Gli anni ’60: il Cammino di una Generazione attraverso la Volontà, la Saggezza, l’Amore e l’Illusione.

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Siamo forse ormai abbastanza lontani dagli anni ’60 per poter guardare indietro a quel decennio – e molti di noi sono ancora vivi e ricordano cosa significava essere giovani in quel periodo – e renderci conto che è stato un periodo straordinariamente carico di significato e vividamente illustrativo delle lotte spirituali contemporanee in corso in quel periodo, che in molti modi hanno preparato e seminato il terreno per molto, anche se naturalmente non tutto, di ciò che sta accadendo oggi. Dopotutto, 63 anni fa, nel 1961, quando il Muro di Berlino fu eretto, fu un momento in cui le tensioni della Guerra Fredda cominciarono a raggiungere l’apice, proprio come oggi. Quel decennio iniziò nell’anno in cui JFK arrivò alla Casa Bianca, i “venti del cambiamento” iniziarono a soffiare in Africa, il Concilio Vaticano II era in corso, la guerra in Vietnam si aggravò, il Muro di Berlino fu eretto e l’Europa fu definitivamente divisa in due.

Ma poi, nonostante queste tensioni, gli anni ’60 furono anche un momento di soglia in cui, per così dire, in pochissimi anni, una nuova giovane generazione rispose a quelle tensioni aprendo bruscamente il sipario e un mondo diverso – di libertà, uguaglianza, fratellanza, amore e pace – fu improvvisamente intravisto da molti, con o senza l’uso di “stimolanti”. Molti allungarono la mano per afferrare o realizzare quella visione di un mondo diverso, ma presto scivolò tra le loro dita; il sipario si richiuse e la visione si offuscò.

Nel 1973, certamente, non c’era più.

Forse non era dalla primavera del 1848, quell’anno di rivoluzioni liberali in tutta Europa, in cui così tante persone, soprattutto nelle giovani generazioni, in molti Paesi, avevano improvvisamente e drammaticamente percepito la possibilità che il mondo potesse così inaspettatamente cambiare in meglio, in un modo simile a quello che accadde a metà degli ultimi anni ’60.

Dell’atmosfera del 1848 lo storico tedesco Karl Heyer ha scritto:

“Un’atmosfera meravigliosa deve aver prevalso, soprattutto in Germania, a partire da quelle splendide giornate di primavera del marzo 1848. Un soffio di liberazione attraversò tutta la società, emanazioni dei sentimenti più forti, portati da un enorme entusiasmo, dalla volontà di sacrificarsi e dedicarsi a un ideale di vita, permeato da sentimenti estasianti, e dalla speranza, anzi, dalla convinzione soggettiva: ora tutto deve andare meglio! Il mio cuore si riscalda ogni volta che ricordo quei giorni”, scrisse più tardi nelle sue memorie Carl Schurz (1829-1906), che aveva partecipato agli eventi dell’anno della rivoluzione e poi era andato in America, dove era diventato un importante statista americano. Egli sottolineò in particolare la disponibilità al sacrificio che aveva allora caratterizzato innumerevoli persone di ogni genere. Friedrich Payer, nato nel 1847, che in gioventù sentiva ancora fortemente il bagliore dell’anno ’48, pensava in vecchiaia che l’espressione “primavera dei popoli” assomigliasse molto a ciò che il popolo tedesco stava vivendo in quel momento, e cioè che fosse come una proliferazione del sentimento che i giovani sentono risvegliarsi in loro stessi quando l’oppressione e la notte dell’inverno lasciano il posto al sole luminoso e caldo della primavera. ‘Ci deve essere qualcosa di lieto e di vittorioso nell’aria’, un sentimento che in modo miracoloso si rinnovava per mesi e mesi…”1 

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Un’analoga impennata di entusiasmo si era avuta anche in America a metà degli anni ’70 e in Francia nel 1789-90, ma quelle impennate si erano verificate solo in due Paesi. Negli anni ’60, la sensazione di un enorme cambiamento nell’aria era più mondiale, dal Giappone e dalla Cina, attraverso l’Europa e il Nord America fino alla California.

Le forze che chiedevano libertà culturale e politica in Europa nel 1848-49 furono duramente represse dai poteri della vecchia reazione – monarchia, aristocrazia e Chiesa – nella maggior parte dei casi sostenuti dal potere delle banche. Il liberalismo fallì nella seconda metà del XIX secolo e nuove e velenose forme di politica sorsero per sfidare le vecchie forze conservatrici che non volevano e non potevano cedere: il nazionalismo radicale, il fascismo e il comunismo. Queste sfide hanno sconvolto l’Europa nella prima metà del XX secolo, ma anche dopo le guerre mondiali, e nonostante tutte le chiacchiere sul movimento per l’unità europea, a 100 anni dal 1848, le forze che si oppongono a un vero cambiamento in Europa non si sono spostate, hanno solo indossato nuove maschere autoritarie: La monarchia, l’aristocrazia e la Chiesa non avevano più il potere che esercitavano nel 1848, ma al loro posto, o accanto a loro, nel 1948, c’erano le grandi imprese, la grande finanza, la grande scienza, l’accademia, i mass media che soffocano l’establishment e le nuove, sinistre agenzie di intelligence del moderno Grande Stato centralizzato.

