Il Guerriero Spirituale nell’Era della Menzogna 

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di Sergio Motolese 

 Dopo la cosiddetta pandemia, che possiamo considerare la capostipite, la madre di tutte le menzogne (non perché prima in assoluto, ma per la sua peculiarità e enormità), altre figlie ne discendono in continuazione, le quali rischiano di passare inosservate, perché a tutto ci si può assuefare. 

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Eppure vi è un filo che le lega, come perle di una collana, un filo che ha un nome preciso: guerra. Al virus, al cattivo di turno, al clima, al dittatore…; e in questo tragico gioco di prestigio, quasi per magia, tutto si trasforma nel contrario e le contro-immagini divengono verità. 

Così un farmaco genico, reso criminalmente obbligatorio, diventa salvavita, anzi “atto d’amore”; i tagliagole dell’ISIS in Siria diventano “democratici” mentre nel contempo a Gaza si perpetra un genocidio spacciato per lotta al terrorismo; i battaglioni nazisti in Ucraina sono “buoni” perché combattono per la democrazia; le centrali nucleari “di nuova generazione” sono green; lo sfruttamento di donne per concepire figli da consegnare poi come pacchi postali a coppie etero o gay è un atto di generosità; senza dimenticare le numerose “missioni di pace”, e via discorrendo. 

Se ci fermassimo a queste osservazioni non potremmo che essere pessimisti nello sguardo verso l’immediato futuro. Ma allargando la nostra visuale e i nostri pensieri possiamo scorgere percorsi che vanno al di la di una mera contrapposizione sul piano esteriore, pur in qualche misura anche necessaria se non altro come difesa verso le continue aggressioni alla coscienza umana, ancor più che alla libertà.  

Non possiamo però accontentarci di marce per la pace, di generici appelli alla non-violenza, di atti dimostrativi, petizioni e altro di questo genere. Dobbiamo penetrare più in profondità e chiederci: cos’è la guerra? Da dove deriva? Nel 1901 Rudolf Steiner tiene una conferenza sui misteri dell’antichità: 

“[Eraclito] biasima Omero perché questi si lamenta che che al mondo regna la battaglia, mentre gli uomini dovrebbero aspirare alla pace, dal momento che questa dovrebbe essere instaurata. Eraclito aveva una visione diversa, che gli derivava dai Misteri. Dall’essere originario, dall’uno eterno, oltre l’amore eterno, hanno origine anche la lite, la lotta. Solo dove esistono realtà opposte si può trovare l’equilibrio in una armonia superiore. Polemos, la guerra, dice Eraclito, è madre di tutte le cose. (DK53;A19). Solo dalla contesa può nascere un’armonia superiore. L’immagine della guerra, in cui forze opposte trovano armonia ad un livello superiore, diventa per lui l’immagine del mondo. Così Eraclito non cerca l’unità, la causa prima del mondo, in una vuota (astratta) armonia. Egli cerca piuttosto i contrasti più grandi possibili e mira a risolverli in una armonia superiore. (…) Così da un lato considera la contesa, la lite, come l’essenza di tutte le cose; nella contesa sono in lotta tra loro  gli opposti che però dall’altro lato si risolvono nella suprema armonia. E’ solo nella vera conoscenza di se che Eraclito vede realizzarsi questa conoscenza e armonia suprema.” (Rudolf Steiner, Le sorgenti della cultura occidentale, i Misteri dell’antichità, Berlino 19/10/1901, edizioni Archiati). 

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La concezione di Eraclito ci fornisce un primo appiglio da cui partire, intorno al 500 a.C., alle origini della cultura occidentale, dal mondo greco antico, nel quale i filosofi erano iniziati ai misteri, nel suo caso a quelli di Efeso. 

Nel V -VI secolo prima di Cristo qualcuno sentiva già l’esigenza di mettere l’uomo al riparo dell’inganno del dualismo e cominciare a vedere nella contrapposizione degli opposti l’unica possibilità evolutiva verso il terzo elemento, verso una superiore armonia. Una anticipazione della Trinità, tanto più utile per noi che viviamo nel 3° millennio, dominato dal dualismo culturale di un materialismo sempre più feroce nei suoi tentacoli economici e sociali, e da una tecnologia digitale, duale per definizione, sempre più pervasiva nei corpi e nelle anime umane. 

