I retroscena dell’inganno globale

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Due anni or sono – nel maggio del 2016 – pubblicai un approfondito articolo su alcune notizie probabilmente ignote anche ai ricercatori più attenti e smaliziati, notizie la cui comprensione soltanto potrebbe gettar luce su molti scenari politici e finanziari contemporanei.

La stesura dell’articolo in questione fu resa possibile da notizie riservate provenienti da alcune fonti di serietà e competenza verificate alle quali, evidentemente, per ragioni immaginabili ma non dimostrabili, è stato consentito divulgarle.

Per questo motivo ripropongo anche in questo secondo intervento il medesimo caveat che anteposi al primo:

AVVERTENZA – Questo articolo – che contiene notizie che credo non siano mai state pubblicate sulla stampa italiana né ‘alternativa’ né tantomeno mainstream – nasce da un’approfondita ricerca e da due fonti. Una riferibile a dei siti in lingua inglese più avanti indicati e l’altra a fonti personali di cui l’autore può garantire competenza e serietà, ma soprattutto conoscenza diretta degli argomenti trattati. Pertanto si tranquillizzi il lettore se alcune notizie qui contenute gli parranno inverosimili o quantomeno fantasiose; lo erano anche per l’autore prima di approfondire la storia narrata. Dunque, prima di liquidare il tutto come una bizzarra fantasia, approfondisca l’argomento e le fonti indicate.
In fondo il modo migliore per nascondere qualcosa è metterlo sotto gli occhi di tutti.

nuovo governo e1528375723178Da pochi giorni finalmente il nuovo Governo – ferocemente osteggiato da alcune centrali di potere – è nato e con esso forse qualche nuova speranza per il Belpaese. Infatti, pur non trascurando i leciti dubbi sulla genuinità di certe istanze del M5S o della Lega, non si può ignorare che – come dicono gli inglesi – “Rome wasn’t built in a day” nel senso che reali e durature trasformazioni difficilmente possono verificarsi – a meno di una rivoluzione violenta – in tempi brevi all’interno di strutture politico-economiche estremamente complesse come quelle attuali; è pertanto necessario armarsi di santa pazienza ed aspettarsi quei risultati che ragionevolmente possono venir prodotti a breve da un nuovo Governo.

La compagine governativa giallo-verde capitanata dal professor Conte è oggi all’opera e trovo corretto e ragionevole giudicarla per i frutti e non per le personali simpatie o avversioni politiche.

Come è noto la nascita del Governo è stata preceduta da due fatti di una gravità inaudita: il veto di Mattarella sulla nomina di Paolo Savona al dicastero del Tesoro e le scandalose interferenze di altri Paesi nell’agone politico italiano di cui ricorderemo una su tutte – la dichiarazione del Commissario dell’Unione Europea, Gunther Oettinger:

“I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto” successivamente rettificata ma che, anche nella sua versione riveduta e corretta comunque recita: “Quello che temo e che penso accadrà è che le prossime settimane finiscano per mostrare drastiche conseguenze nei mercati italiani, sui titoli e sull’economia, così vaste che dopotutto potrebbero spingere gli elettori a non votare per i populisti di destra e di sinistra”.

Il ministro non accettato dal Presidente della Repubblica era quel Paolo Savona che, appena cinque anni fa, nel 2013, dichiarava esplicitamente:

“I miei amici tedeschi si sono molto irritati, però devono prendere atto – e infatti dopo mi hanno capito – che il modello di economia e quindi di società, per cui siamo in piena analisi di Marx dove l’economia determina la politica, loro continuano ad applicare lo stesso modello del Piano Funk del 1936 (ministro dell’economia nazista), il quale aveva proposto quanto segue: che la Germania fosse paese d’ordine, che tutte le monete dovevano comportarsi come il marco tedesco, che l’industria la sapevano fare solo i tedeschi e quindi era giusto che si specializzassero, e che il resto dei Paesi, Italia compresa, dovevano dedicarsi all’agricoltura, al turismo ed al benessere anche dei tedeschi. La differenza profonda – e questo è un bel salto di qualità e politico – è che la volevano imporre manu militari, con la forza, mentre oggi hanno inventato un meccanismo chiamato Europa Unita, che porta gli stessi effetti e nella quale i tedeschi hanno questa posizione ideologica dominante”.