Rudolf Steiner aveva detto nel 1919:

“se l’insegnamento nelle nostre università continuerà come ora per altri 30 anni, e se la gente continuerà a pensare alle questioni sociali nello stesso modo per altri 30 anni, allora, entro la metà di questo secolo, l’Europa sarà un deserto… tutto sarà vano se non ci sarà una trasformazione fondamentale nelle anime umane nel modo in cui esse pensano al rapporto tra questo mondo e il mondo spirituale. Se non si impara nulla di nuovo in questo senso, se le persone non rimodellano il loro pensiero, allora un diluvio morale inghiottirà l’Europa!… [la] metà del nostro secolo coincide con la fine del periodo in cui le forze di prima della metà del XV secolo – ancora in parte ataviche con noi – raggiungono la loro definitiva decadenza. Entro la metà del nostro secolo [1950] l’umanità deve aver preso la decisione di volgersi verso lo spirito… nuove forze devono essere richiamate dal profondo delle anime umane…”.2

Le “forze decadenti di prima della metà del XV secolo” a cui Steiner si riferiva erano le forze dell’epoca greco-romana precedente, la sua politica, il legalismo e il pensiero intellettuale accademico, nonché le forze della cultura ebraica dell’Antico Testamento portate dal dogmatismo ecclesiastico, e anche gli antichi sentimenti e valori pagani dei tempi precristiani. Ma l’insegnamento non era essenzialmente cambiato entro il 1950, né il pensiero sociale, né c’era stata alcuna trasformazione fondamentale o svolta verso lo spirito prima dell’inizio degli anni Cinquanta, e il risultato era stato che l’Europa era effettivamente diventata un “deserto” fisico in molte aree negli anni Quaranta. Per molte anime più giovani, nate durante la guerra o negli anni del dopoguerra, negli anni Cinquanta rimase un deserto psicologico.

Le tre ondate degli anni ’60

Ma poi arrivò il grande cambiamento degli anni ’60, quando i nati nel caos degli anni della guerra raggiunsero l’età adulta. Il cambiamento avvenne in tre fasi ben distinguibili, che assomigliano in qualche modo a ciò che accadde in Francia (e in parte in altre parti d’Europa) dal 1780 al 1815, quando l’epoca classica dell’Illuminismo lasciò il posto o si sovrappose alla più recente sensibilità romantica.

In primo luogo, ci fu un’ondata di entusiasmo per tutto ciò che riguardava la conoscenza scientifica e tecnologica; questo fu guidato in larga misura dall’establishment e dai suoi strumenti mediatici, che dipendevano in larga misura dall’alta finanza. Qualcosa di simile era accaduto nel 1780, quando gli europei erano affascinati dalle nuove idee scientifiche e dalle mode e dagli sviluppi tecnologici, tra cui: mongolfiere, macchine a vapore, elettricità, mesmerismo.

fashion, coats and costumes, 1961
L’elegante look ‘modernista’ dei primi anni ’60

All’inizio degli anni ’60 l’alto tasso di occupazione, i beni di consumo come i televisori, le radio a transistor, le automobili e il miglioramento dei trasporti come le autostrade generarono un grande entusiasmo, alimentato dai nuovi satelliti e dai razzi per lo “spazio esterno”, dai nuovi grattacieli scintillanti che sorgevano in tutto il mondo con i loro disegni astratti, scientifici e modernisti, che furono presto ripresi nelle linee eleganti della moda e delle acconciature dei giovani. I politici si abbandonavano alla retorica sul cambiamento della società “al calor bianco della rivoluzione tecnologica”. Ma tutto questo non era ancora una protesta, uno sforzo per trasformare i fondamenti, tanto meno quelli di natura spirituale. Era piuttosto una conseguenza della confluenza di una crescente prosperità e degli effetti percolati della prima ondata modernista nell’arte e nel design, iniziata all’incirca 50 anni prima durante la Prima Guerra Mondiale e “trattenuta”, per così dire, per una generazione dalle due guerre mondiali.

Tuttavia, a questo primo livello, piuttosto “top-down”, di cambiamento estetico basato su conoscenza e scienza, che vedeva lo stile elegante dei primi anni ’60 già molto diverso da quello scialbo dei primi anni ’50, seguì un movimento “bottom-up” di immaginazione e sentimento sociale, con il coinvolgimento di milioni di nuovi baby-boomers in campagne attivistiche, prima contro gli orrori delle armi nucleari, poi ispirati dal movimento per i diritti civili negli Stati Uniti e dall’aggravarsi della situazione della guerra in Vietnam, confusi e turbati dall’assassinio del presidente americano Kennedy nel novembre 1963 e dalla sensazione che forse, in qualche modo, l’establishment avesse ucciso uno dei suoi, che sembrava ancora essere il “tribuno del popolo”.

Dopo l’uccisione di Kennedy (seguita da altri omicidi di importanti leader popolari come Malcolm X, Martin Luther King e il fratello del presidente Kennedy, Bobby), gli Stati Uniti cominciarono presto a scivolare in uno squilibrio psicologico e in crescenti tensioni e problemi tra le generazioni, le razze e all’interno delle famiglie. La Francia era stata il fomentatore della protesta nel periodo 1770-1870, ma gli Stati Uniti hanno ampiamente ricoperto questo ruolo dal 1945 e certamente lo hanno fatto negli anni ’60.

Negli anni ’50 non c’erano stati grandi movimenti giovanili in Occidente a sostegno della lotta dei Vietminh contro gli eserciti francesi, ma nel 1960 la generazione dei “baby-boomer”3 era diventata maggiorenne nell’America consumistica; in precedenza non aveva avuto bisogno di combattere in guerra o di lottare per la propria sopravvivenza economica come le generazioni precedenti; era “alfabetizzata” e i suoi studenti avevano tempo a disposizione e denaro in tasca. Nata tra le terribili lotte della guerra mondiale e i problemi sociali che ne seguirono, l’indignazione di questa generazione per le violazioni razziste dei diritti civili nel proprio Paese, ancora in corso 100 anni dopo la guerra civile americana, si combinava con quella che vedevano come l’ennesima guerra imperialista americana oltreoceano, in Vietnam, e con l’ottuso consumismo e materialismo dell’America degli anni Cinquanta.

