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di Piero Cammerinesi 

Nelle fiabe, come pure nelle antiche tradizioni mitologiche, incontriamo a volte delle profonde verità.
Ad esempio nella fiaba di Pollicino di Charles Perrault vediamo come la salvezza del protagonista passi attraverso una serie di ‘segni’ che egli dissemina sul sentiero per ritrovare la strada.
I sassolini, segni che rimangono – ben visibili – mentre le briciole di pane vengono mangiate dagli uccelli.
Stesso discorso vale per il ben più nobile mito del filo di Arianna, in cui un gomitolo di lana consente di segnare il percorso fatto per poter uscire vivi dal labirinto.

Ora, anche nel percorso della nostra vita ci troviamo davanti una serie di ‘segni’, di eventi, che – a ben guardare – sembrano volerci indicare qualcosa.
Un problema che si ripresenta in forme analoghe quando non uguali, un dolore che non si riesce a superare, un ripetersi di incontri sentimentali deludenti.
Naturalmente noi possiamo far finta di non capire e tirare avanti come se niente fosse oppure possiamo soffermarci e chiederci se questi eventi siano ‘casuali’ o vogliano, invece, magari comunicarci qualcosa.
Possiamo ostinarci a non vedere ‘il filo’ che li unisce e ‘farci vivere’ dagli eventi, dai sentimenti, dalle emozioni o decidere di scoprire il senso di quanto i ‘segni’ ci vogliono comunicare.

Fa parte della nostra libertà.

Ma se approfondiamo la questione e ci sforziamo di cogliere il senso della nostra avventura terrestre ci si manifesta una speciale esperienza interiore.
Abbiamo allora, in immagini dell’anima, la precisa sensazione di essere stati noi stessi – in una precedente forma di esistenza – ad aver cosparso questa vita di segni.
Incontri particolari, vittorie o fallimenti ripetuti, esperienze animiche di cui non riusciamo a venire a capo, nostre manchevolezze che ci mettono di fronte sempre allo stesso ostacolo, apparentemente insuperabile.
Scopriamo che, se le cose stanno così – se siamo stati proprio noi a cospargere questa vita di segni – vuol dire che sapevamo che ci sarebbero stati utili a comprendere qualcosa, a ritrovare la via verso noi stessi.

A questo punto non ci resta che ri-trovarla, questa via.

* * *

And with his finger following her thread
He issued forth to see the heavens once more.

(Edward Robeson Taylor)

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