Parole, evidentemente, che non sono piaciute alla Germania ed ai suoi lacchè italici.

L’Europa, dunque, come si è visto, ha ostacolato in tutti i modi – sia direttamente che indirettamente, grazie ad esponenti italiani acriticamente succubi di Bruxelles – la nascita di un Governo che possa mettere in discussione i principi non negoziabili dell’Unione Europea e della NATO.

Eppure è ben noto negli ambienti che contano – fatto confermato fra l’altro pubblicamente anche da numerosi documenti declassificati (si veda qui e qui) – che furono ambienti americani ad ideare e sostenere sin dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso l’unificazione dei Paesi europei, e non certo per generoso spirito di fratellanza.

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In altri termini, una Europa progettata e realizzata dalla CIA.

Se così è – e ci sono ormai ampie evidenze che le cose stiano esattamente in questi termini – cosa ci dà il diritto di ritenere che da allora le forze in gioco siano cambiate? Che oggi – settant’anni dopo – la Germania sia indipendente nelle sue politiche, che sia, in altri termini, meno colonia americana di quanto lo fosse nel dopoguerra? E che, per quanto riguarda l’Italia, con le vicende emblematiche di Enrico Mattei e di Aldo Moro, la strategia della tensione eterodiretta, la svendita del patrimonio nazionale in atto dagli anni ‘90, ma anche con il recentissimo caso Savona, non vi siano prove sufficienti del nostro servaggio verso poteri esteri?

In Europa gli americani, con l’Unione Europea e l’Euro – sulla scelta del nome Euro al posto del già esistente ECU, si veda la nota del prof. Rinaldi – sono riusciti a fare ciò che invece non è loro riuscito altrove, il che dovrebbe far riflettere sul reale patriottismo dei cittadini europei.

Fatto pressoché sconosciuto anche gli addetti ai lavori, gli americani nella seconda metà degli anni novanta assegnarono alla – sempre subalterna – Unione Europea ben 10.000 MT (tonnellate) di oro come collaterale.

Tale enorme quantità di oro venne tuttavia assegnata illegalmente in quanto parte dei Collateral Accounts che non erano, non sono e non saranno mai di proprietà degli Stati Uniti d’America, come si è già avuto modo di indicare nel nostro precedente articolo.

Non sorprenderà quindi se, come già accade per la FED ed altre banche centrali, anche per la BCE non è consentita alcuna ispezione fisica per verificare le reali riserve di oro della stessa.

Anche nei paesi ASEAN, nel sud-est asiatico, gli americani cercarono di creare una unione monetaria dopo la crisi finanziaria del 1997-98, ma senza successo. L’unica regione che al momento sembra la più propensa (ma ancora lontana dal realizzarla concretamente) ad una nuova valuta comune è la zona ECOWAS africana, che si aggiungerebbe, con la propria valuta ECO, al Franco CFA (garantito dal Tesoro francese) già utilizzato anche da alcuni dei paesi membri dell’ECOWAS.

La questione, per comprendere meglio la situazione, va chiaramente fatta risalire all’ultima guerra mondiale e a chi sono stati i vincitori e chi i vinti.
Riuscendo gli Stati Uniti ad imporre il dollaro americano come valuta di riserva internazionale, il nuovo sistema finanziario impostosi dopo la seconda guerra mondiale fu, di conseguenza, basato sulla banca centrale americana, la FED.
Da allora il potere di quest’ultima, in particolare dopo la decisione unilaterale americana di sganciare la propria valuta dall’oro (1971) e dopo la creazione del sistema interbancario di comunicazione Swift (1973), è divenuto pressoché globale.
Non vi è decisione fondamentale, sia delle banche centrali che delle banche commerciali internazionali, che non debba ricevere l’imprimatur della FED.