A metà degli anni ’60, l’attivismo politico e le campagne elettorali dei giovani bianchi e neri stavano diventando una questione di seria preoccupazione per l’establishment.

Marcia per i diritti civili a metà degli anni ’60 negli Stati Uniti – Martin Luther King e Coretta King

Questo secondo aspetto degli anni ’60, quello di un attivismo sociale e politico che doveva molto alle vecchie tradizioni di azione sociale collettiva dei 100 anni precedenti, durò fino a circa la metà del decennio, quando venne sovrapposto e sempre più infiltrato e infine indebolito dalla terza ondata o aspetto del decennio: un movimento culturale molto nuovo, individualista, edonista e anche più anarchico e consapevole di sé, che si occupava soprattutto dello sviluppo personale, ma in un contesto “nuovo”, “tribale” e collettivo, che venne chiamato “flower power” e che, a partire dal 1965, fu incentrato sull’LSD e altre sostanze allucinogene.

Scott Mackenzie (1939-2012, nato Philip Wallach Blondheim III) – uno dei trovatori istantanei di questa nuova ondata culturale, presto riconoscibile per le sue dichiarazioni di moda orientali e tribali, per i capelli lunghi sia per gli uomini che per le donne, per le fasce, i fiori, le campane e i sandali – cantò la canzone che nel maggio 1967 divenne l’inno del “movimento” hippie: “San Francisco (Be Sure to Wear Some Flowers in Your Hair)”: “

In tutta la nazione, una vibrazione così strana, gente in movimento. C’è un’intera generazione con una nuova spiegazione…. persone in movimento”.

L’estate dell’amore 1967, Stati Uniti

 

Molti hanno scritto4 su come la seconda ondata di “azione politica” sia stata parzialmente o sostanzialmente sovvertita da agenti governativi dietro le quinte per indebolire e minare l’attivismo politico della seconda ondata. Questi agenti hanno seminato nelle comunità giovanili sostanze che alterano la mente, come l’LSD, e le idee di scienziati del pifferaio magico dell’establishment, come il “profeta dell’acido” Timothy Leary e il suo collega Richard Alpert (alias Baba Ram Dass). Un punto di svolta è stato il tanto pubblicizzato primo “Human Be-In – a Gathering of the Tribes” (raduno delle tribù) al Golden Gate Park di San Francisco, il 14 gennaio 1967, che iniziò con le parole:

“Benvenuti alla prima manifestazione del Brave New World”.

L’oratore principale del “Be-In” era l’autoproclamato guru del nuovo movimento psichedelico, Timothy Leary, che esortava i 25.000 giovani riuniti ad “accendere, sintonizzarsi e abbandonare”. Quello che i presenti nel parco non sapevano era che l’evento era nato da un’idea del veterano occultista americano John Starr Cooke,5 che viveva in isolamento su sedia a rotelle a Cuernavaca, Messico, e del suo discepolo artista Michael Bowen, che su richiesta di Cooke si era trasferito nella zona “hippie centrale” di Haight-Ashbury a San Francisco per stimolare il “Brave New World” organizzando lo “Human Be-In”.

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Questo non significa che tutti gli anni ’60 o l’intero movimento hippie “flower power”, che guardava così tanto all’Asia e ad altre culture non occidentali per trovare ispirazione e guida spirituale, fossero un’operazione di controllo mentale gestita dalla CIA o da altre forze “occulte” (cioè nascoste dietro le quinte), come è stato spesso sostenuto in rete negli ultimi 20 anni circa. Non è difficile rintracciare le numerose influenze orientaleggianti presenti negli Stati occidentali degli USA, in particolare in California, che si erano sviluppate soprattutto a partire dal primo Parlamento Mondiale delle Religioni di Chicago, tenutosi dall’11 al 16 settembre 1893. Queste influenze hanno permeato una parte non trascurabile della generazione dei “baby boomer”. 

“C’era un fantastico senso universale”, scriveva Hunter S. Thompson6, “che qualsiasi cosa stessimo facendo era giusta, che stavamo vincendo… E questo, credo, era il manico – quel senso di vittoria inevitabile sulle forze del Vecchio e del Male. Non in senso militare o di mediazione; non ne avevamo bisogno. La nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Non c’era motivo di combattere, né da parte nostra né da parte loro. Avevamo tutto lo slancio, stavamo cavalcando la cresta di un’onda alta e bellissima” Questo ottimismo e questa fiducia erano simili allo stato d’animo della “Primavera dei Popoli” del 1848.

Tuttavia, alla fine del 1969, dopo il festival di Woodstock e gli omicidi di Manson nell’estate di quell’anno (entrambi in agosto), l’omicidio di massa di oltre 400 studenti a Città del Messico in ottobre, l’omicidio al festival rock di Altamont in dicembre e il peggioramento della situazione delle droghe pesanti a San Francisco, i sogni hippie del 1967 si erano già oscurati. Molti percepirono che il sogno stava già morendo, o addirittura era morto.

