L’Età del Ferro e l’Età dell’Oro

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di Leonardo Guerra

“L’età del ferro” e “l’età dell’oro” sono due definizioni comuni a molte civiltà millenarie. Sono state utilizzate per descrivere ed identificare uno stato specifico di una società, una comunità o di una popolazione.

Nell’età del ferro” le persone e le moltitudini adottano in termini prevalenti valori egoistici, rispettivamente, l’individualismo e l’edonismo nichilista, fino a risultarne intossicati. I loro stessi governi, dimostrano di odiare i propri cittadini, abbandonando qualsiasi forma di legalità, adottando l’imbroglio come regola nei rapporti con i propri cittadini. Usano leggi ingiuste, emettono sentenze inique per sottomettere i loro stessi cittadini. Una società in cui gli individui sono, quindi, ridotti ad atomi isolati, che si riduce ad un agglomerato di individui estranei fra loro e indifferenti alla condizione altrui. Dove il proprio simile viene considerato una minaccia o un competitore e in cui ciascuno persegue il suo proprio interesse senza alcun vincolo, di alcun tipo. Un vero coacervo d’impulsi primordiali, caotici, governati dalla brama di potere e di soddisfacimento dei propri istinti individuali. Individui e gruppi di potere opportunistici che non si interessano delle conseguenze delle loro azioni e di ciò che stanno distruggendo. Dove non esistono più standard morali oggettivi e rifiutano qualsiasi ragionamento culturale e/o morale che li può vincolare o limitare. Ripudiano la verità e la memoria del passato. Distanziano sé stessi da qualsiasi obbligo verso la comunità e pretendono di rimanere impuniti, comunque vada, grazie alla loro enorme capacità di corruzione e alle coperture “politiche”.

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Una “società post virtù”, schiacciata sul presente, senza fede, senza ragione, governata “dall’emotivismo”, in cui la liberazione degli impulsi è ritenuto essere il bene più grande. Antropologicamente, una regressione all’antica Babele e alla antica Babilonia, con il culto della morte.

Lo stato in cui si trova la nostra società coincide esattamente con il suddetto profilo, fino al punto che, seppur consapevoli dell’inganno Covid (non è andato per nulla “tutto bene”), del danno e dell’inefficacia dei sieri C-19, che non ci hanno salvati, continuano a mantenere la testa girata dall’altra parte. L’elefante nel salotto è un enorme pachiderma, ma i più fanno finta di non vederlo. Inoltre, grazie ad una legge ingiusta e disumana del governo dei migliori, confermata da quello dei “sovranisti”, stanno espropriando terreni fertili e coltivabili ai loro legittimi proprietari per favorire gli interessi di Corporation straniere che hanno deciso di trasformare il nostro paese intero nel più grande parco eolico e fotovoltaico d’Europa.

Chi non apre un minimo sé stesso agli altri, può essere una persona anche buona, ma se assorbita dalle attività del mondo, il suo ego andrà di male in peggio fino a scivolare nel peggior stato mentale possibile.

Nasciamo su questa terra ma non siamo necessariamente esseri umani, se non biologicamente, ma certo non nel senso etico, religioso e spirituale del termine. Per diventare degni di essere definiti esseri umani è richiesto un percorso e uno sforzo specifico per ciascuno di noi. Lo si diventa soltanto se lo si desidera, se si vuole, se si decide, se si è disposti a sacrificare, a rinunciare, se si usa la volontà, e se si accetta di sostenere le fatiche che il percorso di trasformazione richiede. Il requisito minimo è diventare capaci di empatia almeno verso i propri simili. Di rispettare gli altri e rinunciare in parte a sé in favore dei propri simili, di dare invece di prendere e basta. In altre parole, abbandonare le direttive e le comodità della società moderna e scavare dentro di sé per fare spazio, creando una capacità che raccolga quella saggezza che è a disposizione di tutti e che non richiede alcun titolo di studio o qualifica accademica, anzi.

