Il pensiero del cuore

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Abbiamo incontrato Gianluca Magi, storico delle idee e delle religioni, filosofo, orientalista e psicoanalista. È stato docente all’Università di Urbino di materie legate alle filosofie, psicologie e religioni tra Oriente e Occidente. Ha fondato a Pesaro con Franco Battiato (1945-2021) “Incognita”, centro transdisciplinare. È direttore scientifico, con Grazia Marchianò, responsabile del Fondo Scritti Elémire Zolla, di “AC Mind Seminars”. Autore di diversi bestseller, è uno degli autori delle voci dell’Enciclopedia filosofica della Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate (Bompiani, 12 voll.). Dal 2012 si dedica inoltre al Gioco dell’Eroe, un grande progetto di percorso evolutivo transpersonale diffuso in tutto il territorio italiano.
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Intervista a cura di Maria Rita Montagnani

MRM- Prof. Magi, lei come filosofo, è una voce autorevole e competente per parlare del disagio esistenziale e sociale dell’uomo odierno. Le chiedo innanzitutto: come si è arrivati  a questa allarmante condizione di sfacelo dei sani principi, di valori e dell’etica?

GM- Il nichilismo passivo, annunciato oltre cento anni fa da Nietzsche, infuria come una malattia su tutto l’Occidente. Ha ridotto gli umani a masse bovine sperdute che si prestano ad ogni farsa. A cui ormai puoi fare di tutto.

MRM- Hillman afferma, con un coraggioso e audace atto di auto-coscienza,: “Cent’anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio”. Cosa pensa al riguardo?

GM- Una parte dell’umanità ha smarrito il piacere di fare la propria conoscenza. È come un pugile che barcolla sul ring.

MRM- Più che mai oggi nella nostra società, si avverte nelle persone un grande bisogno di spiritualità, a cui però non segue una propria ricerca, anzi, sembra che la gente si rifugi nei beni materiali e comunque nel materialismo. A cosa è dovuto secondo lei?

GM- Chögyam Trungpa, un grande lama tibetano che insegnò in Occidente, negli anni Settanta del secolo scorso parlò di “materialismo spirituale”. È un concetto oggi ancora più attuale. Il materialismo spirituale è un grande inganno a cui soggiace l’essere umano del XXI secolo: una versione egocentrica della spiritualità induce a ritenere che ci stiamo sviluppando spiritualmente, mentre in realtà stiamo rafforzando il nostro narcisismo mediante tecniche spirituali. La spiritualità è un percorso che necessita di pazienza, ma la pazienza è una moneta di cui troppi ritengono di essere sprovvisti.

MRM- Cosa ha portato l’uomo contemporaneo a esprimersi in modo sempre più aggressivo fino alla violenza più efferata che riempie le cronache dei nostri giorni?

GM- All’uomo contemporaneo non è stato insegnato fin dai primi giorni della sua nascita la bellezza di essere amorevole con se stesso. Per dirla col Buddha del Visuddhi Magga, Il Sentiero della Purezza, «Chi è amorevole con se stesso, non farà mai male all’altro». Pare poco. In realtà, è tanto.

MRM- Esiste secondo lei il Male oggetivo?

GM- Sto cominciando a pensarlo.

MRM- Se esiste nel singolo la possibilità della perdita dell’anima, può esistere lo stesso pericolo in una collettività?

GM- Certamente sì. L’oscurità del tempo in cui viviamo è la conferma. La nostra società sta iniziando a morire di freddo. Abbiamo necessità di squarci di Luce e di Calore.

MRM- Con ciò che vediamo intorno a noi attualmente, viene da pensare che da quando la follia è stata cacciata dai manicomi, abbia traslocato nelle famiglie. Cosa sta accadendo?

GM- Allontanarsi da una certa grossolanità è benefico. Oggi invece ne siamo travolti. La follia dei manicomi era meno patogena di quella che oggi ci penetra, ignari, sino alle ossa del costato.


MRM- Dice Jung: “Datemi un sano di mente e io lo curerò per voi”. Ironico ma acutissimo. Anche lei pensa la stessa cosa?

GM- Penso ancora – come risposi nel libro Gioco dell’Eroe – che il nostro stato “normale” e “ben adattato” non è, molto spesso, che un tradimento delle nostre più vere potenzialità; molte, troppe persone riescono fin troppo bene a costruirsi un falso io, per adattarsi a una falsa realtà.

MRM- Per tornare alla violenza, è il vuoto mentale, affettivo ed emotivo che può innescare la spirale della violenza o è piuttosto l’indifferenza altrui ad alimentarla e a farla esplodere?

GM- Sono le due facce della stessa moneta: la psico-apatia, la psiche apatica dell’uomo contemporaneo, cioè una coscienza priva di risonanza emotiva che risuona, appunto, in noi quando agiamo, parliamo o ascoltiamo. Una capacità di “sentire” quasi fuori uso è tipica della coscienza apatica: una tonalità dell’animo a bassa emotività e a scarso sentimento.