La musica rifletteva questo oscuramento e questo ripiegamento verso l’interno; Sebbene la creatività musicale nella scena pop, rock e jazz sia stata davvero notevole tra il 1963 e il 1973, e offra spunti reali per comprendere l’ampio spettro di influenze “spirituali” e culturali all’opera7 nella coscienza popolare in quei 10 anni, la musica rock in generale divenne più pesante, più rumorosa e più cupa, più “gotica” nel senso romantico del termine, spinta sia dai “progressi” tecnologici sia da un’indulgenza sempre maggiore verso droghe e alcol. Si può confrontare una canzone dolcemente idealista come San Francisco (Be Sure to Wear Some Flowers in Your Hair) di Scott McKenzie del 1967 con un numero hard rock su uno spacciatore di eroina, The Pusher, degli Steppenwolf del 1969, appena due anni dopo. Ai festival e ai concerti di musica rock si vedevano sempre più persone che, “fatte” o “pesanti”, erano ovviamente fuori di testa in un modo o nell’altro. L’indulgenza nel sesso, nelle droghe e nel rock ‘n’ roll era diventata l’empia trinità per troppi di questa generazione; i suoi figli avrebbero spesso dovuto pagarne il prezzo negli anni a venire in termini di menti e relazioni distrutte dei loro giovani genitori. Era come se un’intera generazione avesse intrapreso una ricerca spirituale senza rendersene pienamente conto, e l'”iniziazione” era fallita.

Un’iniziazione fallita?

Uno dei primi gruppi rock britannici della fine degli anni ’60 che vidi suonare dal vivo, i Jethro Tull (vedi foto sotto), ebbe una canzone di successo intitolata Living in the Past nel 1969. Il testo parla di una storia d’amore edonistica tra due persone che scelgono di ignorare chi intorno a loro si preoccupa di guerre, disastri e rivoluzioni:

Andremo a spasso mentre gli altri gridano di guerre, disastri… . Una volta mi univo a loro, ogni ragazzo e ragazza era mio amico. Ora c’è la rivoluzione, ma non sanno cosa stanno combattendo. Chiudiamo gli occhi. Fuori, le loro bugie vanno avanti molto più velocemente. Non ci arrenderemo, viviamo nel passato”.

Anche l’immagine visiva dei Jethro Tull era di tipo pifferaio magico, con Ian Anderson, il loro cantante e flautista dai capelli di fiamma, apparentemente mezzo matto, che si aggirava sul palco vestito con una giacca a quadri con le code.

Bonham Studies Bunker | Scott K Fish

La band e la canzone evocano molto una sensibilità romantica arlecchinesca che parlava a molti degli ultimi baby-boomers che preferivano non impegnarsi nell’attivismo sociale su scala di massa ma, al massimo, cercavano di creare piccole comunità di amici che avevano tutti più o meno “abbandonato” la società convenzionale, rifiutando del tutto i costumi convenzionali della prima metà del XX secolo. Ispirati dalle odissee dei Beatles in India o dai viaggi dei contemporanei sull’Himalaya o in America Latina o in qualsiasi cultura non occidentale, questi giovani, incoraggiati da “viandanti” più anziani come gli americani Timothy Leary (1920-1996) e Baba Ram Dass (alias Richard Alpert, 1931-2019) e dal filosofo “zen” inglese Alan Watts (1915-1973), immaginavano di voler voltare completamente le spalle all’Occidente e alla sua religione e cultura, cercando di crearne una propria da zero o di emulare, in misura maggiore o minore, qualche villaggio o società tribale non occidentale. Tali tentativi erano quasi tutti falliti all’inizio degli anni ’70, come il maniacale progetto della “Famiglia” del pluriomicida Charles Manson, che si concluse con scene orrende, come quelle dei dipinti da incubo di Goya, come le comunità di guru come l’indiano Bhagwan Sri Rajneesh (poi noto come Osho) e James Edward Baker (Padre Yod), erano tenute insieme dalla disciplina della “farfalla di ferro” di una figura di guru più o meno autoritaria a cui tutti guardavano e da cui erano diventati psicologicamente dipendenti in misura maggiore o minore.

The Manson Murders: What to Read, Watch and Listen To - The New York Times
L’arresto di Charles Manson (in ginocchio) e della sua “Famiglia”.

Così come la generazione romantica del periodo 1790-1840 guardava alle storie celtiche di Ossian8 dei tempi antichi o all’evocazione di Rousseau del “nobile selvaggio” non europeo che viveva in armonia con la natura lontano dall’artificiosità intellettuale urbanizzata dei salotti europei, molti baby-boomers cercavano quello che Terence McKenna (1946-2000) ha poi definito “il revival arcaico”. McKenna era uno dei più profondi tra loro.

Esploratore e “filosofo” psichedelico, l’uomo che Timothy Leary, con la sua caratteristica “modestia”, definì “il Timothy Leary degli anni ’90”, McKenna riteneva che la cultura occidentale fosse profondamente malata e che stesse cercando di guarire ritornando ai “valori neolitici”, tra i quali includeva: “surrealismoespressionismo astrattobody piercing e tatuaggio“, uso di droghe psichedeliche, permissivismo sessuale, jazz, danza sperimentale, cultura raverock and roll e teoria della catastrofe9, in altre parole, tutto ciò che tende alla rottura dei concetti e delle forme di spazio e tempo -.una sorta di pulizia della lavagna culturale, “tornando” a un immaginario “anno zero”, considerando tutto ciò che ha caratterizzato l’evoluzione dell’Occidente negli ultimi 5000 anni come una semplice bolla o un errore rispetto alla meraviglia di una farfalla o di un singolo fungo psilocibinico. Criticando il movimento New Age degli anni ’80, che considerava una messinscena, McKenna scrisse:

“Il New Age è essenzialmente psicologia umanistica in stile anni ’80, con l’aggiunta di neo-sciamanesimo, canalizzazione, guarigione con cristalli e erbe. Il revival arcaico è un fenomeno molto più ampio e globale che parte dal presupposto che stiamo recuperando le forme sociali del tardo neolitico e si spinge molto indietro nel XX secolo fino a Freud, al surrealismo, all’espressionismo astratto, persino a un fenomeno come il nazionalsocialismo che è una forza negativa. Ma l’enfasi sul rituale, sull’attività organizzata, sulla coscienza della razza e degli antenati – sono temi che sono stati elaborati durante tutto il XX secolo, e il revival arcaico ne è un’espressione”. 10

Molti in questa terza ondata romantica degli anni ’60, la sottogenerazione hippy del “flower power”, dell'”amore e della pace” e i suoi aderenti e compagni di viaggio, cercarono effettivamente di “rivolgersi allo spirito” e di trasformare le loro anime “richiamando nuove forze”, ma troppo spesso non lo fecero “rimodellando il loro pensiero” come avrebbe esortato Steiner, trasformando il loro pensiero intellettuale moderno in quelle che egli considerava tre forme di coscienza più elevate e in via di sviluppo – Immaginazione, Ispirazione e Intuizione11 – che alla fine, se perseguite con diligenza e pazienza, avrebbero permesso loro di percepire nel mondo spirituale. Invece, e di solito non conoscendo le sue idee, hanno scelto non tanto di trasformarsi quanto di trance-formarsi non pensando affatto – diventando en-tranced, perdendo deliberatamente la testa, dando i loro corpi e le loro teste alle moderne droghe sintetizzate o agli antichi funghi organici o ad altri allucinogeni e usando la forza massiccia della tecnologia attraverso la musica enormemente amplificata, per sopraffare le loro menti pensanti e spingere i loro corpi al movimento.

L’agente del cambiamento Timothy Leary disse di sé e dei suoi colleghi accademici “eccitati”:

“ci vedevamo come agenti inconsapevoli di un processo sociale che era troppo potente per essere controllato o poco più che vagamente compreso.12 

La giovane generazione degli anni ’60 era diventata, come persone moderne, così alienata dai propri organismi da essere disposta a sottoporli a qualsiasi abuso o maltrattamento per il gusto di “sballarsi”, “andare lontano” o “uscire”. E certamente molti di loro lo fecero, alcuni furono effettivamente esploratori psichici in questo senso che tornarono cambiati in meglio, ma altri furono fortunati a sopravvivere e persero amici e persone care che non lo fecero. Molti hanno visto il loro senso di sé distrutto dall’esperienza e in molti casi non si sono mai ripresi, oppure sono passati a droghe più pesanti, la cui dipendenza alla fine li ha distrutti. Steiner aveva commentato 120 anni prima che coloro che cercavano di varcare la soglia del mondo spirituale, di “passare dall’altra parte” (come disse Jim Morrison in una delle famose canzoni dei DoorsBreak On Through, 1967) sotto l’effetto di droghe o di esercizi spirituali mistici che non funzionavano con la chiarezza del pensiero, in realtà “sfondavano” non nel mondo spirituale oggettivo, ma nel mondo interiore del proprio organismo, del proprio corpo, che ovviamente era profondamente condizionato dal proprio karma, dallo stato della propria mente, motivo per cui molti avevano esperienze così diverse sotto l’effetto delle droghe.

Rischiarono così tanto con i loro corpi perché diffidavano del pensiero intellettuale occidentale, quello in cui erano stati educati, quello di cui era impregnata la loro cultura, e perché – nonostante due guerre mondiali e la morte di milioni di persone – la cultura non era riuscita a compiere il cambiamento a cui Steiner aveva fatto riferimento nel 1919, ossia la necessità di attingere nuove forze dal profondo delle anime umane. Hanno quindi scelto di buttare via il bambino del pensiero insieme a quella che consideravano l’acqua sporca dell’intelletto. Hanno scelto di “vivere nel passato”, cercando di tornare ad antiche modalità di pensiero e di vita, siano esse quelle della propria cultura (ad esempio antica celtica o scandinava, slava) o di culture completamente estranee nel senso di McKenna di “revival arcaico”. Aliene, cioè, in questa vita.

È sempre possibile, dopotutto, che alcune di queste persone fossero in realtà persone tribali reincarnate provenienti da culture non occidentali o da una cultura tribale europea pre-romana, che cercavano, in un contesto moderno, di “tornare a dove (erano) appartenuti”, come dice “Get Back”, la famosa canzone dei Beatles del 1969.

Volontà, Saggezza, Amore

I giovani degli anni ’60 lo fecero in due modi, a seconda della loro storia karmica personale: la via esterna dell’unione con gli dèi della natura esteriore (che Steiner chiamò via settentrionale o apollinea) o la via interna dell’unione con gli dèi delle profondità interiori dell’anima (via meridionale o dionisiaca).

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Alcuni di loro si misero alla prova su entrambi i sentieri. L’antica India, ci dice Steiner, era una cultura in cui entrambi i sentieri erano in equilibrio, mentre l’antica cultura persiana con il suo culto di Ahura Mazdao era del sentiero macrocosmico, settentrionale, e l’antico Egitto cercava di trovare Osiride e Iside sul sentiero microcosmico, meridionale.13

È affascinante vedere come negli anni Sessanta alcuni giovani occidentali cercassero lo spirito mettendosi alla prova nella natura esterna, viaggiando all’esterno in condizioni pericolose e sconosciute, sperimentando la vita minerale, vegetale e animale, le montagne, i deserti, i ghiacciai e le distese di ghiaccio, le giungle, mentre altri si mettevano alla prova non nella natura, ma attraverso un’intensa meditazione interiore, sia attraverso le droghe, sia attraverso la pratica meditativa guidata o autodidatta o attraverso l’esplorazione artistica.

