Ricordate quell’orribile frase di Monti:
“l’Europa ha bisogno di crisi, di gravi crisi”.
Un proposito scellerato che non è mai stato abbandonato, dato che solo le grandi crisi costituiscono il terreno fertile per far trangugiare soluzioni impopolari.
Quel che è accaduto col Covid è servito egregiamente allo scopo. Con quella scusa, hanno costruito una prigione informatica (green pass) che porta dritto dritto alla sottomissione bio-elettronica. E ora quel che accade con la guerra servirà a rendere operativo il piano della transizione ecologica ( la green economy), unitamente a quella digitale (la digitalizzazione nella funzione pubblica e privata). Lo ammettono perfino nel governo per bocca dello stesso Draghi:
“La crisi energetica rende ancora più urgente la transizione ecologica”.
Mentre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini:
“Questo dramma che stiamo vivendo può accelerare la transizione ecologica se decidiamo di accelerare. Il governo è impegnato in questa direzione, ma serve il contributo di tutti, anche delle imprese e dei cittadini”.
Una minaccia? Una fregatura? In ogni caso la tanto sbandierata transizione ecologica così come viene imposta dalla Ue non sarà affatto in grado di sostituire né il gas né il nucleare. A meno di voler prendere in considerazione quel che è successo col Covid: limitare le libertà dei cittadini, un’altra volta presi in ostaggio con la scusa del “bene comune”.
Finito lo stato di emergenza sanitaria (si fa per dire, perché poi la fregatura del Dpcm 2 marzo è dietro l’angolo) ecco sovrapporsi quella bellica fino al 31 dicembre.
E “lo stato di eccezione” diventato regola, è funzionale a far passare le “riforme” più indigeste, quelle che ci sono state presentate come questione di “necessità tecnica” e non più di decisione politica.
Dato che poi la situazione è eccezionale, si può fiaccare la resistenza della popolazione, magari impaurita dai costi abnormi che dovrà sobbarcarsi, spaventarla, irreggimentarla, con la sensazione di dover accettare mutamenti “epocali”, impoverendosi, perdendo la qualità della vita (quando non la vita stessa) com’è accaduto durante la cosiddetta “pandemia”. Ma soprattutto, fiaccarne lo spirito e il morale come si fa coi bombardamenti strategici.
“Adesso, quei dispositivi attivati in era Covid tornano utili per spianare la strada alle transizioni, pianificate con il Recovery fund: non è un caso se, tre giorni fa, l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, abbia osservato che “ridurre i riscaldamenti è come mettere la mascherina”. Ormai il chip dell’emergenza è installato: è sufficiente pronunciare le parole magiche, per rimettere in modalità “automa” questa società prostrata”
scrive Porro sul suo blog.(*)
Magari razionare i viveri perché costano troppo. Dopotutto nei Comitati esecutivi all’emergenza c’è sempre il “vaccinista” Bertolaso, e alla Salute, resta l’insano sempiterno Speranza. Vendere un po’ di biciclette elettriche, oltre ai futili monopattini cinesi. Qualche cervello di gallina di mia conoscenza dice che le biciclette “fanno bene alla linea”. C’è sempre il nesci di turno, convinto di sperimentare qualche bella novità, laddove ci sono invece divieti e obblighi calati dall’alto.
Peccato che non abbiamo i rigassificatori. Ci sarebbe da ridere, se non fossimo nel bel mezzo di una tragedia!