MRM- Freud diceva che “Non appena ci si interroga sul significato della vita, ecco che si è malati”. È cambiata questa prospettiva? Quando si è malati secondo la sua esperienza in campo filosofico?

GM- In quel passaggio della famosa lettera a Marie Bonaparte, Freud rinvia a diverse considerazioni alle quali qui non riusciamo ad accennare. La vita in sé è priva di significato. Il compito vitale di ciascun essere umano, dotato di comprendonio, è trovare il proprio significato personale alla propria vita. Se non lo troviamo, ci ammaleremo. Sia filosoficamente che psicologicamente.

MRM- Cosa nuoce di più all’umanità, l’ignoranza o la tecnologia? (La domanda non è così scontata…)

GM- L’uomo che si nasconde a se stesso, che vive a propria insaputa è la cosa più nociva.

MRM- È più importante sapere o sentire? Conoscere o immaginare? (In una scala di priorità)

GM- Il carburante della vita è l’Immaginazione. Priva d’Immaginazione la vita umana si riduce a banale sopravvivenza: si può conoscere ma non comprendere; si può sapere, ma non sentire. La comprensione è tale quando la Mente scende nel Cuore: una mente cordiale. Per tale ragione fanno in ogni modo per sottrarre, sin da bambini, l’Immaginazione, anche confondendola con la fantasia. Due ambiti radicalmente differenti.

MRM- Se le dicessero che ha il potere di portare un grande beneficio all’umanità, cosa sceglierebbe di fare?

GM- Portare un po’ più di Amore, nella consapevolezza che l’Amore è la strada dove le nostre impronte invece di seguirci ci precedono.

MRM- La morte col suo ineluttabile memento mori, che peso può avere oggi in un individuo? E qual è la percezione della morte in un intero paese, per esempio il nostro?

GM- Roberto Bazlen, tanti anni fa da qualche parte scrisse: «Un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva. Oggi si nasce morti – alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi». Quelle parole sono oggi ancora più vere, individualmente e collettivamente.

MRM- Cosa teme di più un filosofo riguardo all’invecchiare, al soffrire o al morire?

GM- Considero l’invecchiare non un mero processo fisiologico, ma una forma d’arte. So che l’invecchiamento è considerato una dannazione dalla nostra società, ma so anche che così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il nostro carattere.

MRM- Come vede il futuro degli esseri umani, la ragione prevarrà sul sentimento o la follia prevarrà sulla ragione?

GM- Prevedo che nell’ambito delle relazioni umane si andrà in quello che in ambito economico, ambientale e commerciale si chiama “decoupling”, disaccoppiamento: una parte di umanità si dirigerà diretta come un fuso nel transumanesimo, un’altra continuerà, nonostante tutto, a rimanere umana.

MRM- Tre parole per definire il suo lavoro.

GM- I momenti più interessanti del mio lavoro sono quelli in cui qualcosa dall’alto mi attraversa e nello stesso tempo sono cosciente dello stato di ricezione che contiene per poi condividerlo con il prossimo. Dunque, in tre parole: sintonizzarmi, ricevere, trasmettere.

 

MRM – Recentemente è uscito un libro molto particolare “Lo stato intermedio” che lei ha scritto con il grande Franco Battiato, risultato di una vostra conversazione sui temi fondamentali dell’esistenza. Vuole parlarcene?

GM- Sono dialoghi pubblici e privati intercorsi tra il 2014 e il 2019 sul grande tema rimosso della società contemporanea: la morte. La morte non è più vissuta come un passaggio a un’altra fase dell’esistenza, ma come semplice uscita dalla vita. Di conseguenza pensiamo che la vita del nostro corpo sia l’unica vita che abbiamo, la nostra unica possibilità individuale alla quale ci si avvinghia tenacemente. Le conseguenze psicosociali e filosofiche della triste concezione di aver solo un corpo le abbiamo tutti davanti agli occhi: masse che vivono nella paura e che a causa di quella paura sono manipolabili, eterodirette in direzioni che porteranno alla loro stessa rovina. Il libro con Battiato affronta in diagonale anche questo aspetto, pur aprendosi a dimensioni di ordine superiore, mistiche, luminose. Per diventare vivi dopo la nascita.

MRM- Per concludere vorrei farle una domanda filosofica: cosa bisognerebbe coltivare e curare maggiormente nella vita per essere più in armonia con se stessi (e magari evitare lo psichiatra)? (Sorrido)

GM- Concludiamo tornando all’inizio della nostra piacevole conversazione: se ritroviamo il piacere di fare la nostra conoscenza, anche di quelle zone più elevate che dimorano in noi, ripristiniamo non soltanto una relazione benefica con il mondo esterno e con il nostro prossimo, ma una relazione di ordine superiore con noi stessi.

Maria Rita Montagnani 

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