Rudolf Steiner non si limita a interpretare correttamente i filosofi antichi ma fornisce con la sua scienza spirituale una spiegazione comprensibile all’uomo moderno, capace (se lo decide…) di ragionare in termini logici e rigorosi:  

“La legge della conservazione della materia vale solo per il mondo esterno. All’interno dell’uomo la materia viene trasformata nel nulla, distrutta completamente nella sua essenza. La natura umana si basa proprio sul fatto che noi siamo in grado, con maggior forza quando il ricordo di essa si riflette, di respingere la materia nel caos, di distruggerla completamente. 

A questo veniva condotto il discepolo che dall’oriente era stato condotto nei centri dei misteri, soprattutto nell’Irlanda e nell’occidente: dentro di te, sotto il bagaglio dei ricordi, in quanto uomo porti qualcosa destinato alla distruzione; se non l’avessi, non avresti potuto sviluppare il tuo pensiero, poiché tu lo sviluppi perché le forze del pensiero compenetrano il tuo corpo eterico. Ma un corpo eterico permeato delle forze di pensiero agisce sul corpo fisico in modo che esso respinga la materia nel caos, la distrugga.” (Dornach, 23/09/1921, nel ciclo Cosmosofia, vol. I – Tratti essenziali dell’uomo nella sfera terrestre e cosmica, Ed. Antroposofica, O.O. 207)   

Veniamo ora posti di fronte al fatto che la distruzione non è associata a qualcosa di negativo per l’uomo, anzi è la condizione essenziale per poter sviluppare la coscienza umana e la capacità pensante. Anche in altre comunicazioni Rudolf Steiner fa riferimento a questa sorta di specchio interiore, che la normale coscienza umana non è in grado di superare, di rompere e penetrare al di la, dove agiscono forze spirituali. L’iniziato può percepire queste forze spirituali e cercare di comunicarle con parole comprensibili a tutti, tali che possano essere elaborate anche dalla coscienza ordinaria. Quando Steiner cita il corpo eterico si riferisce al corpo vitale, detto anche delle forze formative, il quale forma, appunto, e tiene in vita il corpo fisico. Esso non è visibile ai sensi fisici ma ne possiamo constatare gli effetti molto semplicemente osservando un cadavere, nel quale il corpo eterico si è staccato e il corpo fisico si scioglie nella natura. Poi Steiner continua: 

“Noi tutti abbiamo in noi sotto lo specchio dei ricordi, proprio al fine di sviluppare la capacità di pensiero dell’io, una smania di distruzione, la smania di dissolvere la materia. Non esiste autoconoscenza che non richiami con forza l’attenzione su questo evento interiore.
Pertanto chi vuole essere condotto a questo nucleo distruttivo, deve avere interesse per lo sviluppo dello spirito, deve essere in grado di dirsi con grande intensità: lo spirito deve esistere, e affinché continui a esistere la materia deve essere distrutta. (…) Ognuno di noi è l’involucro di un nucleo distruttivo, e solo diventandone consapevoli le forze di decadenza potranno essere trasformate in forze di crescita. 

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Come sempre, il primo passo è la conoscenza, in questo caso acquisire la consapevolezza dell’esistenza, dello scopo, della funzione e dell’importanza di questo processo distruttivo della materia all’interno di noi stessi. Rudolf Steiner lo definisce con un’immagine: “focolaio di distruzione”. 

Lo scienziato materialista storcerebbe il naso leggendo queste comunicazioni; per lui nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma; ma se fosse in grado di allargare i suoi orizzonti dogmatici non farebbe fatica ad accettare il fatto che anche in questo caso vi è una trasformazione poiché la distruzione di materia permette la nascita di quanto di più nobile caratterizza l’essere umana: la capacità pensante. 

