Ce lo dice l’Europa

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Con la COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI del 2 settembre 2022, viene messa in chiaro la Risposta dell’UE al COVID-19: preparazione per l’autunno e l’inverno 2022/2023.

Mentre il prossimo 3 ottobre al parlamento di Strasburgo dalle ore 17.00 alle ore 22.00 saranno in discussione le due proposte della Commissione, relative a:

  • riforma del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC)  e 
  • nuovo regolamento in materia di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, 

su cui già da giugno 2022 i negoziatori del parlamento e della Commissione hanno trovato un sostanziale accordo, nel senso di un rafforzamento del ruolo dell’EMA, dell’ECDC e dell’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA), il documento in oggetto delinea il seguente scenario.

La pandemia continuerà anche per l’autunno inverno prossimi.

La gestione della stessa sarà sempre più centralizzata e sottratta ai rischi di «ritardo»  nazionali, anche attraverso il il coordinamento degli approcci nazionali negli accordi di risposta politica integrata alle crisi (IPCR).

Verrà istituito un sistema di monitoraggio pandemico permanente su tutti i virus respiratori (quindi andando anche oltre il SARS-CoV2), attraverso il modello dei «siti sentinella» e anche il controllo delle acque reflue delle città.

Verranno introdotti nuovi vaccini, sia a mrna messaggero adattati alle varianti, che «tradizionali» a base proteica, eventualmente a somministrazione anche intranasale, intramuscolare e intradermica, da lanciarsi prima della prossima ondata.

La vaccinazione per il covid si sommerà e si incrocerà con quella anti-influenzale.

Continuerà l’approvazione e la messa in commercio di nuovi farmaci antivirali (che, contro ogni logica, non escludono il ricorso massiccio alla vaccinazione…).

Ci potrà essere (e sicuramente ci sarà) ancora l’obbligo delle mascherine ffp2 nei luoghi a rischio, l’incentivo al lavoro da casa e la limitazione numerica per gli assembramenti, onde evitare la necessità di misure più dirompenti come blocchi, chiusura di aziende e scuole, raccomandazioni sul soggiorno a casa e restrizioni di viaggio (con il che i «lockdown» sono scongiurati a parole, ma non affatto esclusi).

Potrà esserci (e sicuramente ci sarà quantomeno per gli spostamenti intraeuropei) ancora il certificato verde, oltre che su base vaccinale anche in seguito a test o ad avvenuta guarigione (almeno in teoria, ciò sembrerebbe garantito…)

Verranno perfezionati i meccanismi comunicativi di convincimento delle masse.

Lo sforzo vaccinale si concentrerà su specifici gruppi di popolazione, soggetti a rischio, over 60, ospiti Rsa, personale sanitario, personale scolastico, alunni, bambini e adolescenti . 

Alla chiusura indiscriminata delle scuole si preferiscono vaccinazione, igienizzazione vie respiratorie e mani, ventilazione locali, invito a rimanere a casa agli alunni con sintomi simil influenzali (non si parla di banchi a rotelle…).

La digitalizzazione del sistema sanitario resta una priorità (anche grazie ai fondi del c.d. Recovery Plan), insieme a una migliore prevenzione e assistenza sanitaria di base, nonché la risoluzione del problema della carenza di manodopera (buoni  propositi questi ultimi destinati a rimanere sulla carta, obiettivo sicuro il primo, in nome della digitalizzazione spinta del reale).

Viene riconosciuta l’esistenza del c.d. long covid, che sarà fatto oggetto di studio.

Del pari saranno incentivate le sperimentazioni cliniche multipaese.

Si conferma l’impegno UE per un rafforzamento dei poteri dell’OMS e per la vaccinazione delle popolazioni dei Paesi poveri, in particolare dell’Africa (magari convogliando ivi le fiale in scadenza…).

 


 

Tutto ciò sulla base della premessa che

«…. lo sviluppo dei vaccini COVID-19 può essere considerato un trionfo scientifico e si stima che il loro successo nell’implementazione abbia salvato circa 20 milioni di vite in tutto il mondo durante il loro primo anno…»

(chissà come sono riusciti a fare questo calcolo relativo a un non-evento come la non-morte multipla disaggregata… come se questi venti milioni di soggetti fossero stati tutti su un autobus salvato dall’orlo del precipizio dentro cui si stava per sprofondare…).

Un successo così strepitoso che

«… il 14,1% delle persone di età pari o superiore a 18 anni non è vaccinato e il 35,5% non ha ricevuto il primo richiamo….»

e  che

«… tra le persone di età pari o superiore a 60 anni, il 7,5% non è ancora vaccinato e il 16,3% non ha ricevuto il primo richiamo….»….

Sì perché 

«… la vaccinazione continua a essere il modo più affidabile per evitare malattie gravi e quindi ridurre la mortalità da COVID-19…»

(sulla base dell’assunto molto poco logico che ammalarsi da vaccinati e non andare in terapia intensiva o non morire è il risultato migliore della «campagna di immunizzazione», un risultato di cui è impossibile per definizione fornire il nesso di causalità trattandosi di nuovo di un non-evento… )  

Nessun accenno ovviamente alle morti e agli effetti avversi.

Nessun accenno ovviamente alla necessità di una farmacovigilanza attiva con monitoraggio costante e continuativo post vaccinale.

Nessun accenno ovviamente alla disponibilità di cure sin dall’inizio della diffusione del virus tali da rendere non necessaria l’approvazione in emergenza dei sieri genici.

L’importante è garantire il miliardario appalto di fornitura ai soliti noti.

L’importante è procedere verso la strutturazione di una società sempre più autoritaria, automatizzando i cancelli di apertura e di chiusura delle libertà individuali al ricorrere di determinati parametri «scientifici», spudoratamente dichiarati oggettivi e non arbitrari.

L’importante è «mascherare» la realtà.

Come nel caso della scuola.

Perché, se da un lato si dice che

«….la pandemia di COVID-19 ha sconvolto la vita di bambini e adolescenti, influenzando la loro routine quotidiana, l’istruzione, la salute, lo sviluppo e il benessere generale. È quindi importante tenere a mente gli impatti negativi delle interruzioni scolastiche sulla salute e sullo sviluppo dei bambini. L’attuazione delle misure nelle scuole dovrebbe essere ridotta al minimo e dovrebbe essere evitata l’ulteriore perdita di apprendimento…»

Dall’altro lato lo strumento per ottenere ciò è la campagna vaccinale di massa di bambini e di adolescenti (oltre al lasciarli a casa al primo starnuto, con buona pace di chi non si può permettere un parente a cui affidarli o una persona a pagamento).

Un apparente presa in carico delle problematiche infantili e adolescenziali adombra la vera finalità celata tra le pieghe del documento, vaccinare chi non può sottrarsi, pena l’esclusione.

Su una cosa concordiamo con la Commissione.

Laddove essa dice che

«… dato l’onere della pandemia sulla salute mentale, in particolare sul personale sanitario, gli Stati membri dovrebbero rafforzare le misure a sostegno della buona salute mentale degli operatori sanitari e della popolazione in generale…».

Non so a che cosa si riferissero, ma l’auspicio di un rinsavimento dei virologi da salotto e dei loro infatuati ascoltatori è senz’altro auspicabile.

Il narratore minorante

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