Un’altra polarità esplorata è quella tra Volontà e Saggezza.

Il sentiero della Volontà è quello della volontà di Dio rivelata nel mondo esterno all’essere umano, sia nelle forze della natura che attraverso i comandamenti esterni di un leader umano. I giovani occidentali degli anni ’60 erano consapevoli di questo percorso attraverso ciò che potevano vedere nelle registrazioni cinematografiche o nei film dei movimenti di massa degli anni ’30 – i nazisti e i comunisti e anche i loro contemporanei nella Cina comunista che sventolavano i loro libretti rossi con i pensieri del presidente Mao Ze Dong – oppure seguivano obbedientemente figure simili a guru nelle loro società, come Malcolm X, A. C. Bhaktivedanta. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada (del movimento Hare Krishna), Anne Hamilton-Byrne (The Family, Australia).

Il percorso interiore della Saggezza negli anni ’60 era quello dell’esplorazione interiore del proprio organismo attraverso le droghe, oppure attraverso la meditazione guidata nel contesto di una disciplina spirituale orientale come il buddismo zen, tibetano o theravada. Steiner, nelle sue conferenze del 1914 su Cristo e l’anima umana (O.O. 155) ha contrapposto queste due vie della Volontà e della Saggezza alla via dell’Amore, che è quella seguita approfondendo la relazione con Cristo all’interno del proprio cuore. Steiner descrive come gli Ebrei abbiano sperimentato la Volontà attraverso il roveto ardente e attraverso i Dieci Comandamenti dati a Mosè e le 613 regole di vita riportate nella Bibbia ebraica. Le culture pagane precristiane sperimentavano la Sapienza attraverso i processi rituali dei Misteri, in cui l’anima veniva separata dal corpo in un sonno iniziatico.

“Ma l’Amore è stato dato quando Dio si è fatto uomo in Cristo Gesù. E la garanzia che possiamo amare oltre la morte, che attraverso i poteri riconquistati per le nostre anime si possa fondare una comunità d’Amore tra Dio e l’uomo e tutti gli esseri umani tra di loro – la garanzia di ciò proviene dal Mistero del Golgotha. Nel Mistero del Golgotha l’anima umana ha ritrovato ciò che aveva perso fin dall’inizio della Terra, in quanto le sue forze erano diventate sempre più deboli. Tre forze in tre arti dell’anima: Volontà, Sapienza, Amore! In questo Amore l’anima sperimenta la sua relazione con Cristo”. 14

Nelle esperienze di vita di tanti musicisti, artisti, star del cinema e altri, si poteva vedere come la giovane generazione cercasse di trovare la propria strada tra queste tre forze dell’anima, e in coloro che trovavano la propria strada verso l’Amore, anche se non si consideravano “cristiani di chiesa”, si poteva sentire qualcosa dell’amore cristiano in quelle persone. Il 25 giugno 1967, alla vigilia della “Summer of Love” degli hippy in California, i Beatles eseguirono a Londra la loro canzone All You Need Is Love per il primo collegamento televisivo internazionale via satellite, che fu visto da 400 milioni di persone in 14 Paesi del mondo. La canzone iniziava con una frase degli ottoni della Marsaillaise, il marziale inno nazionale francese. Le prime parole dell’inno sono: “Let’s go children, of the fatherland, the day of glory has come…” che significa “andiamo a uccidere i nemici invasori della Francia”, ma dopo questa frase iniziale degli ottoni, i Beatles la trasformarono immediatamente in un coro cantato di “Love, love, love”… .

Recording "All You Need Is Love" (session) • The Paul McCartney Project
The Beatles “All You Need Is Love” 25 giugno 1967

La turbolenza degli anni ’60 ha fatto emergere tanti forti contrasti, ad esempio tra il collettivismo del “love-in”, del “be-in”, dell'”happening” e l’individualismo creativo di un John Lennon o di un Jimi Hendrix, artisti che andavano per la loro strada.

Hendrix (1942-1970), genio unico del nuovo strumento, la chitarra elettrica massicciamente amplificata, percorse un cammino che passava da un individualismo fiammeggiante, libertario, “luciferico” o dionisiaco nelle prime canzoni come “Stone Free”, “If 6 was 9” e “Are you Experienced?” a un’affermazione dei valori collettivi della sua generazione e del suo popolo nell’ultimo anno di attività concertistica e discografica (con canzoni come “Message to Love”, “Angel”, “Power of Soul”, “Earth Blues”). Nel suo ultimo anno di vita, si è spinto in varie nuove direzioni creative, suonando con un più ampio ventaglio di musicisti, in particolare nel campo del jazz. È stato tragico che la sua morte precoce per apparente avvelenamento accidentale da barbiturici (troppi sonniferi), avvenuta nel 1970 a soli 27 anni, abbia interrotto la grande promessa della sua carriera nascente, che si può dedurre, ad esempio, dalla grande creatività dimostrata nel doppio album Electric Ladyland (fine 1968). I fan della sua musica e i suoi colleghi erano in soggezione per le dinamiche esibizioni dal vivo di Hendrix e per la sua innovativa creatività in studio di registrazione. Sembrava essere su un livello completamente diverso da tutti gli altri musicisti rock, anche se certamente la sua generazione ha prodotto numerosi musicisti estremamente talentuosi e creativi, molti dei quali condividevano l’ideale di libertà e di superamento dei confini.