Prima o poi si parlerà, speriamo, di un periodo nel quale si viveva in una incredibile superstizione e si credeva che il cervello spremesse i pensieri come lo stomaco spreme l’acido cloridrico. Ma lasciamo lo scienziato ai suoi…pensieri e chiediamoci con Rudolf Steiner: 

 “Che cosa accadrebbe se non si venisse condotti a questa consapevolezza attraverso la scienza dello spirito? Già nell’evoluzione dei tempi odierni vediamo che cosa accadrebbe. Ciò che in un certo senso è isolato, separato nella nostra interiorità e solo in noi dovrebbe agire, nell’unico luogo in cui la materia dovrebbe essere risospinta nel caos, esce e permea gli istinti rivolti verso l’esterno. Questo diventerà la civiltà in occidente e in tutto il globo. (…) E’ il furore distruttivo che invece di essere rivolto all’interno si volge all’esterno e in futuro potremo difenderci da ciò che si trasferisce negli istinti e collocarlo al suo posto, se subentrerà di nuovo una reale conoscenza umana, se saremo di nuovo attenti al nucleo distruttivo interiore senza il quale il pensiero non può svilupparsi.” 

“Il furore distruttivo”. A partire dalla Grande Guerra, la prima combattuta da macchine contro altre macchine, vediamo crescere qualitativamente questo furore distruttivo rivolto all’esterno, per cui il nemico deve essere non solo vinto ma annientato. Se osserviamo questa escalation sino ai giorni nostri vediamo che esso è cresciuto e cresce in parallelo alla potenza della tecnologia di guerra. 

Il furore distruttivo di cui ci parla Rudolf Steiner non è dunque prerogativa dei “cattivi” ma è un processo interno ad ogni essere umano e diventa il male solo quando agisce nel posto sbagliato, quando fuoriesce, quando tracima al di fuori di noi. Ancora Steiner: 

“L’umanità dovrà sapere che ciò che costituisce la più alta conquista dei tempi moderni, il pensiero razionale, non potrebbe esistere se la vita delle idee non nascesse da un nucleo distruttivo interiore, che è necessario conoscere per mantenerlo all’interno, affinché esso non passi negli istinti esterni che si traducono in impulsi sociali. (…) 

Se ciò che è interno venisse diffuso in tutto il mondo che cosa si produrrebbe nel mondo attraverso l’uomo? Il male. Il male non è altro che il caos necessario all’interno dell’uomo gettato all’esterno.” 

 Dunque noi viviamo in questo “dramma”, che sembra senza via di uscita, dobbiamo vivere in questo continuo equilibrio tra crescita e distruzione di materia. Da un lato nel focolaio di distruzione interna la nostra egoità si rafforza per permetterci di essere uomini liberi e pensanti, dall’altro lato dobbiamo sviluppare quella dedizione verso il mondo che permette che il processo distruttivo non fuoriesca. E’ un combattimento, una guerra che ciascuno di noi deve affrontare per rimanere uomo e non soggiacere a istinti e brame animali. 

La soluzione non è e non può essere quella di tendere ad un’astratta pace, come molti idealizzano, ma accettare la sfida, combattere questa guerra, la polemos di Eraclito, con le armi della scienza spirituale di Rudolf Steiner, sapendo che non ci sono nemici esterni da distruggere ma istinti e pulsioni da vincere affinché i processi distruttivi avvengano nel luogo giusto, dentro di noi. 

Da tutto quanto detto sin qui si può cominciare a intravvedere l’identità del Guerriero Spirituale odierno, che sappia e possa agire in questa epoca della Menzogna. Vediamo di caratterizzarne i contorni. 

Scultura di Ermst Barlach

Diciamo subito che mentre in passato questo ruolo è stato svolto in prevalenza dagli iniziati, oggi esso è demandato a tutti e a ciascuno di noi. Lo richiede il fatto che l’entità delle forze distruttive esterne ha raggiunto livelli qualitativi, ancor più che quantitativi, mai visti in precedenza. La “pace” di cui spesso ci si vanta, dopo le tragedie del secolo scorso, è illusoria. A partire anzi dall’atomica sul Giappone, la tecnologia distruttiva è aumentata in modo esponenziale, ma soprattutto è l’inganno e la menzogna che hanno subito una evoluzione qualitativa senza precedenti, esautorando il pensiero, e il “focolaio” anziché ardere internamente ha, per così dire, espulso il processo distruttivo all’esterno. Steiner lo rivelava agli inizi, subito dopo la Grande Guerra. 

