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Nella mia vita lavorativa di editore, giornalista e corrispondente estero mi sono spesso trovato di fronte alla competitività ed alla critica, elementi sicuramente ‘regolari’ nel mondo del lavoro, dove la norma è quella della concorrenza spesso acerrima – ancorché sleale quando si configuri come denigrazione personale.

Tuttavia devo dire che mai tali situazioni si sono neppure lontanamente avvicinate al furor critico che mi è capitato di sperimentare all’interno dei circoli antroposofici, dove vediamo in azione un vero e proprio bullismo, un antropobullismo.

In un mio recente intervento ho approfondito la questione della drammatica deriva cui stiamo assistendo tra coloro che dovrebbero essere compagni di percorso; una deriva di cui mi domandavo quali fossero le radici.

Ho altresì avuto modo di scrivere qualcosa a proposito dell’interesse compulsivo non richiesto cui sono stato fatto regolarmente segno sui social da parte di alcuni personaggi che non solo non conosco personalmente ma con i quali non ho collegamenti di alcun genere. Personaggi con i quali, ripeto, non ho mai parlato né ho in qualche modo mai criticato o messo in discussione le loro opinioni.

Personaggi che – con perseveranza degna di miglior causa – si sottopongono all’ascolto di ogni mia conferenza o intervista ed alla lettura di ogni mio articolo – per poterli dissezionare e demolire metodicamente nel loro gruppo Facebook che, più che richiamarsi a Michele Arcangelo, sembrerebbe ispirarsi ai cinque minuti dell’odio di orwelliana memoria.

E fin qui nulla di grave, dissentire fa parte della libertà di opinione.
Ciò che trovo fuori luogo è lo scivolare sul personale con inaccettabili accuse di menzogna e tradimento.

Allora – memore della famosa leggenda del santo e del serpente che spesso Massimo Scaligero rievocava nel corso dei nostri incontri – credo che ad un certo punto, pur non reagendo con le stesse armi è il caso di “sibilare”, soprattutto per il fatto di venir chiamato in causa da amici che mi riferiscono di continue polemiche squallidamente deprimenti.

Dunque, per spazzar via – una volta per tutte – ogni incertezza, vorrei confermare a questi amici che non solo non ho né il tempo né l’interesse a “difendermi” dalle critiche ma neppure ritengo utile il “confrontarmi” con persone che si permettono di formulare insensate accuse di menzogna e tradimento.

Personalmente ho spesso avuto modo di leggere affermazioni di autori che seguono una via spirituale con cui non mi trovavo d’accordo ma non mi è mai venuto in mente di demonizzarle pubblicamente né tanto meno di formulare accuse ad personam nei confronti degli autori.

E ciò semplicemente in quanto non ho la pretesa di avere in tasca la verità, verità che mi permetterebbe di “bacchettare” chiunque se ne discostasse; seguo semplicemente il mio percorso e da giornalista condivido pubblicamente le mie riflessioni.

Riflessioni che possono essere corrette ma, evidentemente, talora anche erronee.
Per lo stesso motivo sopra espresso, quello di non avere in tasca la verità.
Sta poi al discernimento ed alla personale analisi dei lettori trovarsi d’accordo o meno con esse, non certo all’instancabile zelo ossessivo di antropobullismo da parte di personaggi che si pongono per definizione nell’ambito dell’unica verità possibile.

Desidero pertanto tranquillizzare gli amici preoccupati, confusi ed indignati per il protrarsi di queste polemiche, dicendo loro che non ho alcun interesse a “confrontarmi” con esaltati che usano il proprio tempo e le proprie energie per demonizzare e denigrare invece di utilizzarli per il proprio percorso interiore.

Non mi interessano le “guerre di religione”; ne abbiamo avute fin troppe nella storia per fomentarne ancora negli ambiti della ricerca spirituale, in particolare in un momento di drammatica crisi per l’intera umanità in cui sarebbe richiesto a tutti il massimo grado di unità e di serietà.

Piero Cammerinesi

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