Illegale, Immorale, Orribile

di Piero Cammerinesi

È pur vero che in ogni guerra vengono commessi crimini inenarrabili che in genere restano nascosti alle popolazioni civili – in particolare quelli commessi dai vincitori mentre è uso comune diffondere ed enfatizzare quelli dei vinti. Il Processo di Norimberga docet.

Ma è anche vero che in questi ultimi anni si nota un continuo innalzamento dell’asticella dell’orrore tollerabile, metodo ben sperimentato per abituare la gente a condividere il bispensiero, quello che determina senza il beneficio del dubbio chi è il nemico di turno.

E questa settimana abbiamo avuto un nuovo balzo dell’asticella con una notizia che, questa volta, non viene dall’esterno ma dall’interno del Paese coinvolto nelle atrocità di Gaza: Israele.

Come se il continuo incremento dell’orrore tollerabile creasse ad un certo punto degli anticorpi che ne rendono intollerabile  la narrazione.

Mi riferisco alla notizia, diffusa domenica dal quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui  l’esercito israeliano ha ripetutamente impiegato il protocollo noto come “Direttiva Hannibal” durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Di che si tratta?

Semplice: allo scopo di impedire il rapimento di soldati e civili israeliani da parte di Hamas, i soldati dell’IDF hanno ricevuto l’ordine di “trasformare l’area intorno alla recinzione di confine in una zona di morte”.

Vale a dire uccidere indifferentemente i palestinesi e i propri ostaggi, civili e militari.
Un po’ nello stile della Santa Inquisizione quando, nel dubbio di eresia – era in corso la crociata contro gli Albigesi -, veniva dato l’ordine:
“ammazzateli tutti, Dio riconoscerà i suoi”
La cosa era, a dire il vero, già emersa in diverse interviste di giovani israeliani sopravvissuti all’eccidio del rave party Supernova del 7 Ottobre, che raccontavano di essere stati mitragliati dai propri soldati, ma poi, la stampa, quella seria, aveva ovviamente messo sotto silenzio tutta la vicenda e chi ne parlava era naturalmente etichettato come complottista e, che combinazione, antisemita.

Ebbene, il quotidiano Haaretz ha scoperto, grazie ad interviste con soldati e alti ufficiali israeliani, oltre che a documenti riservati che la direttiva Hannibal  è stata usata “in tre strutture dell’esercito infiltrate da Hamas, mettendo potenzialmente in pericolo anche i civili”.

Ora, va comunque notato che lo scoop di Haaretz arriva settimane dopo che un’indagine ONU aveva già affermato che l’IDF “ha probabilmente applicato il 7 ottobre la direttiva Hannibal”, uccidendo più di una dozzina di civili israeliani.

‘Illegale, immorale, orribile’: L’autore del Codice etico dell’IDF sul presunto uso della “direttiva Hannibal” durante l’attacco di Hamas

Si tratta di un ordine operativo sviluppato nel 1986 che “dirige l’uso della forza per evitare che i soldati siano presi in cattività” da militanti nemici. Naturalmente il nome non deriva dal condottiero Annibale ma da Hannibal Lecter il terrificante protagonista del romanzo di Thomas Harris.

Così, durante le prime ore dell’attacco di Hamas, ai soldati israeliani è stato dato un ordine:

“Non un solo veicolo deve tornare a Gaza”

E, continuando a leggere l’articolo di Haaretz:

“In quel momento, l’IDF non era a conoscenza dell’entità dei rapimenti lungo il confine con Gaza, ma sapeva che molte persone erano coinvolte, quindi, era del tutto chiaro il significato di quel messaggio e quale sarebbe stato il destino di alcune delle persone rapite”.

Secondo un articolo di Haaretz di oltre vent’anni fa su questa direttiva, si afferma che

“durante un rapimento, la missione principale è quella di salvare i nostri soldati dai rapitori anche a costo di danneggiare o ferire i nostri soldati. Il fuoco con armi leggere deve essere usato per far cadere a terra i rapitori o per fermarli. Se il veicolo o i rapitori non si fermano, si deve sparare a colpo singolo (cecchino), deliberatamente, per colpire i rapitori, anche se questo significa colpire i nostri soldati”.