“Supermen”

Il 13 maggio 1921 Steiner tenne una conferenza in cui disse qualcosa che non ha mai più ripetuto, molto probabilmente perché, purtroppo, nessuno glielo chiese più:

 “… sta iniziando un tempo in cui esseri che non sono umani scendono sulla terra dalle regioni cosmiche dell’aldilà. Questi esseri non sono umani, ma dipendono, per l’ulteriore sviluppo della loro esistenza, dal fatto di venire sulla terra e di entrare qui in relazione con gli esseri umani”.”

Questo accade, secondo lui, fin dagli anni Ottanta del XIX secolo e

“è grazie al fatto che esseri provenienti dall’aldilà portano messaggi in questa esistenza terrena che oggi è possibile avere una scienza spirituale completa”.

Egli chiama questi esseri Übermenschen, che può essere tradotto come “superuomini” o esseri che sono “oltre l’umano”.

È degno di nota il fatto che egli non li chiama “angeli” o “arcangeli”, ma nota che i primi ad arrivare furono “esseri che abitano nella sfera tra la Luna e Mercurio e associa gli altri alle (presumibili dimensioni spirituali delle) sfere planetarie del nostro sistema solare: Luna, Mercurio, Sole, Giove e Vulcano (un’ottava superiore di Saturno). Ma, diceva, l’umanità li ignora e non mostra alcun interesse ad avere a che fare con loro. Questo era ovviamente più vero negli anni Venti che oggi, quando innumerevoli film di Hollywood si occupano di alieni e UFO, di solito in senso antipatico.

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“È questo [ignorare questi esseri] che porterà la terra in condizioni sempre più tragiche. Nel corso dei prossimi secoli, infatti, un numero sempre maggiore di esseri spirituali si muoverà tra noi e il loro linguaggio dovrà essere compreso. Lo capiremo solo se cercheremo di comprendere ciò che proviene da loro, ossia i contenuti della scienza dello spirito. Questo è ciò che desiderano trasmetterci. Vogliono che agiamo secondo la scienza spirituale; vogliono che questa scienza spirituale si traduca nell’azione sociale e nella condotta della vita terrena… Ne deriverebbero sconvolgimenti su sconvolgimenti e l’esistenza terrestre arriverebbe al caos sociale se questi esseri scendessero e l’esistenza umana consistesse solo nell’opposizione contro di loro… Gli esseri di cui ho parlato scenderanno gradualmente sulla Terra. Gli esseri vulcaniani, i superuomini vulcaniani, i superuomini di Venere, i superuomini di Mercurio, i superuomini del Sole e così via si uniranno all’esistenza terrestre. Tuttavia, se gli esseri umani continueranno a opporsi a loro, l’esistenza terrestre finirà nel caos nel corso delle prossime migliaia di anni. Gli uomini saranno effettivamente in grado di sviluppare il loro intelletto in modo automatico; esso può svilupparsi anche in mezzo a condizioni barbariche. La pienezza del potenziale umano, tuttavia, non sarà inclusa in questo intelletto e gli uomini non avranno alcun rapporto con gli esseri che desiderano scendere gentilmente verso di loro nella vita terrena”.

Questi esseri sono quindi apparentemente al di sopra degli esseri umani, ma non sono angeli o arcangeli. Se invece di accogliere loro e il loro messaggio di scienza spirituale, l’umanità continuerà a pensare in modo intellettuale, in futuro creerà un piano di realtà che coprirà la terra con quelli che Steiner chiama

“animali-macchina ragnatelosi”, “un’orribile nidiata di esseri… tra il regno minerale e quello vegetale… esseri simili ad automi, con un intelletto sovrabbondante di grande intensità, … una rete o ragnatela di ragni spettrali che possiedono un’enorme saggezza… Nei loro movimenti esteriori imiteranno tutto ciò che gli esseri umani hanno pensato con il loro intelletto oscuro, che non si è lasciato stimolare da ciò che verrà attraverso la nuova Immaginazione e la scienza spirituale in generale”.”

La trilogia cinematografica The Matrix (1999-2003) mostrava un’immagine da incubo di un tale mondo futuro distopico in cui gli esseri umani vivevano in una città sotterranea chiamata ZION, cercando di ripararsi dalle “macchine-animali” che dominavano la superficie in rovina del mondo. Nel frattempo, l’intelletto umano aveva anche creato una simulazione computerizzata dell’intero mondo, in cui gli esseri umani venivano attirati e fatti vivere come programmi che non sfidavano il controllo delle macchine sul mondo reale.

In quella conferenza del maggio 1921 Steiner suggeriva che un simile futuro orrendo potrebbe realizzarsi se l’umanità continuerà il suo attuale corso intellettuale e non si volgerà verso lo spirito, attingendo nuove forze dal profondo delle anime umane15, prestando attenzione a ciò che i “superuomini” planetari desiderano condividere con noi. La sua immagine, tuttavia, non è quella di un’invasione aliena hollywoodiana di “grigi” o omini verdi in gigantesche navi spaziali interstellari. Questo è proprio un prodotto del pensiero materialista e intellettuale. Gli esseri che Steiner aveva in mente non cercano evidentemente di interferire con la nostra libertà umana e non si impongono. Sta a noi aprirci al contatto spirituale con loro, perché sono esseri spirituali che si avvicinano a noi da quando, circa 130 anni fa, la soglia tra il mondo spirituale e quello materiale si è “assottigliata” e l’umanità ha varcato la soglia inconsapevolmente. Alcuni esseri umani, soprattutto nei campi artistici, sono stati evidentemente più aperti all’ispirazione positiva di questi esseri, mentre altri, in particolare quelli della scienza e della tecnologia, sono stati ispirati da esseri sulla soglia che sono di natura molto meno benefica e che cercano di spingerci verso un futuro distopico ben prima che siamo pronti ad affrontarlo.

