Carlo Freccero: Si è incrinato il patto di lealtà tra istituzioni e popolo

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Su gentile concessione di Carlo Freccero, pubblichiamo nella loro interezza due importanti contributi apparsi ieri sulla stampa nazionale. Si tratta di un articolo scritto per il Fatto Quotidiano e di una lettera inviata a la Stampa, in cui l’Autore motiva la sua decisione di firmare per il referendum sul cosiddetto “Green Pass”.

“E’ giusto che il popolo, l’oggetto di quanto è in divenire, possa, come accade in tutte le democrazie, farsi soggetto e decidere se desidera o meno proseguire per la strada tracciata dalle élite. La risposta verrà dopo. Nella mia testa i referendum sono destinati ad aprire finalmente un dibattito ampio su tutti questi quesiti aperti”.

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Le élite ci governano con la paura: la sovranità adesso va ridata al popolo

FATTO QUOTIDIANO, 20 SETTEMBRE 2021

L’ultima volta che mi sono interessato di politica è stato 5 anni fa (2016) durante il dibattito per la riforma della Costituzione, voluta fortemente da Matteo Renzi. Fu un’esperienza positiva e, per molti versi, entusiasmante. La nostra Costituzione era sotto attacco da parte delle élite economiche internazionali. In particolare JP Morgan aveva espresso il suo dissenso nei confronti delle Costituzioni del sud Europa, definendole socialiste e cioè non neutrali ma politicamente orientate. Il fronte del NO era compatto e attraversava i partiti favorevoli alla riforma da destra a sinistra. Gli italiani si schierarono in maggioranza a difesa della Costituzione.

Preso atto della irriformabilità della Costituzione, le élite sembrano aver trovato la soluzione nel metterla fuori gioco, nel bypassarla in nome dell’emergenza. Per superare questo ostacolo si è ricorsi, fin dall’inizio della pandemia Covid, a strumenti capaci di oltrepassare il problema: Dcpm e Decreti legge.

È vero che tali decreti per diventare definitivi dovrebbero essere tradotti in legge dal Parlamento, ma il trucco è stato presto aggirato: un Dpcm o un Decreto legge non convertito decadono, ma basta sostituirli con un nuovo decreto e, alla scadenza un altro, sino a fare apparire questo sistema legittimo, sino a far penetrare il popolo in una nuova normalità. Quest’uso disinvolto è stato definito da giudici come Angelo Giorgianni uno “stupro della Costituzione”.

Il movimento che si sta formando contro il Green pass ha preso le mosse dai ricatti subiti dai cittadini sui luoghi di lavoro. Si tratta di violazioni gravissime dell’art. 3 della Costituzione che vieta ogni discriminazione. Perché di fronte a questo provvedimento non c’è la stessa reazione attiva che c’è stata contro la riforma della Costituzione? Ho tentato di darmi una risposta ed essendo attivo nell’ambito della comunicazione questa risposta mi è stata data dai media, ma è una risposta estrema.

Come veterano della tv generalista non potevo non vedere come le reti Rai e commerciali ed i giornali fossero impegnati in un massiccio sforzo di propaganda. Si potrebbe rispondere che anche all’epoca di quel referendum la propaganda per il potere era preponderante, ma fu inutile.

Qui però c’è qualcosa di diverso e questo qualcosa di diverso è la paura. Con la pandemia il dibattito si è spostato in campo sanitario. È bastato trasferire dalla politica alla sanità l’attenzione dell’elettorato, per ottenere quel consenso che sul piano politico non era possibile conseguire. Per l’essere umano, nella sua fragilità, la morte viene prima della Costituzione che perde importanza di fronte alla malattia.

Si è trattato di un esperimento di ingegneria sociale basato su un movente fortissimo: la paura della morte.

Goebbels, teorico della propaganda nazista, interrogato sui metodi per conseguire il consenso popolare, è stato in merito chiarissimo: non si tratta di contenuti specifici, non si tratta di destra o di sinistra, in ogni caso il consenso si ottiene con la paura. Se un governo è in grado di promuovere la paura, il popolo obbedirà. Gli italiani stanno obbedendo. Aderendo alle richieste del governo ci spogliamo volontariamente di qualsiasi difesa nei confronti di un potere sempre più pervasivo. In realtà le élite transnazionali stanno decidendo per noi e lo fanno ormai a carte scoperte, come se ritenessero già conseguita la vittoria.

Sta a noi decidere se le loro scelte sono anche le nostre. I documenti sono visibili a tutti. Klaus Schwab, direttore esecutivo del World Economic Forum, nel suo Covid 19 The Great Reset dichiara che la pandemia è un’occasione irripetibile per attuare quei cambiamenti già descritti ne La quarta rivoluzione industriale. In pratica, un controllo assoluto di ogni cittadino del mondo al fine di promuovere la fusione uomo-macchina e collegando i cervelli umani all’intelligenza artificiale.

