La modestia di un uomo libero

Giulietto Chiesa

Libertà. Ci si riempie la bocca di questa parola ma non è poi un bene così diffuso, anzi.
Oggi sopratutto, in questi giorni di menzogna. Un bene contingentato, direi.
Proprio per questo quando si incontra un uomo libero ci sembra di incontrare un alieno.
E quando ci lascia ci sentiamo tutti meno liberi.

E Giulietto Chiesa – giornalista ed autore di eccellenza – che, pur avendo preso le mosse dalla chiusura dottrinaria del PCI degli anni ’50 e da un materialismo di fondo, è giunto all’apertura ed al profondo interesse verso ogni diversa visione del mondo, è stato un uomo autenticamente libero.

Nel corso del mio intervento nell’incontro di Roma a Febbraio per il lancio del Centro di Gravità – il progetto da lui ideato e di cui è stato l’animatore instancabile sino ad oggi – avevo parlato anche di spiritualità e del pensiero di Steiner e Scaligero.
Dopo qualche minuto mi si era avvicinato facendomi i complimenti per quanto avevo detto.
Libertà, dicevamo, interiore ed esteriore.

Venerdì sera l’ho visto per l’ultima volta in video. Nelle ultime frasi pronunciate in tale occasione aveva caldeggiato la mia idea di lavorare ad un manifesto comune di medici e scienziati in appoggio ad una vera scienza. Proprio perché – di fronte alla generale follia ed appiattimento in nome di una scienza al servizio della politica e del denaro – assistiamo oggi ad un numero crescente di scienziati e di medici che prendono le distanze dalle “verità” di regime ma lo fanno spesso timidamente per paura di ritorsioni e in modo individuale. Solo un ampio numero di professionisti di rilievo – coesi e convergenti su un documento comune – potrebbero tener testa senza timori alle reazioni da Santa Inquisizione che i singoli hanno dovuto – e devono – affrontare.
Ci dovevamo rivedere stasera per approfondire l’argomento, ma il destino ha deciso diversamente.

Un destino davvero difficile da digerire che ci turba profondamente e che ci pone molte domande sul futuro.

Cosa mi ha colpito di più in Giulietto?

Forse il suo interesse autentico, profondo, per ciò che gli veniva incontro come pensieri, individualità, eventi.
Un interesse quasi fanciullesco, la passione della conoscenza, la volontà di verità ed il senso di responsabilità nel diffonderla.

E poi la modestia.

Quella per cui, richiesto di dire qualcosa a conclusione dell’incontro di venerdì sera – non mi dimenticherò mai le sue parole – confessava di non sentirsi di farlo, di voler prima approfondire gli argomenti trattati.
La modestia di Socrate.

Ecco come lo voglio ricordare, libero e modesto.

Piero Cammerinesi

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