Il primo compito del Guerriero Spirituale odierno è allora quello di identificare e svelare le menzogne. Peraltro la digitalizzazione del mondo rende il confine tra reale e virtuale sempre più labile. Svelare la verità è sempre un atto rivoluzionario. 

Qualcuno potrebbe ritenere che sia presunzione sentirsi questo compito, sentirsi in possesso della verità. La ricerca della verità è un processo continuo e incessante, ma la verità non è soggettiva, come vorrebbe la cultura relativistica imperante. Ogni verità, raggiunta unendo osservazione e pensiero, è tale anche se non definitiva, proprio perché quello che non cessa è la sua continua ricerca, il suo continuo ampliamento, e questo processo non necessita di cancellare le verità precedenti. Al contrario, la scienza oggi agisce sempre più affermando verità dogmatiche che anziché ampliarsi di continuo sono rapidamente sostituite da nuove verità altrettanto dogmatiche, in un processo sclerotico il cui il “pensare” è sostituito dalla propaganda e dal marketing. Questo non significa che non ci siano scienziati che agiscono diversamente, ma anch’essi sono stritolati da interessi potenti e violenti.  

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Lo scopo del Guerriero Spirituale, come qui è inteso, non è quello di rivelare verità dogmatiche e tanto meno imporre comportamenti e scelte, che devono rimanere nell’ambito della libertà dell’individuo. Egli cerca di spiegare ciò che viene taciuto e fornire strumenti e argomenti per divenire sempre più liberi di pensare; non cerca adepti o seguaci da indottrinare, perché sa che solo l’esercizio del libero pensiero può mantenere il furore distruttivo nel suo regno elettivo. 

Il secondo compito in cui il Guerriero Spirituale può misurarsi è l’unirsi agli altri Guerrieri per formare gruppi paritari e comunità di ogni tipo, in modo da unire pensieri, idee e forze per realizzare il nuovo, ciò che manca, ciò che ancora non c’è e dovrà esserci, in tutti i campi del vivere sociale. 

Realizzare il nuovo significa fare appello a quell’intuizione creativa di cui l’essere umano è capace,  sempre grazie a quel “focolaio”, il pensare vivo.

Agricoltura, medicina, scienza, pedagogia e tutte le arti richiedono trasformazioni ben diverse da quelle imposte dalla tecnocrazia di questi oligarchi. Anzi la tecnologia stessa dovrà trovare altre forme e fonti cui attingere, fonti che risiedono nell’essere umano stesso (su questo fondamentale argomento vedi sul sito Libero Pensare: L’inevitabilità dell’incontro col male, seconda parte . 

Si tratta in sostanza di metter in pratica il contenuto della Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner nelle due parti in cui il libro è diviso. Esso non detta prescrizioni, offre un metodo. Un metodo per conoscere la libertà (prima parte: la scienza della libertà), e un metodo per praticarla (seconda parte: la realtà della libertà). 

I predicatori di pace e quelli di morale non hanno mai prodotto né l’una né l’altra, anzi quasi sempre  hanno provocato ciò che affermano di voler sanare. E anche questo è parte dell’epoca della Menzogna. Ecco un buon terreno per il Guerriero Spirituale. Combattere l’illusione che possa essere un potere esterno a creare il mondo umano che vogliamo.  

Questi sono solo brevi cenni.

Il Guerriero Spirituale, sempre come qui è inteso, si fortifica interiormente per non soccombere alle piccole e grandi difficoltà, alle persecuzioni che inevitabilmente incontrerà, perché non è un mistico ma un combattente. Egli non cerca riconoscimenti esteriori; può certo sbagliare perché è in cammino, come tutti, ma ha mezzi per accorgersi e riparare se possibile. Non è un eroe, al contrario è un anti-eroe, un essere umano, e tale intende rimanere. Tutti possiamo essere Guerrieri Spirituali in questa epoca della Menzogna. Non ci sono master da frequentare, occorre solo sentirlo e volerlo, ognuno con i suoi talenti e la sua unicità. 

 


Sergio Motolese,musicista. L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato  presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.

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