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Molti sono gli appuntamenti di destino e gli incontri che ci programmiamo nel corso della nostra avventuraterrestre. Ma ci sono incontri e Incontri, quelli con la I maiuscola.

Di tutti, quello con il Maestro – o con la Via – è il più importante. Rappresenta l’Incontro con la parte immortale di ciascuno di noi, con la vera essenza del nostro essere.
Per questo rimane scolpito nella memoria come nient’altro nella vita.

Avevo saputo della Sua esistenza da due amici che, cercando a Monteverde una mansarda da affittare, si erano imbattuti in quello che avevano definito un “bizzarro personaggio” che parlava di cose strane e che aveva messo loro in mano dei libri, a loro dire, incomprensibili.
Uno di loro aveva provato addirittura una sensazione di paura.
Me ne parlarono perché sapevano che, nonostante i miei 17 anni, ero incalzato da una sete insaziabile di conoscenza e di mistero.
Così Gli telefonai e mi diede un appuntamento.

Mi è più volte accaduto – nei momenti più importanti della mia vita – di avere delle ‘immaginazioni’ che mi anticipassero degli avvenimenti imminenti.
Così quel giorno di aprile del 1971 mi trovai a salire quelle scale con la precisa sensazione che, alla fine della salita, la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

Le scale erano lunghe, umide, fredde.
C’era un vago olezzo di pipì di gatto, coperto dall’acre odore della creolina. Scalino dopo scalino sentivo che si avvicinava un momento decisivo, non sapevo bene perché, ma ne ero certo. Sulla porta mi fermai un attimo per cercare di cogliere il messaggio che urgeva dentro, ma invano.
La soglia, verniciata di verde, riportava una scritta con vernice bianca:

PAX ET BONUM
SILENTIUM!

Suonai il campanello e Massimo venne ad aprire. La sensazione di averlo già visto da qualche parte fu immediata.

Accomodati – e mi fece entrare.

La mansarda era minuscola, uno stretto corridoio portava allo studio, sulla sinistra, mentre proseguendo c’era un cucinino, un bagnetto e poi il terrazzo che guardava su Villa Pamphili. Due poltrone, una marrone e una verde, una stufa a cherosene e la scrivania coperta fino all’inverosimile di carte, libri, alcuni minerali, una lampada e molti quadri alle pareti.

Ti aspettavo… – esordisce.

Lo credo – penso dentro di me – mi ha dato appuntamento oggi a quest’ora…

Ce ne hai messo del tempo per arrivare… – continua.

Ma che vuol dire? Scendere le scale di casa, prendere la moto e arrivare qui, tempo un quarto d’ora…come sa quanto tempo…

D’un tratto capisco.

A ben altro tempo si riferiva, non certo a quello per arrivare allo studio.

– mi dico – molto tempo, un tempo spaventosamente lungo prima di ritrovarTi ancora una volta.

Da allora – per nove anni – quell’appuntamento del primo pomeriggio del giovedì fu il perno intorno a cui ruotava la mia settimana.
A oltre quarant’anni di distanza quel momento è scolpito nella mia anima in modo indelebile. Posso ricordarne i colori, gli odori, i pensieri, le emozioni.
Di Lui ricordo la saggezza, l’umorismo, la profondità ma – se proprio dovessi sintetizzare tutto in una parola – l’Amore.

L’Amore, quello con la A maiuscola, quello vero, incondizionato, che cambia la vita.

Piero Cammerinesi

* * *

L’amor che move il sole e l’altre stelle.

Dante Alighieri

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