L’idea che lo stesso Quantitative Easing (QE), ossia l’emissione di nuova valuta, da parte della BCE, della Banca d’Inghilterra o della Banca del Giappone – per citare le banche centrali più importanti oltre alla FED – non debba ricevere il benestare da Oltreoceano è totalmente destituita di qualsivoglia fondamento. In realtà, tutte queste operazioni di QE sono operazioni di bilancio; non vi è reale movimento di denaro. Quando la FED finanzia altre banche centrali, in particolare dopo la crisi del 2008, apre con esse delle swap lines con le quali a bilancio risulta una “vendita” di dollari americani dalla FED alle altre banche in cambio di altre valute (euro, yen, sterlina, ecc.); dollari che dovrebbero poi essere “ricomprati” a termine (ad es. a 3 mesi) dalla stessa FED.
Per essere ancora più chiari: la Banca Centrale Europea – o altra banca centrale – non può stampare denaro a piacimento se non entro i limiti dei fondi/asset consentiti dalla FED. Su quale sia l’origine reale, poi, di questi stessi fondi ed asset, vi sarebbe molto da chiarire. Perché se da un lato la FED può emettere nuovi dollari, per acquistare ad esempio i titoli del tesoro americano, d’altro canto è altrettanto vero che queste operazioni di QE sono anche state usate per svuotare numerosi conti appartenenti ai Collateral Accounts.

Né in Russia la situazione è certo migliore, anzi.

Come ci ricorda il prof. Alexander Azadgan:

“È oramai evidente che la Banca Centrale della Federazione Russa (BCR) rappresenta la tenaglia dei Rothschild nei confronti della Russia e della stessa leadership del Presidente Putin. La BCR è membro della BIS (Bank of International Settlements) dei Rothschild, che è la banca centrale delle banche centrali situata a Basilea, in Svizzera – naturalmente.
La struttura del potere bancario dei Rothschild controlla la BCR attraverso la Federal Reserve Bank americana, rendendo perciò impossibile per la BCR stampare più rubli di quante siano le sue riserve in valuta estera. La Russia vende petrolio in cambio di dollari. Per avere dollari, la Russia compra titoli americani, mentre i dollari ritornano alla FED. Ma questo è proprio un furto! Così facendo, la FED stritola l’economia russa in un gran gioco vizioso ed illusorio.

La politica monetaria della Russia è stata determinata finora, in modo congiunto, dalla FED e dalla Banca Popolare Cinese (BPC). Ciò significa che la BCR non ha mai avuto realmente alcun controllo né sul rublo né su una politica monetaria russa indipendente. La BCR può difendersi da quelle entità solo limitando le proprie riserve di valuta. Nonostante le dichiarazioni di Yevgeny Fyodorov sulla nazionalizzazione della privata BCR, il Presidente Putin pare restio e prudente nell’interferire sul controllo della Russia, attraverso la BCR, da parte dei Rothschild – almeno per ora”.

Anche se sembra essere in atto un tentativo di liberazione della Russia dal giogo atlantico, da parte di Putin e dei suoi stretti alleati, questi deve comunque far fronte ad una fazione di euro-atlantisti nell’élite russa che rivestono importanti posizioni governative.
Sicuramente vi è stato un netto cambio di rotta rispetto all’atteggiamento del suo predecessore, Boris Eltsin, il quale, in combutta con Bill Clinton, nel 1998 permise l’uscita illegale di oltre 100.000 tonnellate di oro depositate in Russia e di proprietà dei Collateral Accounts.

