di Carlo Rovelli
Nel 1999, la NATO ha bombardato Belgrado per 78 giorni con l’obiettivo di smembrare la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, oggi sede di una delle principali basi NATO nei Balcani.
Nel 2001, gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan, provocando 200.000 morti, un Paese devastato e nessun risultato politico.
Nel 2002, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici, nonostante le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare.
Nel 2003, gli Stati Uniti e gli alleati della NATO hanno rinnegato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite entrando in guerra in Iraq con un pretesto. L’Iraq è ora devastato, non è stata raggiunta una vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran.
Nel 2004, tradendo gli impegni presi, gli Stati Uniti hanno proseguito con l’allargamento della NATO, questa volta con l’ingresso degli Stati baltici, dei Paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e dei Balcani.
Nel 2008, nonostante le pressanti e strenue obiezioni della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad allargare la NATO alla Georgia e all’Ucraina.
Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare il governo siriano di Bashar al-Assad, alleato della Russia. La Siria è devastata dalla guerra. Gli Stati Uniti non hanno ottenuto alcun vantaggio politico.
Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il Paese, che era prospero, pacifico e stabile, è ora devastato, in una guerra civile ed in rovina.
Nel 2014, gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente Viktor Yanukovych. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra.
Nel 2015, gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare i missili anti-balistici Aegis in Europa orientale (Romania), a breve distanza dalla Russia.
Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l’Ucraina nel minare l’accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra.
Nel 2021, la nuova amministrazione Biden ha rifiutato di negoziare con la Russia sulla questione dell’allargamento della NATO all’Ucraina, provocando l’invasione.
Nell’aprile 2022, gli Stati Uniti invitano l’Ucraina a ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l’inutile prolungamento della guerra, con un aumento del territorio conquistato dalla Russia.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno cercato e cercano tuttora, senza riuscirci e fallendo costantemente, un mondo unipolare guidato da un’egemonia statunitense, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomesse.
In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è l’espressione comunemente usata negli Usa), gli Stati Uniti e solo gli Stati Uniti hanno diritto di determinare l’utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari all’estero, l’estensione dell’adesione alla NATO e il dispiegamento dei sistemi missilistici statunitensi, senza alcun veto o voce in capitolo da parte di altri Paesi.
Questa politica estera arrogante ha portato a guerre continue, paesi devastati, milioni di morti, una crescente rottura delle relazioni tra il blocco di nazioni guidato dagli Stati Uniti – una piccola minoranza nel pianeta e ora nemmeno più economicamente dominante – e il resto del mondo, un’impennata globale delle spese militari e ci sta lentamente portando verso la terza guerra mondiale.
Il saggio e decennale sforzo europeo di coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato infranto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupati che ciò avrebbe potuto minare il dominio statunitense.
È questo il mondo che vogliamo?
Carlo Rovelli è un fisico, saggista e divulgatore scientifico italiano, specializzato in fisica teorica.
Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente insegna in Francia all’Università di Aix-Marseille.