di Andrea Zhok
Ci sono molti intellettuali “embedded” nelle truppe dei detentori di capitale che accusano tutti i dissenzienti di essere “anti-occidentali”.
Se dubiti delle proprietà taumaturgiche di un prodotto terapeutico raffazzonato e somministrato forzosamente, allora sei un complottista antiscientifico e antioccidentale.
Se dubiti che l’Ucraina sia il baluardo della democrazia e che la Russia sia guidata da un pazzo che vuole arrivare con i carrarmati a Lisbona, allora sei un putiniano antioccidentale.
Se dubiti che Israele sia per definizione una povera vittima, ingiustamente tormentato da aguzzini palestinesi, gelosi e antisemiti, allora sei filo-terrorista e antioccidentale.
Ora, il termine “occidentale” è assai ambiguo, visto che oggi sostanzialmente include oggi tutto ciò che ricade sotto l’influenza degli USA e dei suoi bungalow in giro per il mondo. Ciò che mi preme chiarire qui è che se per anti-occidentale quegli intellettuali a gettone intendono anti-europeo, si sbagliano di molto.
Tolti gli intellettuali a libro paga e quelli che pensano di sapere quel che succede nel mondo perché leggono Repubblica-Corriere, per i consapevolmente dissenzienti questa è una fase storica di grave sofferenza culturale.
Lo è perché chi non è un parvenu della cultura sa qual è la straordinaria ricchezza, molteplicità e profondità della cultura europea, e ne è giustamente orgoglioso.
Posto che naturalmente non c’è più spazio per l’arroganza di chi credeva un secolo fa che esistesse al mondo solo una cultura degna di questo nome, quella europea, e che tutto il resto fosse barbarie, rimane vero che la cultura che prende le mosse dalla Grecia del VI secolo a.C. e che si dirama per due millenni e mezzo nella rosa delle scienze, delle arti, dei saperi in Europa e oltre, è un patrimonio incredibile, che impone umiltà a qualunque intelletto.
Chi ha anche solo avvertito i mondi spirituali che promanano da Platone, Aristotele, Tommaso, Dante, Cartesio, Spinoza, Leibniz, Monteverdi, Michelangelo, Cervantes, Purcell, Shakespeare, Bach, Mozart, Wagner, Mahler, Debussy, van Gogh, Dostoevsky, Thomas Mann, Niels Bohr, ecc. ecc. ecc., chi ha fatto anche solo in piccola parte questa esperienza, non può che soffrire terribilmente nel vedere tutto questo divorato, pervertito e distrutto dall’accidente storico dell’egemonia statunitense degli ultimi 70 anni.
L’Europa ha molte colpe ma la principale è di essersi autodistrutta un secolo fa, lasciando via libera a quel parvenu arricchito del nipote americano, che l’ha condotta, passo dopo passo, a diventare una brutta copia di sé, sacrificabile come controfigura.
E la nostra sofferenza, è quella di sapere di essere oggi dalla parte sbagliata della storia, sbagliata quanto un secolo fa, ma oggi anche perdente; e di sentire che il collasso incombente porterà con sé sotto le macerie anche quel patrimonio culturale unico.