Buon Natale, Tiffany Dover!

Tiffany Dover F

Buon Natale Tiffany Dover, ovunque tu sia.
Buon Natale, come si usa dire, a te e alla tua famiglia, visto che ne hai già una bellissima, nonostante la tua relativamente giovane età.

Buon Natale alla tua famiglia, ai tuoi amici, ai tuoi colleghi, che – altro che Silent Night – stanno passando in silenzio tutta questa fine anno.

Buon Natale ai giornalisti di tutto il globo che – a differenza delle migliaia e migliaia precipitati da tutto il mondo sulla tua bacheca a chiedere una spiegazione – ti hanno ignorata, se non per dare una qualche forma di smentita, ancorché manchevole o ridicola.

 

È curioso questo fatto delle smentite date senza che prima sia data la notizia (ma davvero, in TV giornali italiani o americani, avete visto mezza parola, sulla ragazza che perde i sensi appena fatto il vaccino della salvazione planetaria?).


Dobbiamo dire che noi di Renovatio 21, vecchie volpi, l’abbiamo già vista un po’ di volte, questa cosa: ricordiamo, soprattutto, il caso dei vescovi kenyoti che accusarono la campagna di vaccinazione locale contro il tetano, chiaramente a guida transnazionale e non-governativa (c’era, in fondo alla filiera, tu-sai-chi), di aver reso sterili le donne dei villaggi per tramite di un vaccino – lo sostennero pure le reti di medici cattolici locali e qualche altro ricercatore – che induceva il corpo ad attaccare la gonadotropina corionica umana (HCG). Una bella storia, di certo. Che torna un po’ attuale, visto che le autorità britanniche hanno informato di un possibile rischio per le gravidanze, e l’ex direttore della Pfizer parla di un vaccino che attaccherebbe la placenta…

Vedemmo, all’epoca, qualche smentita apparire sulle testate mondiali anglofone – in Italia, figurarsi – ma se si cercava la notizia precedente alla smentita non la si trovava o la si trovava con estrema difficoltà. Come ora, del resto: della Tiffany parlano in pratica solo i siti antibufale.

Qui siamo dalle parti del caso kenyota: orde di debunker, di vario grado e varia ebetudine, si sono lanciati a urlare al complottista e alla fake news, senza – come sempre – avere nemmeno un briciolo di materiale per smentire le ipotesi di chi nell’affaire Dover non può non vedere che molto non torna.

Perché il filmato che ha fatto uscire il suo ospedale, ammesso che quella sia lei, sembra davvero un hostage video. Avete presente, i video con gli ostaggi, scarni ed enigmatici, divenuti popolari ai tempi dell’islamismo dei tagliagole di Al Qaeda e dell’ISIS. E notate anche che in quel video, e in quelle foto, la Tiffany appare mascherata.

Basterebbe poco a fugare ogni dubbio. Una frasetta, una ripresina di pochi secondi: sto bene, basta con questa speculazione. Lì ci starebbe pure una lamentela per l’intimità violata, magari anche qualche accenno immancabili alle minacce ricevute alla famiglia (lo dicono sempre), la promessa di sparire perché spaventata da questa attenzione universale che l’ha trafitta come un ago crudele.

Non che la ragazza avesse la propensione alla privacy più estrema: le immagini in cui appare sorridente che posa guardando in camera sono distribuite ad abundantiam su Instagram, Facebook, perfino qualcosa su YouTube. E una che si fa vaccinare in mondovisione, potrebbe anche sentire la responsabilità di parlare dei postumi dell’innesto in pubblico.

Il suo profilo Instagram, dicono, ha nelle ultime ore totalizzato 30 mila followers in più. Nessuno di essi, a quanto sembra, ha avuto nemmeno mezza risposta.

Ma tant’è: ci vorrebbe poco a far cadere tutto questo castello di carte. Mostrateci che è viva. Mostrateci il suo volto. Mostrateci il suo viso scoperto, senza mascherina. Perché, ad una certa, più che al fatto che la maschera la indossa una sosia, si può pensare che la maschera la sta indossando perché la vaccinazione ha avuto come effetto collaterale una bella paresi di Bell che gli deturpa l’espressione facciale.

