L’Astuzia della Ragione

friedrich hegel mit studenten lithographie f kugler
di Piero Cammerinesi

C’è un’idea straordinaria nel pensiero del grande filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel che affascina da sempre generazioni di studenti di filosofia.

Si tratta del concetto di “astuzia della ragione”.

Come può avvenire – si chiede il filosofo – che noi vediamo il cammino dell’umanità seguire fini e scopi universali e razionali, mentre coloro che tale cammino dirigono, come i grandi statisti, i condottieri, i rivoluzionari etc, agiscono spinti da passioni, quando non per istinto?

Come possiamo conciliare questa contraddizione?

Hegel intuisce che il fine della storia è la realizzazione della libertà dello Spirito, ma i mezzi per conseguirlo sono gli individui con le loro passioni. Sono queste passioni, in sostanza, ad imprimere alla storia ed all’evoluzione umana la sua direzione.

Ma come è possibile che la realizzazione di una meta universale di libertà si serva di mezzi che sono l’antitesi della libertà, vale a dire istinti e passioni?

Ecco, qui entra in gioco il concetto dell’”astuzia della ragione”.

La Ragione – quella con la erre maiuscola – di fatto utilizza le ambizioni e le passioni dei grandi uomini e li spinge così ad imprimere alla storia un percorso determinato.

In qualche modo – ci dice Hegel – gli uomini credono di agire liberamente ma, seguendo le proprie passioni ed i propri istinti, non fanno altro che realizzare il percorso della Storia universale.

Le figure, insomma, di Alessandro, Cesare, Napoleone scompaiono e con loro le passioni messe in campo, mentre l’Universale, che grazie ad esse è stato realizzato, rimane nella Storia.

L’”astuzia della ragione” è quindi il metodo con cui lo Spirito utilizza la fiera delle umane vanità per realizzare il suo obiettivo di progresso.

Ma l’uomo è libero o no a questo punto? Sembrerebbe di no se è solo un ‘pupo’ manovrato dal ‘puparo’ dello Spirito universale…

E a questo punto il grande filosofo, con una piroetta di pensiero, ribalta tutto il castello di carte e sostiene precisamente il contrario, vale a dire che la vera finalità dello Spirito è la realizzazione dell’autocoscienza che si esprime nella libertà.

Insomma, la meta della Storia del mondo non è altro che la libertà dell’uomo, che passa però per istinti e passioni.

Ebbene, questo non è valido solo per la Storia universale e per i grandi condottieri.

È valido per ciascuno di noi, nel percorso della nostra vita.

Vale a dire che noi diventiamo sempre più liberi anche grazie ai nostri istinti ed alle nostre passioni.

Sembrerebbe un ossimoro, eppure le cose stanno così.

Mi spiego meglio: se io di fronte ad un avvenimento della vita, un dolore, un cambiamento, una decisone da prendere, mi fermo e – prima di prendere una decisione – cerco di cogliere coscientemente il senso dell’evento, imprimo certamente al mio percorso di vita un impulso di libertà.

Divento più libero.

Ma se non sono in grado di farlo, che succede?

Succede che a compiere la mia scelta non sarà la mia calma e consapevole decisione, ma la mia simpatia o antipatia, il mio egoismo o la mia istintività.

Naturalmente una scelta istintiva non sarà quasi sicuramente scevra di conseguenze negative, le quali in futuro mi riproporranno – con una pressione maggiore – lo stesso enigma.

Ancora una volta mi sarà richiesto di comprendere quanto mi accade e di trovare una risposta cosciente.

Ancora una volta potrò fallire – realizzando INCONSAPEVOLMENTE il fine della mia evoluzione – o riuscire nell’intento di realizzare tale fine CONSAPEVOLMENTE.

Potremmo anche metterla giù così: il Karma passa attraverso i miei istinti e le mie passioni e mi spinge – dolcemente o brutalmente – verso me stesso.

Insomma, come nel caso della Storia universale anche nella singola storia di ciascuno di noi vale l’affermazione che

“gli uomini CREDONO di agire liberamente ma, seguendo le proprie passioni ed i propri istinti, non fanno altro che realizzare il percorso della propria storia individuale.”

* * *

Gott läßt die Menschen mit ihren besonderen Leidenschaften und Interessen gewähren, und was dadurch zustande kommt, das ist die Vollführung seiner Absichten, welche ein anderes sind als dasjenige, um was es denjenigen, deren er sich dabei bedient, zunächst zu tun war.

(Hegel)

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