Caro Amico e Maestro,

quella mattina del 26 Gennaio, mentre stavo facendo colazione, un amico mi chiamò per dirmi che Tu avevi lasciato il piano terrestre.

Ricordo quel momento come se fosse ieri; la stanza, i mobili, il tavolo con la colazione lasciata a metà, i nostri volti impietriti, gli animi svuotati.
Il tempo si era arrestato in un respiro spezzato, in un bagliore improvviso.
Sapevo che Tu Ti eri – com’è stato poi inciso sulla tua lapide – “fuso nella Luce del Logos” e sentivo una profonda gioia nel sapere che avevi lasciato la prigione di un involucro corporeo dolente, ma, alla Luce in cui Ti sapevo avvolto corrispondeva il buio in cui la mia anima era improvvisamente precipitata.
Non si è mai preparati alla morte ma non lo si è in particolare a quella delle persone che più si amano.

Avevo perso, in un solo colpo, l’amico, il fratello, il Maestro.
L’impressione che provai da allora – e non è mai cambiata – era che da quel momento il mondo non fosse più lo stesso.
Il sole, il cielo, le strade, la terra era stata privata della luce che irradiava dal Tuo essere, dalla Tua parola, dal Tuo sorriso.
Era come se un velo opaco avesse oscurato gli oggetti che mi circondavano.
Venni a darTi l’ultimo saluto a casa Tua ma non ebbi la forza di partecipare al Tuo funerale, volevo ricordarTi in quello studio nel quale per oltre otto anni si era svolto il rito del nostro incontro del giovedì, che era l’ora più attesa e desiderata della mia settimana.
Di questo mi sono poi pentito; avrei dovuto esserci, ma so che mi avrai perdonato.
Il tempo passa e gli anni si accumulano uno sull’altro, tante cose scivolano nell’oblio, eppure non v’è stato un solo giorno in cui non ho patito la Tua mancanza e non ho rivolto il mio pensiero a Te.
Con nostalgia, gratitudine, riconoscenza, affetto, amore.
Le Tue parole erano allora – e lo sono oggi – la bussola del mio percorso terrestre; sono diventate in me ‘carne e sangue’ e ancora risuonano nella mia giornata, dovunque io mi trovi e qualunque cosa io stia facendo.
“Il Tempestoso”, soprannome che mi avevi argutamente assegnato per via del mio temperamento, è divenuto quasi una figura concreta che ha in me una sorta di esistenza autonoma. A lui mi rivolgo quando voglio trovare nuove energie e nuovi impulsi per proseguire nel meraviglioso Sentiero che Tu mi hai indicato: la Via del Pensiero.
Ma soprattutto rivolgo il mio animo a Te, al di là delle colonne d’Ercole della terrestrità, in attesa di ritrovarTi e di proseguire insieme il percorso spirituale nel corso della prossima avventura terrestre.

Ora, Tu mi insegni che quest’anniversario è diverso dagli altri.
Infatti, secondo la legge spirituale dei 33 anni, sappiamo che determinati impulsi terrestri (di pensiero o di sentimento) riemergono in modo visibile come eventi storici dopo un periodo di 33 anni.
Mi auguro allora che dal Tuo sacrificio terrestre, dal dolore e dall’amore che – al pari di me – centinaia di amici hanno posto come seme nella terra quel giorno di 33 anni fa possa sbocciare un fiore prezioso, oggi davvero indispensabile nel nostro mondo: il fiore del risveglio delle coscienze.

26 Gennaio 2013

Piero Cammerinesi

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