Concorsi e ‘santi in paradiso’

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limite-di-eta-per-la-partecipazione-ai-concorsi-pubblici.jpgLa vicenda del professor Philip Jezzi Laroma che, con la sua denuncia, ha scoperchiato…

– per l’ennesima volta – il verminaio che alligna nei nostri istituti di cultura è sulle prime pagine dei giornali di questi giorni.

Verminaio che è peraltro ben noto da decenni a tutti coloro che hanno avuto a che fare con la ricerca universitaria in questo Paese, dove non fa carriera chi vale – che anzi deve restare indietro per non far sfigurare gli altri – ma chi ha ‘santi in paradiso’.

Una vecchia storia, arcinota e arcivituperata ma che continua a creare le condizioni per la continua FUGA DI CERVELLI della ‘meglio gioventù’ ma anche, al tempo stesso, per IMPEDIRE LA CRESCITA SCIENTIFICO-CULTURALE di un Paese depauperato dei suoi intelletti migliori.

Voglio aggiungere a questo punto una testimonianza personale che credo sia emblematica per comprendere come funziona il meccanismo perverso degli ‘accordi malsani’ – come sono stati definiti dagli stessi soggetti che li hanno messi in atto.
Ebbene, molti anni fa ebbi modo di fare alcuni concorsi – quando ancora ambivo all’insegnamento universitario – che andarono però tutti a vuoto, nonostante la mia preparazione e le qualifiche.
A quel punto mi chiesi se fosse giusto arrendersi così da far andare avanti di fatto solo persone che non meritavano di ottenere i posti disponibili.

Ma come fare?
L’alternativa era far…’come fan tutti’ se si ha, come si dice, dei ‘santi in paradiso’, vale a dire: farsi raccomandare…
E questo per me non era accettabile da un punto di vista morale.
Era uscito nel frattempo il bando per una borsa di ricerca presso una Università tedesca cui non volevo rinunciare.

Allora che fare?

Dopo lungo pensare mi venne un’intuizione.
Degli amici di famiglia avevano all’epoca un contatto con un politico DC. Andai a parlare con la segreteria del politico in questione e feci una richiesta insolita.

“Vorrei che la mia candidatura fosse presa in considerazione per quello che vale; se ci sono altri che MERITANO la borsa di ricerca più di me NON LA VOGLIO, ma se devono passarmi avanti persone che non hanno i miei punteggi, vorrei che questi fossero rispettati”.

Il mio interlocutore strabuzzò gli occhi, non aveva mai sentito una richiesta del genere, ma accettò la mia richiesta ed io mi assicurai che fosse riportata fedelmente nella sua lettera di presentazione.
Passarono alcune settimane e non ricevetti comunicazione di sorta.
Finché una sera mi arrivò una telefonata.

Buonasera, parlo con il dottor Cammerinesi?

Sono io…

Buonasera noi non ci conosciamo, io sono il professor G. e sono il responsabile della commissione che ha valutato le richieste di borse di ricerca per la Germania.

Ah, ecco, mi dica…

Guardi, io non chiamo normalmente i candidati ma con lei ho voluto fare un’eccezione…

E come mai?

Perché lei è risultato secondo su 800 candidati – le borse erano 20 – ma sopratutto perché IN TUTTA LA MIA CARRIERA – E LE ASSICURO CHE È LUNGA – QUESTA È LA PRIMA VOLTA CHE OTTIENE UNA BORSA DI RICERCA UN CANDIDATO CHE LA MERITA.

Restai senza parole; ora mi era chiaro come funzionava quel mondo, così ben presto decisi che non faceva per me.

Da allora mi pare che le cose non siano cambiate di molto.

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