Yudhistira Mahabharata

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L’imperatore Yudhistira e i suoi fratelli Pandava, divenuti vecchi,  abbandonano agi e ricchezze per ritirarsi in meditazione nella foresta, in attesa di entrare nella dimora celeste.

Sul sentiero – sempre più impervio – uno dopo l’altro i suoi fratelli si abbandonano ad una morte dolce. Oppresso dal dolore e consapevole della fine imminente, Yudhistira continua la sua ascesa insieme ad un cane  che gli è rimasto accanto sin dall’inizio del viaggio.

Quando l’imperatore giunge alla vetta del Kailash – il monte sacro – la porta, dove entrano solo gli eroi, coloro che hanno messo fine alle esistenze terrene, si apre; Indra e tutti gli dei appaiono nella luminosità del mondo ultraterreno.

“Tu che sei stato il più giusto degli uomini”, dice Indra sorridendo, “vieni, entra con me in questa dimensione dove dimenticherai ogni peso delle tue passate esistenze”. Yudhistira accenna al cane di precederlo, ma il dio lo ferma. “Lascia quel cane…” gli dice, “non può entrare con te. Lascialo qui, non vi è nulla di crudele in questo”. “Nulla?” obietta Yudhistira. “Dovrei abbandonare qui solo e sperduto questo essere che si è affidato a me?” “E’ solo un cane” replica il dio, sempre sorridente, “lascialo alla sua vita, quale che sia. Tu sei già al di là di tutto questo”. “Ma non sono al di là della mia coscienza: il suo abbandono offuscherebbe la serenità che tu mi prometti”.

Nel momento stesso in cui Yudhistira, dopo l’ennesimo rifiuto, si china ad accarezzare il suo ultimo compagno, quasi ad assicurargli che non lo abbandonerà, l’animale si trasforma in luce, ed egli si trova dinanzi suo padre Dharma (Giustizia) che gli dice: “Nessuno potrà mai eguagliarti dopo questa prova, figlio mio. Oggi hai dimostrato agli uomini e agli dei che ogni vita, in quanto tale, è sacra e sacri e indissolubili sono i legami fra tutte le creature viventi, legami di compassione e di aiuto che nessuno deve ignorare o dimenticare mai”

Così l’imperatore e il dio, che si era fatto cane per mettere alla prova le virtù del figlio, entrano insieme nel fulgore dell’immortalità.

Dal Mahabharata

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