Davos 2023: cosa c’è da sapere

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Il vertice annuale del World Economic Forum, durato una settimana, si è concluso il 20 Gennaio.
Non si direbbe leggendo i giornali tradizionali, che l’hanno seppellito sotto le notizie sull’Ucraina.

Ma per chi ha prestato attenzione, sono stati cinque giorni intensi a Davos.
Diamo un’occhiata ad alcuni dei principali colloqui che hanno definito l’agenda per il prossimo anno.

DIFFIDENZA E DISINFORMAZIONE

Martedì si è assistito a un’epica doppietta: l’opinionista del New York Times Kathleen Kingsbury ha ospitato “Disrupting Distrust” [sfiducia distruttiva NdT] e l’ex redattore della CNN Brian Stelter ha presieduto “The Clear and Present Danger of Disinformation” [Il chiaro ed attuale pericolo della disinformazione NdT].

Si tratta di due facce della stessa medaglia. In sostanza, “come fare in modo che la gente ci creda” e “censurare le persone che non sono d’accordo con noi”.

Il panel sulla sfiducia è composto da 45 minuti di parole d’ordine aziendali del peggior tipo che si possa mai sentire. È un lavoro faticoso da portare a termine, ma c’è sicuramente una paura non espressa:

“Come facciamo a evitare che la gente si rivolti contro di noi mentre l’economia crolla?”.

La parte più interessante è la discussione sulle organizzazioni non governative (ONG) e su come queste possano usare la politica di identità per ingannare la gente e indurla a fidarsi di loro e, tra le altre cose, a vendere vaccini alle minoranze povere.

Questo porta il CEO della società di sondaggi Richard Edelman a lamentarsi del crollo della fiducia nelle ONG:

“I gruppi di destra hanno fatto un ottimo lavoro per disconoscere le ONG. Hanno messo in discussione i gruppi di finanziamento, vi hanno associato a Bill Gates e George Soros, hanno detto che siete persone del mondo globale invece di quello che siete, cioè locali”.

Secondo Edelman, cinque anni fa le ONG erano in cima alla classifica della fiducia, ora sono in fondo. È una vittoria dei media alternativi, che fanno ricerche diligenti sulle fonti di finanziamento e sulle politiche di tutte le ONG dall’apparenza benevola che spuntano ovunque in questi giorni.

Il panel sulla disinformazione è molto più diretto, con il presidente del New York Times che, nel suo intervento di apertura, ha affermato che la disinformazione

“si collega a ogni altra grande sfida che stiamo affrontando come società”.

La maggior parte della discussione è prevedibile. Post-verità di qua, censura di là. Ripetuti inviti agli inserzionisti a ritirare i soldi della promozione dalle piattaforme che diffondono “disinformazione”.

Ma se ascoltate tutti i 90 minuti di entrambi gli interventi – e io l’ho fatto, prego – noterete un nuovo tema ricorrente: La localizzazione. È ripetuto fino alla nausea. La gente si fida di più delle notizie locali, le notizie locali sono più utili alla vita quotidiana delle persone, le ONG hanno successo quando la gente pensa che siano locali. E così via.

Si prevede una rinascita delle “notizie locali” come risposta alla proliferazione delle notizie indipendenti.

Le ONG e le fondazioni potrebbero iniziare a versare denaro ai piccoli giornali locali per creare l’illusione della comunità e dell’indipendenza. Probabilmente sta già accadendo.

VACCINI. VACCINI OVUNQUE

Questa non è affatto una sorpresa. Martedì abbiamo assistito a una tavola rotonda con il direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus sulla lotta alla tubercolosi, incentrata su nuovi vaccini “sicuri ed efficaci”.

A quanto pare, per oltre cento anni non sono stati disponibili nuovi vaccini contro la tubercolosi, ma ora ci sono sedici nuovi prodotti in fase di sviluppo.

Un po’ come i coronavirus, contro i quali è stato impossibile vaccinarsi per decenni, solo che quasi tutte le aziende farmaceutiche del mondo hanno fatto una giravolta e hanno sfornato un vaccino Covid funzionante in poco più di un anno.

La buona notizia, per quanto sia, è che almeno questi vaccini contro la tubercolosi (se mai dovessero arrivare sul mercato) non sono stati creati, testati e approvati in soli tre mesi. Perché questo è il piano per la “prossima pandemia”.

Sì, siamo tornati alla “Missione dei 100 giorni”, l’iniziativa dell’OMS volta a creare un sistema in cui ogni futura epidemia avrà un nuovo vaccino pronto all’uso in 100 giorni.

Ieri un altro panel ha discusso il futuro della preparazione alle pandemie e la “missione dei 100 giorni”. Si è trattato di un evento all star, con la partecipazione del CEO di Pfizer, Tony Blair e Helen Clark, autrice principale dell’autopsia Covid delle Nazioni Unite.

Clark cita il previsto Trattato sulle pandemie dell’OMS e la riforma del Regolamento sanitario internazionale, un importante promemoria del fatto che la legislazione globale è molto vicina.

Il CEO di Pfizer Albert Bourla si lamenta della “politicizzazione” dei vaccini Covid e dei confini nazionali che hanno limitato la capacità di diffondere il prodotto a livello globale.

Ma le citazioni del giorno appartengono a Blair, che annuncia con gioia che all’orizzonte c’è una “nuova serie di vaccini e di prodotti iniettabili” e che la Covid ha fornito l’opportunità di creare “infrastrutture digitali “.

 

Per essere chiari, i vaccini di 100 giorni non sono possibili. Ma questo non impedirà loro di insistere.

E INFINE…

L’attrice canadese Evangeline Lilly (famosa per Lost e Ant-Man) ha scelto un modo interessante per concludere la sua carriera all’inizio della settimana, promuovendo sul suo Instagram il live stream di Russell Brand a tema Davos:

Nel giro di un giorno sono apparsi articoli che la accusavano di diffondere bizzarre “teorie del complotto”.

A dire il vero, è esilarante. Ogni anno le persone più ricche e potenti del mondo – colossi aziendali, politici, miliardari e magnati dei media – si riuniscono per una settimana per parlare di come intendono governare il mondo, ma se lo si fa notare si diventa “complottisti”.

Tra gli altri interventi potenzialmente rivelatori del programma vi sono:

Transforming Medicine, Redefining Life (Trasformare la medicina, ridefinire la vita) dove il gruppo di esperti discute, tra l’altro, di bioingegneria e del “cambiamento della definizione di essere umano”.
Rivoluzionare la sicurezza alimentare – Sfatare i miti della carne e del cambiamento climatico e l’agenda sul cambiamento climatico, oltre a discutere del “rafforzamento” degli alimenti e della riforma dell’agricoltura.

Cosa ne pensate? Ci siamo persi qualcosa di importante?

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

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