Cosa è accaduto davvero nei Tunnel di Gaza

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di Seymour Hersh

Non ci è stata raccontata tutta la storia delle recenti operazioni di Israele sotto Gaza

L’attuale governo israeliano guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu sarà incolpato per sempre per la sua incapacità di proteggere la cittadinanza lo scorso 7 ottobre, nonostante avesse ricevuto molteplici e specifici avvertimenti di intelligence sulla pianificazione dell’attacco transfrontaliero da parte di Hamas. Sarà anche incolpato per aver intrapreso rapidamente la massiccia rappresaglia in corso su tutti i cittadini di Gaza, sostenitori o meno di Hamas, senza alcun tentativo di negoziare l’immediata restituzione dei 251 ostaggi israeliani e stranieri sequestrati da Hamas e da altri gruppi militanti quel giorno.

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La promessa iniziale di Netanyahu di un’inchiesta completa sul fallimento dell’intelligence non è avvenuta e molto probabilmente non avverrà mai. Anche l’accordo di cessate il fuoco con Hamas, fortemente voluto dal presidente Joe Biden, non si è concretizzato.

Il governo fanatico di destra di Israele sarà ulteriormente incolpato per l’errata interpretazione di Hamas da parte di Netanyahu. Con il suo vasto complesso di tunnel e la sua capacità di resistere agli attacchi aerei e di terra israeliani, Hamas ha essenzialmente lasciato la grande maggioranza dei due milioni di cittadini di Gaza a cavarsela da soli. La storia non sarà benevola con Hamas o con la leadership religiosa di Israele, né con il costante sostegno alla risposta israeliana a Gaza da parte di Biden e della vicepresidente Kamala Harris, ora candidata democratica alla Casa Bianca.

Quindi cosa è successo la scorsa settimana in un tunnel da qualche parte sotto Gaza? Il resoconto iniziale dell’esercito israeliano non menzionava la presenza o la sorte delle guardie di Hamas. Il New York Times ha riferito domenica, citando il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, che gli ostaggi morti non sono stati trovati a seguito di “una specifica missione di liberazione degli ostaggi”.

Questo resoconto era solo parzialmente accurato. La presenza di ostaggi nel tunnel non era nota prima che una squadra di genieri israeliani – un’unità militare composta da esperti in demolizioni la cui missione è distruggere i tunnel di Hamas – si imbattesse in una porta rinforzata, la facesse saltare e trovasse i corpi di sei ostaggi israeliani (uno dei quali era l’israelo-americano Hersh Goldberg-Polin, i cui genitori hanno parlato alla Convention nazionale democratica il mese scorso) che erano stati giustiziati dalle loro guardie di Hamas. La squadra dell’IDF non aveva idea che gli ostaggi fossero tenuti lì. La mancanza di informazioni è stata al centro di un forte dissenso interno tra la leadership militare israeliana e Netanyahu;

Netanyahu ritiene che la continua distruzione del sistema di tunnel di Hamas condurrà alla fine al nascondiglio sotterraneo di Yahya Sinwar, l’alto dirigente di Hamas. È da tempo chiaro agli alti ufficiali responsabili del recupero degli ostaggi che il successo del salvataggio di ostaggi tenuti sottoterra è impossibile perché, come mi ha spiegato un insider israeliano, non c’è modo di nascondere i rumorosi preparativi per far esplodere le porte blindate che sono immancabilmente presenti nei siti sotterranei degli ostaggi. I sei ostaggi sono stati uccisi e le loro guardie sono fuggite due o tre giorni prima che la squadra dell’IDF trovasse la porta blindata.

La maggior parte degli ostaggi salvati da Israele non si trovava nei tunnel. Sette degli otto ostaggi salvati nei recenti attacchi dei commando all’interno di Gaza vivevano in superficie, in appartamenti e case di familiari e simpatizzanti di Hamas. L’unico ostaggio recuperato sottoterra, un beduino israeliano di 52 anni di nome Farhan al-Qadi, è stato scoperto da una squadra israeliana che stava perlustrando un tunnel sotterraneo dove è stato trovato, da solo. L’insider israeliano mi ha detto ciò che l’esercito israeliano non ha voluto dire: che al-Qadi ha inizialmente riferito che le sue guardie di Hamas erano fuggite in fretta e furia, senza toccarlo con un dito, dopo che lui e le guardie avevano sentito gli israeliani, ovviamente vicini, chiacchierare in ebraico tra di loro attraverso le telecamere a circuito chiuso. Il salvataggio di Al-Qadi è stato inizialmente spiegato dal contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce principale dell’esercito, come il risultato di “precise informazioni” raccolte dai servizi di sicurezza israeliani.

“L’IDF sa”, mi ha detto l’insider, “che l’elemento sorpresa non esiste all’interno dei tunnel di Hamas”.