L’oro venne trasferito via treno in parte in Austria, in parte nei Balcani (verosimilmente in Slovenia e nel Montenegro) ed in parte, forse, via nave in Sudamerica, probabilmente in Paraguay. Paese, quest’ultimo, in cui si trova anche il famoso ranch dei Bush, di oltre centomila ettari, dove già vennero trovate e poi confiscate migliaia di tonnellate d’oro sottratte ai Collateral Accounts. Tuttavia trattandosi di questioni classificate top secret, e godendo spesso i soggetti coinvolti di immunità diplomatica, tali notizie non sono mai state di pubblico dominio. Nelle vicinanze del ranch dei Bush si trova, “curiosamente”, anche quello della Merkel. Anche durante il periodo di Bill Clinton passarono per Montevideo ingenti quantità di oro derubato dai Collateral Accounts, ma, a quanto pare, non ancora identificate.
Ricordiamo en passant che Uruguay e Paraguay sono Paesi noti per la presenza di un buon numero di nazisti che fuggirono dalla Germania nel secondo dopoguerra.

A proposito della Cina, non deve sorprendere l’inclusione, da parte di Azadgan, della Banca Centrale Cinese tra le banche chiave del “sistema FED”.

Vale la pena ricordare che in Cina oltre la metà dei prestiti e delle linee di credito avvengono attraverso shadow banking e non attraverso un sistema bancario regolamentato. In altre parole, possono prestare denaro non solo le banche ma anche società non regolamentate, senza una trasparenza alcuna sulla provenienza dei fondi. È diffusa la pratica di acquistare, “impacchettandoli” poi in vari strumenti finanziari strutturati o derivati, degli strumenti finanziari che vengono, a loro volta, rivenduti a fondi o ad investitori. Pratica, questa, non certo solo cinese ma diffusa nei mercati finanziari internazionali, peraltro tendente a far perdere le tracce della reale filiera dei proprietari dei vari strumenti finanziari. Si stima che in Cina il sistema finanziario “in nero” e fuori bilancio sopra citato (shadow banking) valga almeno 10-15 trilioni di dollari, anche se secondo alcuni insider la cifra sarebbe ben più alta.

Siamo forse così ingenui da pensare che l’enorme flusso di denaro proveniente dalla Cina (e da fonti spesso non chiare, proprio per la presenza come si è detto di un sistema finanziario in buona parte opaco) ed usato per acquistare asset in tutto il mondo, provenga tutto dal sano sudore dei lavoratori cinesi?
Le mie fonti mi confermano, fra l’altro, che oltre alle operazioni di trading (citate nel nostro precedente articolo), alcune banche primarie cinesi sono solite anche usare illegalmente asset dei già citati Collateral Accounts. E ciò anche nella piazza finanziaria di Hong Kong, ma non solo.

Ed ora veniamo alle principali questioni che mi sono state poste da chi ha letto il più volte citato articolo Dietro i Panama Papers la più colossale truffa del pianeta.

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La prima domanda che mi è stata rivolta riguarda il ruolo del famoso attracco al largo di Civitavecchia del Britannia di Sua Maestà nel giugno 1992 e connesso spesso, nelle varie teorie complottistiche, alle privatizzazioni degli asset italiani degli anni seguenti.

Ho chiesto lumi ad una delle mie fonti a questo riguardo, e mi è stato detto che nelle famiglie reali, inclusa quella inglese, come in molte famiglie “normali”, non vi è una unione di intenti assoluta.
In altri termini, essendo il Britannia una nave che era a disposizione di tutta la famiglia reale inglese, non solo della Regina, sia per eventi formali che non – come risulta anche dal sito ufficiale della stessa nave, andata “in pensione” nel 1997 – è molto probabile che la Regina non c’entrasse nulla con tale meeting, ma che forse qualche membro della famiglia reale, non così integerrimo come Her Majesty, ne fosse coinvolto in qualche modo.