Interpellate, le autorità israeliane non hanno potuto negare “molteplici incidenti in cui le nostre forze hanno sparato contro le nostre forze” il 7 ottobre.

Pur ammettendo che uno degli ostaggi catturati dai militanti di Hamas durante l’attacco di ottobre fosse stato probabilmente ucciso dal “fuoco amico” degli elicotteri israeliani, l’IDF, che ha ucciso oltre 38.000 persone a Gaza dal 7 ottobre, si è rifiutata di dire se Hannibal sia stato usato o meno nel corso dell’attacco di Hamas.

Haaretz ha sottolineato domenica che

“non sa se e quanti civili e soldati siano stati colpiti a causa di queste procedure, ma i dati generali indicano che molte delle persone rapite erano a rischio, esposte agli spari israeliani, anche se non erano l’obiettivo”.

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In particolare, il primo utilizzo – prosegue Haaretz – della direttiva Hannibal risale al 7 ottobre

“quando un posto di osservazione dell’avamposto di Yiftah ha riferito che qualcuno era stato rapito al valico di frontiera di Erez, adiacente all’ufficio di collegamento dell’IDF ed è partito il comando ‘Hannibal a Erez’  dal quartier generale della divisione, “mandate uno Zik”. [drone d’assalto senza pilota] e il significato di questo comando era chiaro”.

Secondo Haaretz, che ha citato una fonte anonima del Comando meridionale israeliano, la direttiva sarebbe stata utilizzata almeno altre due volte durante l’attacco, .

Il giornale così prosegue:

“Un caso in cui si sa che sono stati colpiti dei civili, un caso che ha ricevuto ampia copertura, è avvenuto nella casa di Pessi Cohen nel Kibbutz Be’eri. Quattordici ostaggi erano trattenuti nella casa mentre l’IDF la attaccava, e 13 di loro sono stati uccisi. Nelle prossime settimane, l’IDF dovrebbe pubblicare i risultati delle indagini sull’incidente, che risponderanno alla domanda se il Generale di Brigata Barak Hiram, il comandante della Divisione 99 che era a capo delle operazioni a Be’eri il 7 ottobre, stesse utilizzando la procedura Hannibal. Ordinò forse ai carri armati di procedere anche a costo di vittime civili, come dichiarò in un’intervista rilasciata successivamente al The New York Times?”

Asa Kasher, il filosofo che ha scritto il Codice di condotta dell’IDF, ha dichiarato ad Haaretz che gli incidenti in cui potrebbe essere stato usato il famigerato ordine operativo del 7 ottobre devono essere investigati immediatamente:

“Non c’è assolutamente nulla [nel codice] che permetta a qualcuno di uccidere un cittadino israeliano, in uniforme o meno”.

Fortunatamente anche in Israele c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di prendere una posizione indipendente e controcorrente e di sostenerla pubblicamente.

A tal proposito non posso evitare che – di fronte a questa fredda abiezione – mi torni alla mente l’esempio luminoso di un autentico eroe italiano che, in un caso simile di un proprio concittadino preso in ostaggio, non solo si recò personalmente in territorio di guerra per liberarlo, ma sacrificò la sua vita proteggendolo con il suo corpo dalle mitragliate di un vile soldato americano, peraltro mai condannato per l’assassinio.

Mi riferisco al caso di Giuliana Sgrena rapita in Iraq e di Nicola Calipari, numero due del SISMI che, dopo essere andato a liberarla – correva l’anno 2005 – le fece scudo con il proprio corpo dai colpi sparati ad un posto di blocco americano da militari che evidentemente avevano avuto l’ordine di uccidere gli occupanti dell’auto che riportava a casa la rapita per dare una lezione di fermezza all’Italia che non si piegava all’ordine USA di non trattare con i terroristi.

Ecco, oggi come allora, abbiamo due possibili modalità comportamentali anche in circostanze-limite come quelle di scenari di guerra con il coinvolgimento di civili: una umana ed una dis-umana.

E la dis-umanità non può che produrre un livello sempre più profondo di Male incarnato.

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