Il principe Harry: la libertà di opinione è roba da matti

Nel corso di una intervista con Dax Shepard, il principe Harry – dal suo dorato esilio americano – ha affermato letteralmente che il Primo Emendamento della Costituzione americana è “roba da pazzi”.
Nell’intervista il principino parla di come affrontare i problemi di salute mentale e di come sia gratificante aiutare gli altri.

Ahia, un altro apprendista filantropo!

L’esiliato reale prosegue raccontando di quanto la sua vita assomigli al Truman Show, poi filosofeggia sui pregiudizi inconsci e su come si possa cambiare se si riesce a superarli. Di rito il ricordo del suo servizio militare, che gli è servito – a suo dire –  a comprendere la sofferenza della gente e di quanto la salute mentale sia più importante di quella fisica.

Principino apprendista filantropo e anche psicologo…

Ma il bello viene adesso.

Dopo la notizia del suo incarico prestigioso alla start up tecnologica da un miliardo di dollari BetterUp, veniamo a sapere che il nostro esiliato d’oro si è ora assicurato un secondo ingaggio – oltre, naturalmente, agli accordi milionari in atto con Netflix e Spotify.

The Aspen Institute hosts conversation with Vanderbilt Project on Unity and American Democracy co-chairs Ali, Haslam and Meacham | Vanderbilt News | Vanderbilt UniversitySi tratta di una partecipazione al ben noto Aspen Institute nel quale si occuperà della “Commissione sul disordine dell’informazione” in puro stile orwelliano e condurrà una ricerca di sei mesi sull’analisi della diffusione di informazioni errate – le famose fake news – in tutto il Paese.

Il nostro Harry ha affermato candidamente che è stato spinto ad accettare questo incarico dalla esigenza di trovare finalmente un “approccio risolutivo di questa crisi del disordine dell’informazione” causato dai media moderni:

“Come ho detto, l’esperienza del mondo digitale di oggi ci ha inondato con una valanga di disinformazione, colpendo la nostra capacità come individui e società di pensare chiaramente e capire veramente il mondo in cui viviamo. Sono convinto che questo sia un problema umanitario e come tale, richiede una risposta multi-stakeholder da voci di sostegno, membri dei media, ricercatori accademici e leader sia del governo che della società civile. Sono ansioso di unirmi a questa nuova commissione Aspen e non vedo l’ora di lavorare su un approccio risolutivo della crisi del disordine dell’informazione”.

Principino apprendista filantropo, psicologo e anche commissario del Ministero della Verità, dunque.


Ed ecco la bomba.

Parlando appunto della diffusione della disinformazione, il principino-grande fratello fa un bell’exploit sul Primo Emendamento della Costituzione americana – attirandosi peraltro uno tsunami di proteste ed ingiurie da parte degli americani – affermando:

“Ho così tante cose da dire sul Primo Emendamento per come lo capisco, ma è pazzesco. Non voglio iniziare a parlare del Primo Emendamento perché è un argomento enorme e che non capisco perché sono qui da poco tempo. Ma si può sempre trovare una scappatoia. Si può utilizzare o sfruttare ciò che non viene detto piuttosto che sostenere ciò che viene detto”.

Per intenderci ecco il testo del Primo Emendamento:

“Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti”

Chiaro il principino-pensiero?

Con lui alla guida, la ricerca sul modo migliore per imbavagliare la gente – la libertà di opinione essendo “roba da matti” – acquista ora anche quattro quarti di nobiltà.

Francamente non ne sentivamo davvero la necessità…

Piero Cammerinesi

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