Che Tiffany sia morta, o abbia un danno anche minimo, come mezza faccia in paralisi, non cambia molto: se quest’informazione divenisse una notizia, lo shock politico-scientifico-finanziario non troverebbe limite. Nessuno vorrebbe più fare il vaccino (pensiamo soprattutto alle signore: avete mai visto come vi riduce, una paralisi facciale?). Le azioni di Pfizer crollerebbero, tirandosi giù magari l’intero mercato azionario mondiale.

E notate bene: siccome un’immagine vale mille parole, l’eventuale notizia del danno a questa fanciulla che abbiamo visto in faccia devasterebbe il mondo più della notizia dei morti nella sperimentazione del vaccino Pfizer, che di fatto non se li è filati nessuno. (Renovatio 21, ovvio, sì, molto)

Ci sarebbe, in panchina a scaldarsi, il candidato numero 2, il vaccino Moderna – ma il problema dell’affidabilità rimarrebbe, e i dubbi della popolazione pure, perché anche il Moderna come il Pfizer è basato sulla controversa tecnologia mRNA, che del resto mai prima d’ora era stata approvata per uso umano.

Il candidato numero 3, il vaccino AstraZeneca (quello di Oxford, dove dapprima si erano concentrate – per vari motivi non sempre chiarissimi – le attenzioni anche del governo italiano) ha dato problemi non da poco, con i ricercatori che hanno ammesso di aver sbagliato dosi, e la stampa americana che ha attaccato duramente l’intero impianto del farmaco e della sua sperimentazione, nonché le mosse della multinazionale farmaceutica nelle relazioni con il regolatore.

In pratica, se qualcosa di anche lievemente brutto è accaduto a Tiffany, il mondo si sveglierebbe senza il vaccino. C’est-à-dire,  senza il salvatore, il messia della religione nazisanitaria globale. Cioè, senza speranza, senza futuro, con la popolazione di tutto l’Occidente che freme in lockdown (cioè, il sistema di controllo sociale con cui governi dicono di attendere il vaccino liberatore).

È, ribadiamo, innanzitutto un problema politico: perché perderebbero legittimità tutti quei governi che hanno arrestato popoli di milioni di persone spostando la data della liberazione ogni settimana più in là. La ricetta per la rivolta, per il collasso sociale.

È un problema scientifico, perché anche gli ultimi residui di credibilità di cui dovrebbe godere «la scienza» andrebbero dissolti nelle pernacchie, se non nel risentimento, della popolazione che la scienza dice di saper aiutare, dice di dover controllare. Potete notarlo voi stessi: il balletto sul Coronavirus Premium – il «mutante inglese» appena sfornato – che sarebbe coperto dal vaccino o non sarebbe coperto dal vaccino, con gli esperti che si scontrano asserendo tutto e il contrario di tutto.

È un problema finanziario perché, ripetiamo, i mercati sono luoghi umorali. Un vaccino che non vuole nessuno significa lockdown di attività economiche prolungate, e quindi significa catastrofe sia per l’economia reale che per quella speculativa, un ecatombe numerica mai vista prima.

Tiffany, insomma, potrebbe essere per il sistema mondiale una bella gatta da pelare. Gli altri che sono stati male dopo l’inoculazione hanno usato la cortesia di farlo lontani dalle dirette TV. E insomma…

Certo, per noi che siamo antivaccinisti, un mondo con il supervaccino fallito e sepolto sarebbe un grande regalo, un regalo di Natale che ci meritiamo viste le innumeri lettere che abbiamo mandato a Santa Claus in tutti questi anni. Noi che ancora anni fa a Babbo Natale scrivevamo di Ranieri Guerra, di Ricciardi, di Bill Gates, dell’OMS, della logica dell’obbligo, del pericolo che avremo corso abbandonando, dopo quella politica, economica, famigliare, anche la sovranità biologica.

È arrivato il tempo di scartare i regali.

Buon Natale, Tiffany Dover. Ovunque tu sia. Non sai, in realtà, quanto ti vogliamo bene.

Roberto Dal Bosco

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