Un’altra questione che mi è stata posta riguarda l’entità pressoché sconosciuta del responsabile legale, arbitro degli asset di garanzia della linea di credito globale, vale a dire l’International Treasury Controller (ITC), nominato dalla ‘gerarchia’ che rappresenta le famiglie reali del mondo per sostenere le valute degli Stati con l’oro necessario per collegare le valute al nuovo sistema finanziario sostenuto dall’oro mondiale.
Ebbene oggi diversi Paesi indipendenti stanno già collaborando con l’ITC, esistendo la possibilità di essere finanziati da tale struttura.
In realtà tutti i Capi di Stato, Presidenti del Consiglio, Re o Regine e vertici dei servizi di intelligence nazionale dovrebbero essere sempre informati, una volta nominati, dell’esistenza di questa struttura sovranazionale.
Tuttavia ciò avviene raramente perché chi ha detenuto in passato il controllo, in primis gli americani, si guarda bene dall’informare il resto del mondo di queste ricchezze internazionali. Oltretutto già da prima della seconda guerra mondiale la CIA (allora OSS) venne nominata “protettrice” dei Collateral Accounts, ed in parte lo è ancora.
Ciò ha fatto sì che una parte deviata di certi ambienti americani e dei loro alleati abbia approfittato, grazie alla conoscenza della posizione degli asset, di questo vantaggio per depredarli.

Se Trump riuscirà o meno a contribuire ad una pulizia interna, nel proprio Paese, lo vedremo nel corso del suo mandato presidenziale.

Non furono comunque solo gli americani a sottrarre parte delle ricchezze dei Collateral Accounts; a casa nostra si cimentò in queste prodezze anche il tristemente noto Licio Gelli, che partecipò a ruberie di oro di proprietà della famiglia reale serba anche se non è chiaro se quell’oro facesse parte dei Collateral Accounts.

Infine, la questione della composizione dei Collateral Accounts ha sollevato molte perplessità.

Riesce infatti difficile a molti lettori credere che esistano – occultati in nascondigli ben protetti e non rintracciabili – tesori che vengono considerati dai più semplicemente leggendari, la cui esistenza sembra affondare le sue radici nella leggenda più che nella realtà.

Eppure basterebbe chiedersi dove siano finiti gli enormi tesori antichi di cui si narrano leggende, da quelli degli Inca e degli Aztechi nell’America centrale e meridionale a quello dell’antico Egitto, da quello di Gengis Khan in Asia a quello di Re Salomone, per citare solo i più noti. O quello ricercato dai Templari, alcuni discendenti dei quali (veri o presunti) a tutt’oggi reclamano parte del tesoro, sul quale tuttavia non hanno alcun diritto.
Riflettiamo, d’altra parte, sui numeri riguardanti le estrazione di oro che abbiamo a disposizione.
Secondo il World Gold Council, nel 2000 vennero prodotte 2.573 MT (tonnellate) di oro, 2.518 tonnellate nel 2005, 2.469 nel 2006 e 2.444 nel 2007.
Circa 2.500 tonnellate all’anno…ora, vi pare realistico che nel mondo in migliaia e migliaia di anni si siano estratti poco oltre 180.000 tonnellate di oro, come dichiarato ufficialmente dallo stesso World Gold Council?
Infatti, in rete o nel “mercato nero” finanziario, anche in piazze finanziarie importanti, si trovano offerte di migliaia di tonnellate di oro in vendita, depositate solitamente in qualche banca primaria. Ebbene, vi sono offerte fasulle ma ve ne sono altre, pur sempre illegali, che riguardano oro reale dei Collateral Accounts non ufficialmente registrato al World Gold Council e depositato fuori bilancio in numerose banche, che qualche gruppo corrotto, solitamente in combutta con la banca depositante, cerca di vendere pur non essendone il proprietario. O cerca di usarlo come collaterale per qualche operazione finanziaria, sempre illegalmente.

Senza menzionare quell’oro che finisce per essere registrato al World Gold Council ma che deriva da oro rubato, anche dai Collateral Accounts, poi successivamente raffinato con nuovi Hallmark, numeri seriali, documentazione, storico, tutti assolutamente fasulli.
E che magari riescono ad essere registrati al World Gold Council perché quest’ultimo non fa i dovuti controlli, non avendo spesso nemmeno le risorse necessarie per farli.