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Le paure, i timori, le preoccupazioni, i rimorsi, i desideri materiali, le dipendenze, ecc. mantengono la mente di una persona al di sotto del livello minimo, appropriato, per essere utilizzata per scopi umani. Se la mente è appesantita da questo “masso”, per quanto qualificato, capace ed efficiente l’uomo possa essere, egli non può compiere quanto la Vita gli richiede.

Le condizioni esterne che incontriamo durante il percorso della nostra vita, sono un meccanismo mediante il quale la mente lavora come un attento carpentiere per estrarre tutto ciò che serve ed è utile ed auspicabile. Ma proprio a causa di quel “masso” che opprime la mente e che schiaccia il nostro cuore, ci si trova incapaci di agire di fronte ad una situazione particolarmente impegnativa come quella che stiamo attraversando dal Covid in avanti. La mente risulta paralizzata.

Ben pochi arrivano a pensare che non solo la situazione sia difficile, ma che esiste soprattutto una difficoltà interiore che è più importante. Non ci si sofferma quasi mai su questo problema poiché ognuno fissa il suo sguardo unicamente sulla difficoltà della situazione esterna.  È come avere un muro davanti a sé, senza rendersi conto di avere in mano un martello utile per demolirlo. La consapevolezza del potere che possiede la nostra mente gli permetterebbe di demolire quel muro, senza difficoltà. La prevalenza, inconsapevole, delle persone cerca, invece, un potere salvifico che venga da fuori (Trump, Putin, l’uomo della domenica, un nuovo Masaniello, ecc.) che possa compiere una rivoluzione e far cambiare le cose al posto loro.

La mente umana è come una lastra fotografica, è un ricettacolo per tutto ciò cui è esposta. Una prima impressione si ferma sulla superficie. Se trattenuta, penetra in profondità e arriva al cuore. Il nostro cuore è, quindi, creativo e ciò che vi arriva diventa come un seme su un terreno recettivo e fertile. Ecco perché è importante eliminare tutte le impressioni indesiderabili che ci ostacolano, anche dalla memoria, e imparare a chiudere occhi e orecchi su ciò che è indesiderabile per poter rimuovere quel masso che ci paralizza come popolo. Non vuol dire dimenticare o non essere consapevoli dei fatti. Vuol dire non subirne gli effetti, mantenersi al di sopra. Solo in questo modo il nostro spirito collettivo potrà tornare a sgorgare liberamente – grazie al recupero della sovranità su noi stessi e sulla nostra volontà, che ci viene sottratta con la continua manipolazione mentale e con la tecnologia – quei sentimenti, quei pensieri, quei comportamenti e quelle azioni congiunte, comuni e collettive, utili per la ricostruzione di una società e di un popolo basato sulle virtù, sui valori umani, spirituali ed etici, di libertà, verità e giustizia.

Per ricostruire quel buon senso comune che ci ha sempre caratterizzato come popolo. Cioè, ridar vita all’”età dell’oro”. Questo è il compito e la responsabilità di ciascuno di noi, uomini di buona volontà, superando tutte le divisioni fittizie che ci vengono continuamente somministrate, per programmare la nostra mente, tramite i media del sistema disumano, globalista.

Immagine di copertina: L’età dell’oro, di Joachim Wtewael (1566-1638)

 


Leonardo Guerra, laurea in biologia molecolare con tesi sperimentale sul mRNA nel 1982 c/o UNIFE.
Ho ricoperto ruoli dirigenziali in Ricerca e Sviluppo (area Anti-Infettivi), nel settore dei Rapporti Istituzionali di primarie Multinazionali farmaceutiche fino a Giugno 2020.
Co-Fondatore di una Start Up Biotech (RARESPLICE srl) per la cura di malattie genetiche rare.

Da Luglio 2020, opero come Consulente free-lance.
Canale Telegram : Leonardo Guerra

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