Il fatto che Netanyahu abbia inviato le squadre di genieri dell’IDF a distruggere il sistema di tunnel di Hamas nella speranza di forzare un confronto con Sinwar, che probabilmente si circonderebbe di ostaggi in qualsiasi scontro finale, può solo significare, ha detto l’insider, che

“Bibi era disposto a sacrificare tutti gli ostaggi perché non c’è modo di salvarli in un tunnel. Non un solo ostaggio sopravviverà all’operazione se e quando Sinwar sarà messo alle strette sottoterra”.

L’insider israeliano, che è stato gravemente ferito in combattimento per il suo Paese, ha chiesto:

“Perché il leader di un Paese è disposto a sacrificare così tanti cittadini del Paese che guida? Questa è la domanda”.

Ha aggiunto che Bibi

“ha servito nel Sayeret Matkal”, l’unità segreta del commando israeliano specializzata in operazioni con ostaggi e assassinii autorizzati. “Quindi lo sa”.

Ho riferito quanto mi era stato detto a un secondo israeliano con una lunga esperienza nella pianificazione e nell’analisi delle operazioni militari. Egli ha concordato con il resoconto dell’insider e ha offerto una risposta alla domanda dell’insider sul perché Netanyahu abbia dato gli ordini. La risposta è semplice, ha detto.

“Se accetta una qualsiasi richiesta di Hamas, tranne un cessate il fuoco limitato senza alcun ritiro [militare], il suo governo fallirà”

a causa della posizione estrema della leadership di destra della sua coalizione. C’è un’altra ragione, non legata alla politica, ha aggiunto l’israeliano. Netanyahu si è

“convinto, con l’aiuto della moglie e del figlio, di essere il salvatore di Israele e del popolo ebraico. Ergo, non deve fallire”.

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La caccia sotterranea a Sinwar è monitorata, mi è stato detto, da una sezione dell’IDF appositamente costituita che coinvolge centinaia di analisti. L’insider mi ha detto che

“Bibi crede che si stiano avvicinando a Sinwar”

perché i suoi movimenti all’interno del sistema di tunnel di Hamas sarebbero limitati ogni giorno che passa, man mano che vengono distrutti altri tunnel.

“A un certo punto”, ha detto l’insider, “sarà fisicamente impossibile per Sinwar nascondersi”. Quando arriverà la fine, “per Bibi sarà come avere Hitler. È un trofeo che gli restituirà la reputazione e sarà amato dai cittadini di Israele”.

Ci sono altri, ha aggiunto l’insider – citando Yoav Gallant, il ministro della Difesa israeliano e il più acerrimo nemico di Netanyahu all’interno del governo – che credono che il primo ministro sia stato disposto a sacrificare gli ostaggi per i suoi bisogni egoistici.

“A Bibi è stato detto che avvicinarsi a Sinwar ha comportato l’uccisione di ostaggi israeliani. Quando si cerca di salvare gli ostaggi tenuti in superficie, c’è sempre la possibilità che alcuni di loro vengano uccisi. Quando e se ci sarà un’operazione sotterranea per uccidere Sinwar, c’è la certezza che tutti saranno uccisi prima ancora di raggiungerli”.

A questo punto della sua vita politica, mi ha detto l’insider,

“Bibi vuole che la guerra, qualsiasi guerra, vada avanti perché se la guerra finisce, accadono due cose: un’elezione in Israele e una commissione investigativa ufficiale istituita per esaminare il fallimento del 7 ottobre. Entrambe le cose saranno negative per Bibi: lo porteranno a essere rimosso dall’incarico, rendendo più facile per i giudici dei suoi processi per corruzione [ancora in corso] mandarlo in prigione.

“Nella misura in cui c’è un debole raggio di luce che potrebbe, solo potrebbe, restituire un briciolo di rispettabilità a Bibi, è la cattura di Sinwar, vivo o morto. Questo è il suo unico modo per bilanciare le pessime cose che gli elettori, le indagini e la storia diranno di lui”.

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

Fonte

Foto di copertina: immagine rilasciata questa settimana dall’IDF che mostra l’ingresso di un tunnel di Hamas a Rafah, nel sud di Gaza, dove sono stati trovati i corpi di sei ostaggi israeliani giustiziati. / Israel Defense Forces.


Seymour Myron “Sy” Hersh è un giornalista e scrittore statunitense. L’inchiesta che l’ha reso famoso è stata quella con cui svelò la strage di My Lai perpetrata durante la guerra del Vietnam; per essa ricevette il premio Pulitzer nel 1970.
Divenuto, in seguito all’inchiesta su quel fatto, uno dei giornalisti più noti degli Stati Uniti, negli anni successivi è stato autore di numerosi articoli e volumi sui retroscena dell’establishment politico-militare statunitense.
È stato reporter per The New Yorker e Associated Press, per il quale si occupa di temi geopolitici, di sicurezza e militari, in particolare riguardo l’operato dei servizi segreti e di intelligence.

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