uomo è la prova dell’esistenza di Dio.

Tela di Sandro Parise

La prova di ciò che da sempre l’uomo ricerca, ma che non può mai trovare se prima non trova se stesso e non acquisisce coscienza di Essere egli stesso il veicolo della manifestazione di Dio, è l’uomo stesso.

E se Dio esiste, se si manifesta al pensiero che sperimenta se stesso, è soltanto perché prima ancora È.

Se prima non Fosse, mai potrebbe successivamente esistere, darSi all’esperienza e manifestarsi nell’esistenza.

Nell’Essenza dell’uomo è dunque celata la prova dell’esistenza di Dio e conseguentemente la prova della Sua Essenza.

Il problema dell’uomo è quindi trovare la propria Essenza, più che credere dogmaticamente, sentire misticamente o cercare intellettualmente (la prova di) Dio.

Trovato il suo Sé, l’uomo trova Dio perché trova la sua parte consustanziale a Dio.

Trova l’io che è l’io di tutti gli io.

E chi è il “portatore del suo io”? Il suo Nemico, affine e contrapposto a sé.

Nel mio Nemico, Io Sono. Il mio Nemico è il mio Christophoros, colui che il mio Cristo interiore mi reca incontro; e colui che – contrapponendosi a me attraverso la vita terrena, il karma, il dharma – mi reca incontro il mio Cristo interiore.

Così come Dio si costruisce lo Spirito umano affine a Sé, a sua volta lo Spirito umano si costruisce il Nemico tra coloro che gli sono più affini, così da, specchiandocisi e scontrandocisi, prendere coscienza dei propri difetti e superarli.

Di continuo l’io sceglie accuratamente i suoi Nemici, chiamando a sé gli eventi, le disgrazie, le malattie che gli sono necessarie per evolvere.

Mentre nel suo microcosmo interiore l’uomo si scontra coi suoi Christophori, anche il suo macrocosmo esteriore è il segreto campo di Battaglia tra Spiriti della Saggezza e Spiriti dell’Amore, affinché da questo Scontro interpenetrantesi si generino di continuo le forze di Vita e di Ordine tra Saggezza e Amore che nutrano il suo io.

Chi sia rinchiuso nella propria pelle e non sente nulla di quanto si muova nel Cielo sopra di sé; 

Chi non senta nel proprio cuore le Costellazioni che risuonano di gioia nel vedere un uomo che perdona un torto ricevuto o che prova compassione per colui che gli fa del male; 

Chi non ha alcuna percezione di Dio è malato, dice Steiner. 

 

 

Il suo cuore è malato perché non vibra di beatitudine nell’essere attraversato dall’armoniosa Grazia celeste e non sente il Divino pulsare ovunque, dentro e fuori di sé.

Chiunque sia riuscito, anche solo per un istante, a provare Amore per il suo Nemico, ha già in parte realizzato la Magia Sacra, ha già dischiuso il vaso di Pandora, e ha sentito sussultare il proprio Sé, l’Essere dell’Amore. Ha scoperto l’Amore perché ha conosciuto se stesso.

“Voi potete fare cose più grandi di Me”

ci ha detto il Christo.

È Vero. Noi possiamo Essere Eroi.

Possiamo resistere, reagire e combattere il Nemico per sopravvivergli provando a volte il piacere di sopraffarlo  e a volte il dolore di esserne schiacciati. 

Oppure possiamo riconoscerlo, andargli incontro senza paura, a cuore aperto, per scoprire con entusiasmo che il Christo in noi si traveste di continuo da Nemico fuori di noi.

Per scoprire che è grazie a quel Nemico a me tanto contrapposto quanto affine, che io trovo la mia essenza, il mio Essere dell’Amore. Trovo il Dio che È dentro di me.

Un Me che è prova di Dio solo per Me.

Dio È perché Io Sono.

Fabio Antonio Calò

L’immagine di copertina è un particolare di una tela di Sandro Parise

 


  Fabio Antonio Calò è un musicista e ricercatore spirituale indipendente

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