Una disputa su migliaia di antichi artefatti sciiti in oro ha, ad esempio, recentemente dato luogo ad una tensione diplomatica tra Paesi Bassi, Ucraina e Russia dopo che la collezione, che comprende oltre 2.000 artefatti unici al mondo, venne trasferita dalla Crimea ad Amsterdam nel febbraio del 2014, prima della riunificazione della penisola con la Russia nel mese successivo.

Ebbene, una nostra fonte ci conferma che tali tesori, come molti altri tesori antichi presenti in musei, fanno parte dei Collateral Accounts.

Come si è visto dalle considerazioni sopra esposte – suffragate da elementi inediti e per alcuni versi sconcertanti – la geopolitica mondiale viene pesantemente influenzata se non inesorabilmente determinata da un sistema finanziario globale profondamente e radicalmente corrotto e gestito da poteri sovranazionali implacabili.

Da ciò, evidentemente, consegue che solo una riforma di tale sistema finanziario internazionale potrebbe sciogliere i principali nodi che impediscono la diffusione di una reale giustizia sociale nel pianeta.
Ma, come è facilmente comprensibile, l’oligarchia finanziaria che governa de facto il mondo con capacità di coercizione e poteri di propaganda praticamente illimitati, non è permeabile a modifiche radicali del sistema; basti pensare – per citare un evento di rilevante importanza ma comunicato poco e male dai media europei – a come è andata a finire la lodevole iniziativa svizzera di domenica scorsa per la riforma del sistema bancario elvetico, che prevedeva l’eliminazione della possibilità per le banche private di creare denaro dal nulla (coefficiente di riserva al 100%, tecnicamente).

Il referendum, come ampiamente previsto dai sondaggi, non ha avuto esito positivo, con oltre il 70% dei votanti contrari all’iniziativa.

Tuttavia qualcosa comunque si muove nel mondo della finanza internazionale; qualcosa che alla lunga potrebbe portare ad una riforma del sistema finanziario internazionale, con valute nazionali basate su una reale sovranità monetaria.
Basti pensare alle tesi esposte in un working paper del 2012, elaborato da due ricercatori del Fondo Monetario Internazionale, che destò molto interesse tra gli studiosi della moneta, proprio in quanto proveniente dal FMI, la vera e propria “tana del lupo”.

In realtà, la profonda crisi che caratterizza l’epoca attuale è prima di tutto una crisi del pensiero economico-sociale. Da ciò consegue la necessità di comprendere i fondamenti dell’organismo sociale riconoscendone la sua natura tripartita.

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Come scriveva Argo Villella oltre trent’anni fa:

La questione monetaria, uno dei tanti aspetti della provvisoria sconfitta dell’uomo, non potrà mai trovare soluzione nei singoli provvedimenti e nelle contingenti riforme, ma solo da una nuova concezione della società. (…) La Tripartizione dell’organismo sociale non contiene solo delle possibilità di soluzione per gli enormi problemi pratici della nostra epoca. Essa rappresenta, prima di tutto, la ricostituzione cosciente dell’ordine spirituale autentico nella società. Nella netta separazione fra vita spirituale, istituzioni giuridiche e contesto economico, viene donata all’uomo l’opportunità di riferirsi alla reale necessità della separazione del volere, del sentire e del pensare.

Molti sostengono che la via della Triarticolazione di Rudolf Steiner sia utopistica e che – stante la situazione mondiale – non potrà mai realizzarsi; tengano tuttavia costoro presente che se, per vedere l’alba di un sistema finanziario più equo, ci si tiene aggrappati al sistema monetario attuale va a finire come nel Torquato Tasso di Goethe:

Ad ambe braccia io m’apprendo intorno a te!
Cotale a quello scoglio ove rompea suo schifo
aggrappasi dasezzo il navigante.

Vale a dire che si finisce per aggrapparsi allo scoglio contro il quale si farà naufragio.

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