Accelerazione è il leitmotiv di cui dobbiamo diffidare, così come le spinte verso una sempre maggiore potenza e convenienza. Ancora una volta, gli anni ’60 offrono molti esempi istruttivi di ispirazione positiva e negativa da parte di esseri sulla soglia.

Conclusione

In termini antroposofici, gli anni ’60 iniziarono in un’atmosfera ahrimanica di paura e tensione geopolitica e di ottimismo tecnologico e modernista radicato in una filosofia di vita materialista sia nel blocco capitalista che in quello comunista. A Roma era in corso lo storico Concilio Vaticano II, che avrebbe “riformato” vari aspetti tradizionali della Chiesa cattolica romana, ma il cristianesimo ufficiale delle chiese era sempre più visto come un fallimento in tutto l’Occidente. Tuttavia, verso la metà del decennio, si era verificata un’enorme ondata luciferica contro lo stato d’animo ahrimanico dei primi anni Sessanta, un grande rifiuto ribelle da parte di molti giovani del pensiero convenzionale dei sistemi intellettuali della civiltà urbana del XX secolo e un ripiegamento verso il passato e le culture non occidentali, un’incoerente ricerca di un percorso spirituale o almeno di una libertà personale.

Questa ribellione comprendeva l’empatia e la solidarietà con i popoli oppressi, nonché gli inizi del movimento ambientalista e della cura della Terra. In mezzo a tutto questo miasma confuso, nel 1967, irruppe per un breve periodo un tema che nella sua essenza era cristiano, ma che all’epoca non veniva solitamente identificato come tale: il tema dell’Amore, almeno in Occidente, se non in Oriente, dove la solidarietà generazionale delle giovani Guardie Rosse cinesi nella rivoluzione culturale (1966-76) era diretta verso la violenza fanatica e l’odio contro gli anziani e contro la cultura tradizionale. Quella svolta d’amore in Occidente è stata breve, ma ha piantato molti semi per il futuro, che da allora sono cresciuti vigorosamente.

Ciò che possiamo imparare dalla “fallita iniziazione” della nostra cultura negli anni ’60 è comprendere l’evoluzione della coscienza e come le cose sono arrivate a essere come sono ora, come erano in tempi precedenti e come devono andare avanti. Attraverso una comprensione scientifico-spirituale della storia culturale, i giovani occidentali possono iniziare a dare un senso più olistico alla complessa storia della loro cultura, invece della costruzione intellettuale che viene data loro a scuola e dai media. Possiamo anche imparare che l’empia trinità delle droghe, del rock ‘n’ roll e della licenza sessuale era ed è solo un’empia inversione delle verità eterne della “santa trinità” del vero, del bello e del buono.

Note finali

1. Karl Heyer, Kaspar Hauser und das Schicksal Mitteleuropas im 19. Jahrhundert, 4a ed. 1999, p.218.

2. Conferenza del 14.12.1919, O.O.194.

3. Il termine “Baby boomer” è un termine improprio. Si tratta della generazione nata durante e dopo la Seconda guerra mondiale, con Nettuno in Bilancia, dal 1942 al 1956.

4. Ad esempio Martin Lee e Bruce Shlain, Acid Dreams – The Complete Social History of LSD: The CIA, the Sixties, and Beyond (1985).

5. Vedi Lee & Shlain pp.157-160.

6. Vedi Lee & Shlain , p. 163.

7. Da una prospettiva antroposofica, si può facilmente discernere l’intera gamma dalle influenze “luciferiche” (nella musica neo-folk e neo-tribale sognante) a quelle “ahrimaniche” (nell’hard rock e nelle prime manifestazioni dell’heavy metal occultistico, persino satanico, e del proto-punk) in questi anni – e tutto ciò che sta in mezzo, mentre l’anima umana in cerca cerca cerca di trovare la sua strada tra i due poli compulsivi del luciferico e dell’ahrimanico. In effetti, si potrebbe dire che tra il 1963 e il 1973 quasi tutti i successivi sviluppi musicali dei 40 anni e più successivi possono essere trovati in forma di seme in quei 10 anni.

8. Poemi epici pubblicati nel 1761-65 che si credevano opera dell’antico bardo Ossian ma che in realtà erano del poeta scozzese James Macpherson (1736-1796).

9. https://en.wikipedia.org/wiki/Terence_McKenna

10. Vedi n. 9.

11. Cfr. R. Steiner, Antroposofia – Un’introduzione.

12. Vedi Lee & Schlain, p. 89.

13. Cfr. R. Steiner, L’Oriente alla luce dell’Occidente (1922).

14. R. Steiner, Cristo e l’anima umana, 12 luglio 1914. O.O.155.

15. R. Steiner, conferenza del 14.12.1919, O.O. 194.

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte


Terry M. Boardman (nato nel 1952) si è laureato in Storia all’Università di Manchester.

Ha vissuto e lavorato per dieci anni in Giappone e attualmente vive nelle West Midlands, nel Regno Unito, dove insegna inglese come seconda lingua.

È attivo anche come conferenziere e scrittore.

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