È di questi giorni la pubblicazione da parte dell’Oms del prototipo di tessera sanitaria a cui gli Stati devono attenersi. È di tutta evidenza che il Green pass non è altro che il primo embrione di quella tessera digitale che conterrà i nostri dati sanitari, censirà i nostri spostamenti, valuterà tramite algoritmi la nostra obbedienza al sistema. Queste decisioni sono state già prese sulle nostre teste.

Democrazia significa governo del popolo. Da tempo le élite hanno emarginato il popolo dal suo ruolo politico e da ogni decisione. Yanis Varoufakis ex ministro greco delle finanze nel governo Tsipras, ha scritto un libro di memorie dal titolo emblematico, Adulti nella camera: secondo le élite le decisioni devono essere prese dagli adulti, cioè le élite stesse, e il popolo bambino deve essere tenuto fuori dalla stanza dei bottoni.

Possiamo accettare tutto questo?


 

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LETTERA A LA STAMPA, 20 SETTEMBRE 2021

Caro direttore,

scrivo queste righe per spiegare ai lettori de La Stampa la mia decisione di aderire alla raccolta di firme per l’abolizione del Green Pass.

A persuadermi e coinvolgermi è stato il ragionamento dell’avvocato Paolo Sceusa, che ha lanciato un accorato appello al diritto internazionale prima di denunciare il comportamento del nostro governo, oltremodo scorretto nell’incrinare il patto di lealtà tra istituzioni e popolo. Nella versione italiana pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea del 15 giugno 2021 è stato omesso infatti un passo fondamentale del testo della Gazzetta Ufficiale Europea, e precisamente la frase relativa alle persone che «hanno scelto di non essere vaccinate» e che, ciò nonostante, non devono essere oggetto di discriminazioni. A nulla è valsa la rettifica del 5 luglio 2021, l’attuale normativa sul Green Pass infatti, ignora totalmente l’appello a evitare discriminazioni.

«Il popolo deve avere gli strumenti per decidere», sostengono i promotori del referendum, un comitato composto in gran parte da giuristi super qualificati.

Ho riflettuto. Capisco che la mia presenza possa sembrare priva di senso in mezzo a cotanto senno specializzato. Ma mi sono convinto del contrario. Il mio ruolo è quello di esperto della comunicazione e, in quanto tale, non ho potuto fare a meno di rilevare la massiccia campagna di propaganda e disinformazione condotta dai media mainstream con un’unanimità che non ha precedenti nella storia del paese.

Il referendum è un’occasione per avere accesso a spazi istituzionali e per fare arrivare i nostri argomenti all’elettorato. Dopodiché i cittadini decideranno liberamente e non sotto la pressione della paura innescata dalla pandemia.

Rispondo qui anche agli amici che hanno obiettato come, tecnicamente, il referendum sia un autogol, giacché l’obbligo vaccinale verrà meno con l’introduzione delle cure che renderanno illegale un vaccino privo di autorizzazione e giustificato solo dall’emergenza.

Dietro il Green Pass in realtà, c’è molto di più.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato in questi giorni il prototipo di tessera vaccinale da adottare da parte degli stati. Il Green Pass è destinato a diventare l’embrione della futura tessera di identificazione digitale a cui mira il «Grande Reset» in via di attuazione. Per chi non sapesse di cosa si tratta, rimando a due libri dell’economista Klaus Schwab «Covid 19 The Great Reset» e «Quarta rivoluzione digitale». Secondo Schwab la pandemia è un’occasione irripetibile per conseguire il «Grande Reset» già illustrato nel saggio «La quarta rivoluzione industriale».

Tutto ciò è confermato dal progetto di Recovery Fund, che si pone come obiettivo lo stesso obiettivo del «Grande Reset».

Credo che la nuova normalità in cui stiamo vivendo non finirà coi vaccini, ma continuerà nel tempo, con la rivoluzione digitale e la rivoluzione verde.

Diciamo la verità: non è la pandemia ad avere causato la crisi economica. E piuttosto la crisi economica ad avere causato la pandemia, o quanto meno, ad averla amplificata al fine di ultimare il «Grande Reset».

È giusto che il popolo, l’oggetto di quanto è in divenire, possa, come accade in tutte le democrazie, farsi soggetto e decidere se desidera o meno proseguire per la strada tracciata dalle élite. La risposta verrà dopo. Nella mia testa i referendum sono destinati ad aprire finalmente un dibattito ampio su tutti questi quesiti aperti.

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